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Un controcanto di normalità per una vita eccezionale di eccessi e di cadute, la costruzione ardita di un gioco di specchi tra verità e affascinante interpretazione.
«Un bellissimo romanzo che riesce in un'avvincente sfida: rendere umana la diva.» - La Repubblica
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triste e lenta la discesa delle marchesa nella povertà, tristi le figure del marchese e dell'avvocato...vite vuote....
Avendo molto ammirato il quadro con cui Boldini ha ritratto Luisa Casati Stampa ed essendo anche rimasto intrigato dal viso della marchesa, quando ho visto la copertina del volume, anche se in questa il quadro è stato “tagliato”, ed ho letto che in esso la protagonista era la marchesa, ho subito acquistato il volume, che però mi ha in parte deluso. Il libro racconta la “caduta” della marchesa, già ricchissima ereditiera, dal momento in cui l’avv. Bassi le comunica che era ridotta sul lastrico a quello in cui, per la confisca della sua villa, deve trasferirsi provvisoriamente, accompagnata da una sola valigia, nella casa della sola amica rimastale dopo che tutti avevano saputo del suo tracollo economico (le sue successive peregrinazioni fino alla morte a Londra in assoluta povertà sono poi giustamente riassunte in un’unica pagina). A parte la “trovata” di far diventare protagonista iniziale del libro la sarta Olga, con, a mio parere, il solo scopo di consentire di dare al libro il titolo ambivalente scelto, il libro si legge bene quando racconta il periodo in cui la marchesa deve “abituarsi” alla nuova vita alla quale sarà costretta dal momento della confisca dei beni, ma non evidenzia in modo adeguato qual’era la vita (ed i suoi eccessi) alla quale la marchesa era abituata: per rendermene conto in modo adeguato ho dovuto cercare le abbondantissime notizie su Google al riguardo.
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