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RUOLO DELLE ISTITUZIONI CNR ED UNIVERSITA' NELLA POLITICA AUTARCHICA DEGLI ANNI TERNTA. di Fausto D'Aprile, I.C.,CNR,Roma Pochissimo é stato scritto sul ruolo svolto dalla comunità scientifica nazionale nella definizione e attuazione del programma autarchico degli anni trenta.Dell'autarchia spesso si ricordano fatti specifici che contriburono ad allontanare l'Italia dalle nazioni più avanzate.Negli anni '35 e '36'tutto finì per essere subordinato ad una politica autarchica necessariamente funzionale al progetto di realizzazione di un impero.La scienza italiana non potè non risentire di una simile situazione. Così i ricercatori e gli scienziati italiani finirono per trovarsi coinvolti,sia come attori sia come esecutori di ordini,in vicende che spesso avevano il carattere dell'improvvisazione.Infatti,solo con il 1937 si inizierà a considerare l'autarchia un vero programma, un insieme di misure coordinate con l'obiettivo di risolvere questioni e problemi di lungo periodo,come ad esempio:il problema del carburante nazionale,quello del tessuto, il problema della cellulosa,quello dei combustibili solidi(ligniti,carboni,etc.).Su questi temi fu mobilitata principalmente la comunità scientifica del CNR e dell'Università italiana.Ciò fu un evento,per certi aspetti, improvviso che determinò discontinuità nelle linee di ricerca consolidate, o nella scienza italiana dell'epoca è già riscontrabile una corrente di pensiero che,di fatto,anticipò le scelte politiche del fascismo degli anni trenta? A questi e d altri interrogativi prova a dare una risposta il volume "Gli scienziati del Duce" (Carocci editore), di Roberto Maiocchi.Lo studio si basa su una rigorosa ricerca d'archivio inedita. Oggettodell'indagine è quella parte di ricerca scientifica connessa soprattutto con la produzione industriale degli anni '30.Il libro di Maiocchi concorre in modo prezioso a ricostruire la storia e i percorsi professionale di quella parte della comunità scientifica italiana coinvolta nella politica autarchica del regime.
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