Samsara

Quasi come a sancire la fluidità del ciclo della vita, "Samsara" è un lungometraggio il cui respiro sorvola l'eterno ignoto in ciascuna sua sequenza filmica: colpisce l'occhio per la visione di luoghi che sembrano alle volte essere stati raccolti dall'espressività dell'acquerello, travolge l'animo per l'accecante passione che desidera svincolarsi in realtà dal suo confinato corpo, scuote il pensiero per la fulgida reinterpretazione di dogmi secolari verso cui vibrano le parole «Non devi accettare i miei insegnamenti, finché non li comprendi dal tuo punto di vista». Trascende e s'interseca allo stesso tempo lo scorrere di un triplice vissuto umano, che dalle sue solitarie cime attraversa una valle di quiete apparente sino a raggiungere l'inatteso e a momenti stordente agglomerato di un luogo dai mille volti, una sorta di delta fluviale a stretto contatto con il vasto e lontano "altro" qual è l'umanità intera. Una pellicola che oltre a rivelarsi gioviale scoperta per i suoi contenuti speciali, come l'acqua, potrebbe essere essa stessa riflesso di qualsiasi persona protagonista nella vita reale.

Difficilissimo quasi impossibile fare una recensione a un film così. Sarebbe come fare una recensione a Gesù di Nazareth di Zeffirelli. Chi siamo noi? Chi è quello che scrive? Nessuno. Così tanta sciocca arroganza nel mondo di oggi, di fronte a opere così il silenzio è più che auspicabile. Sono quei miracoli. Il miracolo che possano esistere anche dei film così. Una possibilità in più.

Film molto riflessivo sulla propria scelta di vita. Non conosciuto ma da vedere.