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Lo spazio bianco - Valeria Parrella - copertina
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Descrizione


Maria ha superato da poco i quarant'anni, vive a Napoli, lavora come insegnante in una scuola serale e un giorno, al sesto mese appena di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. Dietro l'oblò dell'incubatrice Maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Niente è più come prima: si ritrova in un mondo strano di medicine, donne accoltellate, attese insensate sui divanetti della sala d'aspetto, la speranza di portare sua figlia fuori da lì. Nei giorni si susseguono le mense con gli studenti di medicina, il dialogo muto con i macchinari e soprattutto il suo lavoro: una scuola serale dove camionisti faticano su Dante e Leopardi per conquistarsi la terza media. La circonda e la tiene in vita un mondo pericolante: quello napoletano, dove la tragedia quotidiana si intreccia con la farsa, un mondo in cui il degrado locale è solo la lente d'ingrandimento di quello nazionale.
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Dettagli

2008
22 gennaio 2008
112 p., Rilegato
9788806190965

Valutazioni e recensioni

2,88/5
Recensioni: 3/5
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Laura
Recensioni: 2/5

Un libro fatto di sottrazioni: la prosa asciutta quasi asettica, come la culla di plastica in cui lotta per sopravvivere Irene, la piccola prematura. Poche emozioni, poco pathos, ma un dolore sordo verso un'esistenza avara e faticosa. Maria insegna ad una scuola serale e sono i suoi allievi, di pochi mezzi e ancor meno speranze, ad essere i personaggi più ricchi e vitali. Reale

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Gianni AV
Recensioni: 4/5

Il libro è molto bello ed è inutile sprecare parole, come la stessa Parrella evita di fare. Infatti è grande il merito di evitare fiumi di descrizioni intime che basta semplicemente lasciare intuire. Bravissima.

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Alessia
Recensioni: 1/5

La trama mi ha convinto a comprare il libro e a leggerlo, ma purtroppo non mi ha emozionato come speravo e come spesso accade quando si leggono storie intime e tutte al femminile. L'autrice senza dubbio ha una buona preparazione conoscitiva, ma pensavo che la storia fosse molto più introspettiva, psicoanalitica nel narrare i sentimenti di Maria in quei lunghi e interminabili giorni;invece si parla più del contesto, delle persone e dei fatti che circondano la vita della protagonista, i dialoghi interni risultano scarsi nel narrare un dolore così intimo.

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Voce della critica

"Io leggevo": Maria ha superato la soglia dei quaranta, insegna italiano in una scuola territoriale serale, è sola. A causa di complicazioni non specificate – "a quarant'anni non si fanno i figli" – nasce Irene, a soli sei mesi di gestazione. E Maria, incrollabile nelle sue certezze elaborate in anni di formazione dura, periferica, anni da scuola di partito stretti da un padre rigorosamente comunista e da un madre cattolica, oppone al dolore, la sua strategia consueta. Leggere, ovvero isolarsi impedire al mondo esterno di sfondare il proprio nocciolo d'identità, chiamare a sé le forze della ragione, rifugiarsi, come Montaigne, nel regno pacificato dei propri studi. Un saggio sul laicismo, non a caso, perché "non sento curiosità nel dubbio, né fascino nella speranza". Ma per quanto Maria sia strutturata, Irene è la buca nella quale inciampa, un essere che non è figlia maturata, "una forma senza immagine, un atto vivente che dietro di sé non aveva nessuna idea platonica a sorreggerlo" che non può, per sua intrinseca essenza, conferirle lo statuto di madre. Nonostante, dunque, la totale mancanza di categorie di pensiero attraverso le quali sistemare la nascita di Irene, Maria è costretta a imparare un nuovo alfabeto, a ricominciare, in qualche modo, da zero. Da quella incubatrice bianca / scatola bianca / spazio bianco che, suo malgrado, trasmette un irresistibile seduzione, sia essa verso la vita o verso la morte.
Il romanzo di Valeria Parrella è la cronaca dello spazio e del tempo in cui Irene, e sua madre, artificialmente arrivano al punto di partenza di una nascita "naturale". Con loro, i medici, le infermiere, le altre madri, i padri, gli amici rimasti, i colleghi, gli allievi, e i ricordi. Intorno a loro, oltre all'ospedale (ai suoi cornicioni, alle anticamere, alle sale d'attesa, al reparto neonatale per prematuri con tutte le sue, a tratti quasi macabre, contraddizioni), la casa di Maria ben protetta da un portone antipanico, l'aula di scuola, e alcune, poche, vie di Napoli dove la protagonista s'immerge come bendata, in quella sorta di alternanza tra sonno e veglia che sono i giorni della cosiddetta rinascita di Irene. Che arriva, in effetti: prima con l'autonomia respiratoria poi con l'allattamento con il biberon (davvero efficaci le pagine che descrivono i primi approcci di Maria con il biberon e le difficoltà della bambina a ingerire il latte, con quel continuo chiedersi il perché un atto naturale possa trasformarsi in un motivo di preoccupazione, d'angoscia o anche di perdita definitiva) e infine con la dimissione di Irene.
Della "vecchia" Parrella, di quella dei racconti modellati su un parlato ricco e controllato, qui rimane soprattutto la volontà di non cedere alla paura di non saper raccontare. In questo caso, l'affondo nel sé, nel proprio dolore biografico, è condotto con sapienza e il giusto distacco. Dispiacciono un poco i sipari sul quotidiano, i mo' insistiti delle madri popolane, e la storia d'amore con il dottorino. Difetti lievi rispetto a un lavoro che, in Italia, trova forse una parentela letteraria con il racconto di Lalla Romano Ho sognato l'ospedale (Il melangolo, 1995), dove la necessità primaria della disciplina ospedaliera confligge con l'involontario umorismo che nasce dalla sua applicazione. Camilla Valletti

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Conosci l'autore

Valeria Parrella

1974, Torre del Greco

Scrittrice italiana, si è laureata in Lettere Moderne all'Università di Napoli con una tesi in glottologia. In seguito si è specializzata come interprete della Lingua Italiana dei Segni e ha lavorato all'E.N.S. di Napoli, dove vive.Ha esordito nel 2003 con una raccolta di sei racconti intitolati Mosca più balena edita dalla casa editrice Minimum Fax con la quale ha vinto il Premio Campiello Opera Prima. Diversi racconti della giovane autrice sono apparsi nell'antologia Pensa alla salute pubblicata da l'ancora del mediterraneo nel 2004. Sempre nel 2004 ha pubblicato nell'antologia La qualità dell'aria il suo racconto Verissimo e nel 2005 un'altra raccolta di racconti, Per grazia ricevuta, libro arrivato tra i cinque finalisti al Premio Strega dello stesso...

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