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La tendenza fondamentale del pensiero contemporaneo è il rifiuto del principio moderno di soggettività, scoperto da Cartesio e approfondito dai suoi successori, che aveva determinato la crisi irreversibile dell'antica metafisica della sostanza. Se il congedo dalla soggettività tolemaica, signora e padrona della realtà, era necessario, ci si chiede però se questa figura storica abbia davvero esaurito il concetto del soggetto. è legittimo identificare la soggettività con la volontà di potenza? Per contrastare il nichilismo si deve puntare sull'ulteriore rafforzamento del soggetto, oppure sul suo abbandono, o, ancora diversamente, su una sua figura decentrata? La modernità è un processo destinato a concludersi con il dominio planetario della tecnica e con le tragedie del secolo scorso oppure va interpretata come l'origine di un progetto di liberazione da riprendere e da condurre a compimento? è intorno a tali domande che ruota l'analisi delle interpretazioni cartesiane di Hegel, Nietzsche e Heidegger compiuta da questo volume. Accanto alla ricostruzione delle diverse fasi in cui si articola il confronto esplicito dei tre filosofi con il cogito, viene scandagliato anche il colloquio indiretto e recondito che essi hanno intrattenuto con il pensatore francese. Per il lettore odierno soffermarsi sull'inizio della modernità, nonché sul confronto avviato dai tre grandi della filosofia moderna e contemporanea, significa, da un lato, esplorare le radici della nostra epoca, l'età della globalizzazione, apparentemente lontana da Cartesio e dai suoi problemi, dall'altro, aprire uno squarcio sul processo innescato dalla filosofia cartesiana ma interrotto sul nascere, da cui poteva e può ancora sorgere un'altra dinamica storica.
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