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Io l'ho trovato una lettura molto intereressante, oltre che scorrevole e tutt'altro che pesante. Niente di stupefacente, nel senso che in linea di massima ho ritrovato le mie stesse idee, ma mi ha fatto piacere riscontrarle in un professionista della materia. Sicuro, in un certo senso è 'banale', come sono sempre banali le cose più semplici e giuste. D'altra parte è sufficiente guardarsi in giro, osservare i comportamenti di molti ragazzi e dei loro sconcertanti genitori, e ci si rende subito conto che per molta gente il contenuto di un libro come questo non ha nulla di banale e anzi sarebbe una lettura da consigliare caldamente.
Io lo trovo un libro utile, perchè ho voglia di imparare ancora nella vita e dalla vita.
Illeggibile!
Recensioni
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Davvero non c'è rimedio allo sfascio delle famiglie? Lo psichiatra Paolo Crepet, già autore dei libri sugli adolescenti Non siamo capaci di ascoltarli e I figli non crescono più, torna a parlare di famiglia con un nuovo libro che ha il coraggio di affrontare l'attuale «emergenza educativa». Lo fa con un volume agile e ricco di spunti, riflessioni, citazioni, note attorno al tema più importante e alla prova più determinante da affrontare: il nostro comune futuro, ovvero l'educazione e la crescita delle nuove generazioni.
Crepet inizia il saggio dalla voce A, come Alcol. Si schiera a favore del divieto di vendere alcolici ai minori di sedici anni, o anche del provvedimento dell'«ultima bevuta possibile» a una certa ora nelle discoteche, e per un inasprimento netto della pena per chi, ubriaco al volante, finisce per uccidere uno o più passanti sulle strisce. Partendo da temi di stringente attualità, da fatti di cronaca dei giornali, da incontri con gli studenti nelle diverse realtà italiane, lo psichiatra torinese critica l'immaturità dei genitori eternamente "giovanilisti". Non sono disposti ad assumersi il ruolo di educatori adulti e, inevitabilmente, concedono troppe comodità e trasmettono lassismo se non totale assenza di regole ai propri figli dodici-tredicenni. Crepet rivendica anche l'importanza dell'eleganza nello stile educativo. L'esempio che si dà ai giovani scrive non deve ricalcare la sottocultura televisiva, le copertine dei rotocalchi di gossip, il mondo avariato delle veline. Ci vuole uno sforzo di autencità e di semplicità che porti con sé, dai genitori ai figli adolescenti, il senso della fatica del crescere ogni giorno. Invece, cosa accade oggi in Italia? La fatica dell'educare sembra essere scomparsa tra le pagine di Twitter e di Facebook, nello schermo del pc come unica compagnia al ritorno da scuola, nei frenetici scambi di sms con i genitori: «Cosa fai? Con chi sei? Hai mangiato? Stai studiando?». Se, come ha affermato un'indagine svolta in Gran Bretagna, quarantacinque minuti sono il tempo medio che una famiglia trascorre insieme ogni giorno, Crepet ha le sue buone ragioni per parlare di famiglia fragile e sfasciata, di sfamiglia, appunto.
Con un occhio alla "società liquida" di Bauman e alle recenti riflessioni sul nichilismo dei giovani di Galimberti, Crepet si sofferma sul tema della flessibilità e dell'identità personale instabile. Quell'io flessibile, precario in Italia, ipotizzato dai sociologi, è una realtà ben visibile nei ragazzi di oggi. Il loro ego, data questa società, non può che essere leggero, errante, disorientato, nel mondo del lavoro come in quello dei sentimenti.
Il lettore e il genitore, in cerca di risposte, si chiederà allora, al termine di questa lettura: come uscire da questo sfascio, come sopperire al bisogno di una nuova educazione? La risposta sta nell'audacia, nell'assumersi il rischio e il coraggio di interrompere un certo «buonismo educativo», nel superare la falsità dei rapporti genitori-figli celata dietro le nuove tecnologie affrontando di petto e con pazienza le relazioni. Infine, scrive Crepet, ogni genitore dovrebbe sforzarsi di concepire il proprio ruolo come quello di uno scultore raffinato, alle prese con la sua opera d'arte, la migliore possibile delle sue opere d'arte.
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