Spiriti animali. Come la natura umana può salvare l'economia
- EAN: 9788817032889
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Spiriti animali. Come la natura umana può salvare l'economia
George A. Akerlof,Robert J. Shiller
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L'espressione "spiriti animali" è stata introdotta da John Maynard Keynes, intellettuale famoso per le sue analisi della crisi del 1929 e per la sua proposta alternativa a quella dell'approccio liberale di un ruolo attivo del governo nella regolamentazione della vita economica. Akerlof e Shiller usano tale espressione in un'accezione molto ampia, che va ben oltre Keynes, e che fa probabilmente storcere il naso ai più attenti interpreti del suo pensiero. Gli spiriti animali sono tutti quei comportamenti che non rientrano nella visione standard di azione economica razionale (perfettamente informata e capace di valutare e prevedere). La tradizione keynesiana, interessata soprattutto a questioni macro, pur partendo da attente riflessioni sulle caratteristiche umane, è così unita a quella comportamentale, più recente e focalizzata sugli aspetti individuali delle scelte. La scelta di affiancare il nome del principale teorico della macroeconomia eterodossa ad alcuni risultati della microeconomia psicologica sottolinea un'idea: le caratteristiche cognitive delle persone hanno effetti che non possono essere gestiti dal mercato. Questa istituzione non riesce cioè a garantire la razionalità individuale e, anzi, risente dei comportamenti emotivi degli attori. È quindi necessario studiarli e usarli come fondamento della riflessione.
La crisi attuale è l'ennesima prova della necessità di studiare e pensare diversamente l'economia. L'approccio tradizionale non è infatti in grado di capire la crisi, e non fornisce strumenti per uscirne. Secondo alcune interpretazioni, ne sarebbe anche responsabile, in quanto avrebbe suggerito politiche all'origine degli attuali problemi e avrebbe inoltre creato un generale illusorio ottimismo sulla capacità dei mercati di autoregolarsi. Le difficoltà di questi anni diventano così, inevitabilmente, anche l'occasione per riflettere sulla crisi dell'economia, intesa come scienza, oltre che come sistema di scambi. Questo dibattito non è solo accademico e anche in Italia è arrivato negli editoriali dei quotidiani, a partire da un'accusa di Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera" nell'ottobre 2008, per arrivare a un recente articolo in cui Michele Salvati prende atto (sullo stesso quotidiano) di come, nonostante tutto, i liberisti siano poco disposti all'autocritica. Manca, tra le altre cose, sostiene Salvati, una forte pressione dell'opinione pubblica a rivedere gli schemi standard. Libri come quello di Akerlof e Shiller sono quindi utili, in quanto cercano anche di divulgare permettendo di portare il dibattito al di fuori delle università, eventualità auspicabile, visto che le decisioni economiche influenzano la vita di tutti e le scelte politiche.
Quali, per Akerlof e Shiller, sono gli spiriti animali rilevanti per l'economia? La fiducia, il desiderio di equità, la tendenza a comportamenti corrotti e in malafede, l'illusione monetaria e la necessità di vedere il mondo attraverso narrazioni. Alcuni di questi temi sono oggetto di animate discussioni da anni. Il ruolo della fiducia (intesa in senso ampio, come ottimismo) in economia è fondamentale. Prima di investire, ad esempio, gli individui devono fare affidamento sulla possibilità di rientrare della spesa e di guadagnarci. L'ottimismo funziona se tutti la pensano allo stesso modo: investendo, acquistando e lasciando da parte la paura. Se predomina il pessimismo, le scelte degli attori saranno difensive (nessun acquisto o investimento) e spingeranno alla recessione. Gli autori evidenziano come nella stessa radice etimologica del termine "fiducia" ci sia un'idea diversa da quella della razionalità economica basata sui calcoli. La fiducia è anche fede, attitudine ad andare oltre il razionale, e quindi a non valutare solo in maniera logica le informazioni disponibili. In un mondo complesso, in cui è impossibile conoscere il domani, molte azioni sono inevitabilmente basate sulle nostre speranze e sui timori, anche perché mancano i dati per calcolare costi e benefici reali. Quindi ci potranno essere, ad esempio, economie surriscaldate per un eccessivo e ingiustificato ottimismo, in cui si faranno scelte di acquisto e investimento non sostenibili nel tempo. In altri momenti potrà prevalere il timore. L'equilibrio nei mercati diventa un caso particolare.
Gli esseri umani sono caratterizzati anche dal desiderio di equità. Un lavoratore potrebbe essere disposto a restare disoccupato, piuttosto che ottenere un salario non equo. In un periodo di riduzione dei prezzi, però, anche i salari dovrebbero ridursi. I lavoratori, a causa dell'incapacità di valutare il valore reale dei prezzi, difficilmente, infatti, accetteranno, impedendo un aggiustamento necessario per l'equilibrio.
La malafede e l'inganno giocano un ruolo cruciale nell'economia di mercato. Il capitalismo non è teso a soddisfare le necessità dei consumatori, quanto a crearne. Se le persone sono disposte a comprare medicine inutili, il mercato le produce. L'obiettivo delle imprese è fare soldi, non essere utili alle persone. Per Adam Smith il mercato tramuta l'egoismo in un bene per tutti. Akerlof e Shiller evidenziano invece i lati negativi dell'interesse personale.
La naturale tendenza degli esseri umani a vedere il mondo attraverso racconti che diano un senso alla realtà è un'attitudine fondamentale anche per determinare il loro comportamento economico. Le narrative sono le teorie individuali e sociali, sempre in cambiamento: per questo è necessario che le scienze umane sappiano evolvere e guardare alla realtà del momento (allontanandosi dalle scienze naturali, sempre uguali a se stesse). Tra i vari spiriti animali descritti, questo è probabilmente quello che più mette in crisi l'economia tradizionale, basata sull'idea che esista una rappresentazione unica del mondo, sempre uguale. Le narrazioni interagiscono e determinano gli effetti di tutti gli altri spiriti animali. La fiducia dipende dalla storia che ci si racconta sul futuro. La malafede è stimolata dalle narrazioni economiche sui vantaggi della competizione, e sulla necessità di fare profitti.
Come sostiene anche Gianfilippo Cuneo nel libro intervista con Fabio Tamburini (Wall Street: la stangata. Cosa abbiamo imparato per non perdere più soldi, Baldini Castoldi Dalai, 2009), quella del risparmio è, in realtà, "una industria per lo sfruttamento del risparmio", il suo fine è guadagnare, non servire l'economia. Molti prodotti finanziari creati negli ultimi decenni vanno considerati alla stregua dei rimedi venduti dai ciarlatani. Fiumi di denaro sono stati così prestati e investiti in maniera assurda, da chi non aveva la copertura (e il diritto) di farlo. Appena il vento è cambiato, e l'ottimismo è diventata paura, sono iniziati i problemi: individui, operatori e banche si sono trovati in difficoltà, incapaci di pagare quanto dovevano per case prima sopravvalutate, causando l'attuale crisi di liquidità. Manca il denaro per investire e acquistare, oltre che per ripagare i debiti. Il ruolo dei governi è stato e sarà ancora necessario. Non basta, però, solo immettere denaro sul mercato. È necessario ripristinare la fiducia ed evitare, in futuro, situazioni analoghe. Questo può essere fatto solo regolamentando alcuni settori, in modo da impedire ai ciarlatani di vendere il loro "olio di serpente".
Marco Novarese
