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Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese - Gian Vittorio Avondo,Carlo Porta - copertina
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Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese
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Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese - Gian Vittorio Avondo,Carlo Porta - copertina

Descrizione


Da dove vengono espressioni antiche, ma ancora vive nelle parlate piemontesi, come Avèj n'aptit da sonador, Avèj él nodar al cussin, Busiard come un gavadent, lj preive a l'han set man pér pijé e un-a pér dé, Él mércant ch'a sà nen dì 'd busìe, ch'a sara botega, Plandron come co' l'aso ch'a sudava mach a védde bast? O ancora: qual è l'origine, quale il significato di perle di saggezza come A la prima, tut lòn ch'a buta fòra testa a va bin pér fé dé mnestra, S'a pieuv a l'Assension pro 'd paja e pòch id baron, Chi ch'ambotija 'd lun-a neuva, lòn ch'a treuva a treuva? Saggi, a volte malinconici, a volte ironici e spietati: i proverbi e i modi di dire provenienti dall'antico e in gran parte scomparso mondo del lavoro delle campagne piemontesi costituiscono un'inesauribile miniera di sapere tradizionale che ancora oggi popola e rende unica la nostra lingua. Questo libro ne raccoglie alcune centinaia, li traduce e ne svela significati e origini. Ne emerge un mondo fatto di sudore e di pelandroni, di furbi e di onesti, un formicaio di persone e situazioni che anche oggi sanno darci un quadro delle differenze delle società passate, presenti e future. Un libro straordinario, divertente ma serio, popolare ma colto. Uno strumento originale per andare alla scoperta della nostra identità popolare. E ricordate: A val é d pì na fètta 'd polenta mangia an tranquilità che un bon disné da anrabià...
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Dettagli

2021
16 settembre 2021
159 p., ill. , Brossura
9788877075635

Conosci l'autore

Carlo Porta

(Milano 1775-1821) poeta italiano.La vita Nato in una famiglia di salde tradizioni borghesi, dimostrò subito notevole predisposizione agli studi, soprattutto alle discipline letterarie: inclinazione, questa, avversata dal padre, funzionario del governo austriaco, che s’augurava per il figlio un solido avvenire di burocrate. Ottenuto fra il 1798 ed il 1799 un impiego pubblico a Venezia, vi condusse una vita brillante, fra allegre brigate ed esperienze amorose; ma conobbe anche personaggi come A. Lamberti, ricevendone impulso a proseguire nella composizione di versi in dialetto, in cui si era già cimentato (al 1792 risalgono le sue prime prove, in particolare El lavapiatt del Meneghin ch’è mort), sulla scia d’una tradizione ben viva nella capitale lombarda (fra gli esempi più autorevoli quelli...

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