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Da grande estimatore di Piero Chiara, mi dispiace molto dover scrivere che questo è il suo libro che meno mi è piaciuto in quanto in esso Chiara si limita a fare il cronista di un delitto dalla trama assai poco interessante. In questo volume Chiara non riesce a coinvolgere il lettore poiché egli stesso si limita a raccontare una storia senza coinvolgere per primo sé stesso. Quest'opera non sembra davvero uscita dalla penna dell'autore di Il piatto piange, La spartizione e Vedrò Singapore? Del resto anche i più grandi scrittori hanno realizzato libri minori.
Rashomon in salsa parmense:ovvero esistono tante verita' nessuna delle quali superiore ad un'altra.Chiara ha scritto di meglio.
Quello che conta non è la verità, ma quello che si vuole o che si riesce a credere sia la verita'. quello che ognuno, dei fatti, riesce a sostenere. IL Salmarani difatti dirà alla moglie:''Ti ho messo davanti tutte le verità possibili, scegli quella che ti va meglio''. Proprio cosi dice: quella che ti va meglio. Quella che per te, per la tua natura, per il tuo carattere, per la tua forza, riesci a sostenere. Una verità assoluta non c'è nemmeno per il Salmarani, forse il colpevole, difatti lui stesso affacciato alla finestra dice: ''non lo so piu, non lo piu cosa è successo''. non contano i fatti. Di tutto resta solo un impressione, le cose cambiano, le case si vendono, si modificano, nella memoria il passato si aggiusta, si modella. la cecità aiuta a sopravvivere. Meglio non chiedere, meglio non indagare, d'altronde anche l'altro ti dirà solo la propria percezione della realtà. Il mondo è come uno se lo mette in testa, diceva mio nonno.
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