Il segreto del Bosco Vecchio

La prosa leggera di Dino Buzzati ti spinge insieme al vento Matteo in una storia d'altri tempi. Una storia in cui la Natura ha il potere di assumere sembianze umane, conversare con l'uomo e condizionarne le scelte. Il piano allegorico su cui si sviluppa l'intero romanzo risulta alla lunga un pò stucchevole, seppur supportato da nobili fini.

"Il segreto del bosco vecchio" rappresenta un vero e proprio canto all'infanzia perduta, a quel passaggio definitivo all'età adulta, in cui si smette di "sentire" e si entra nel mondo dei grandi. Un mondo in cui non è possibile udire la voce dei geni, piccole creature che popolano la foresta e rappresentano l'anima degli alberi, il suono del bosco, la voce dei venti. Un racconto profondo, intriso di malinconia e magia, di un'eleganza innegabile.

Il secondo romanzo di Buzzati esce nel 1935 in un periodo difficile per l'Italia per via delle leggi razziali e di Mussolini che consolida il suo potere, ma custodisce un mondo meraviglioso al suo interno. Il bosco Vecchio di cui parla Buzzati nasconde segreti, emozioni e sentimenti che non tutti sono in grado di percepire e conoscere. L'autore dipana un mondo in cui gli elementi del fantastico e del surreale, della stravaganza e della realtà si mescolano. Sfogliare le pagine di questo romanzo, camminare nel Bosco vecchio popolato dal vento Matteo e dai cosiddetti geni, ovvero creature che assumono le sembianze di animali o umani, rasserena e calma. Tramite questi elementi, si racconta il difficile passaggio dall'infanzia alla maturità con le cose da portare con sé e quelle da lasciare lungo il cammino. Un viaggio che cambia gli stessi protagonisti e dove la natura è parte essenziale del tutto.