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È raro che un libro mi catturi dalle prime righe sino alla fine. Di solito faccio fatica a farmi prendere dalla storia e paziento finché il testo non decolla, ma “Il segreto dei dieci laghi” di Marco Picasso è un romanzo bello, ben articolato dall’inizio alla fine. È un viaggio alla scoperta della cultura dell’antico popolo Inca del centro-sud America, attraverso i suoi nodi, ovvero la scrittura Khipu dei Quechua e della natura incontaminata che ancora oggi caratterizza quei luoghi, la cui magia aleggia sui villaggi protetti dagli spiriti della montagna. Grazie alla finzione narrativa, che fa solo da cornice al romanzo, si intrecciano fatti e notizie reali che denotano un’approfondita ricerca da parte dell’autore, lasciando nel lettore una sana curiosità. È un testo che non ha colpi di scena o rocambolesche avventure, ma conquista pagina dopo pagina. E ci si trova intrappolati nella storia e abilmente condotti a scoprire il finale.
È raro che un libro mi catturi dalle prime righe sino alla fine. Di solito faccio fatica a farmi prendere dalla storia e paziento finché il testo non decolla, ma “Il segreto dei dieci laghi” di Marco Picasso è un romanzo bello, ben articolato dall’inizio alla fine. È un viaggio alla scoperta della cultura dell’antico popolo Inca del centro-sud America, attraverso i suoi nodi, ovvero la scrittura Khipu dei Quechua e della natura incontaminata che ancora oggi caratterizza quei luoghi, la cui magia aleggia sui villaggi protetti dagli spiriti della montagna. Grazie alla finzione narrativa, che fa solo da cornice al romanzo, si intrecciano fatti e notizie reali che denotano un’approfondita ricerca da parte dell’autore, lasciando nel lettore una sana curiosità. È un testo che non ha colpi di scena o rocambolesche avventure, ma conquista pagina dopo pagina. E ci si trova intrappolati nella storia e abilmente condotti a scoprire il finale.
Negli anni passati dopo aver letto un libro non lo rileggevo se mi era piaciuto. Per il libro “Il segreto dei dieci laghi – Romanzo andino” di Marco F.Picasso ho fatto un’eccezione e l’ho riletto a breve distanza perché mi ha molto appassionato e colpito nell’animo. Già nel titolo la parola “segreto” predispone il lettore a volerlo scoprire, come cerca di fare il protagonista del romanzo, un “gringo” genovese che parte alla volta delle Ande, al confine tra Perù e Bolivia, per conoscere l’ultimo erede della dinastia Inca. Scoprirà di essere latore di un prezioso documento redatto con la misteriosa scrittura quipu (khypu) composta di nodi colorati utilizzata dagli Inca. Cosa è nascosto tra quei nodi incomprensibili? Il viaggio procede in modo lento ma necessario per comprendere meglio la cultura andina, gli usi e costumi dei quechua, popolazione del Perù. L’indispensabile guida, come il Virgilio dantesco, è Padre Ruíz un gesuita-quechua che impersona quel sincretismo religioso derivante dalla religione cattolica, imposta dai colonizzatori spagnoli nel XVI secolo e la religione politeista incaica dominata dagli Spiriti della Natura. I dialoghi sono vivaci, divertenti e profondi allo stesso momento, si svolgono in momenti di tranquilla convivialità, stimolando la fantasia del lettore ad annusare l’aroma del loro caffè caldo e di assaporare le croccanti focacce di mais appena cotte. L’assenza di inquinamento luminoso permette ai quechua di osservare e scrutare di notte un cielo pieno di stelle invisibili a noi occidentali metropolitani, instaurando con la volta celeste un rapporto molto stretto e profondo, riportandomi alla mente la massima kantiana “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”. Alla fine del romanzo e del cammino sentiamo anche noi di essere un po’ meno gringo e un po’ più quechua.
Recensioni
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