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Lo stesso mare - Amos Oz - copertina
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stesso mare

Descrizione


In tre stagioni si dipana l'intreccio di questa storia. Troviamo un commercialista rimasto vedovo da poco, un figlio partito per il Tibet non tanto in cerca di sé quanto spinto dal desiderio di andare più lontano possibile, una giovane fidanzata lasciata in Israele, forte e fragile al tempo stesso, una donna malata di ironica solitudine, una morta la cui vita affiora a poco a poco. E soprattutto lui, lo scrittore che, a un certo punto, entra nella storia e vi prende parte sia come "artefice" che come "spettatore".
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Dettagli

2002
Tascabile
236 p.
9788807817144

Valutazioni e recensioni

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alfonso
Recensioni: 3/5

Lo stesso mare è certamente un capolavoro, anche per chi non ha dimestichezza con questo genere di letteratura di transizione, che si esprime tra la poesia e la prosa. Sotto questo aspetto è paragonabile al Decameron di B. E' uno di quei libri da leggere e rileggere, anche per la sua brevità, perché fornisce diverse chiavi di interpretazione ad ogni approccio. Per comprenderlo appieno è necessario, a mio avviso, aver letto anche altri libri di Oz, in particolare "una storia d'amore e di tenebra", nel quale l'autore svela molti aspetti della propria vita e quindi anche della propria letteratura, anche se Oz tiene a precisare che non tutto quello che un autore scrive è la rappresentazione fedele della propria vita. I cinque/sei personaggi hanno caretteri diversi, sensibilità che rivelano personalità contrapposte. Tutti in realtà portano dentro lo stesso mistero, lo stesso mare, ma nessuno riesce a svelare, almeno a parole in cosa questo mistero consista. Tutti in realtà fanno riferimento allo stesso IO.

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Libricciola
Recensioni: 3/5

Le prime pagine mi hanno fatto venire voglia di buttare il libro giù dalla finestra! Poi però mi sono abituata al linguaggio quasi poetica e ad un ritmo che accellera e rallenta e a situazioni che saltano di palo in frasca, e alla fine l'ho trovato quasi bello. Voto medio, perchè è inferiore al resto della produzione di Oz e perchè la storia è davvero uno spezzatino che a tratti richiede un bel po' di attenzione per capire chi parla di cosa...

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manvela
Recensioni: 5/5

"Lo stesso mare" è la conferma che Amos Oz è un'autore di eccezionale livello! Qui la sua capacità di distillare l'essenza della narrazione facendo un uso strutturale e plastico delle parole e della forma espressiva raggiunge livelli propri delle arti figurative e forse di più: se potesse una scultura emanare calore e talvolta gelo, e profumi e sapori, ecco sarebbe una scultura alla Amos Oz. Non ho dubbi sulla genialità di questo scrittore. Il mare è un simbolo: vastità, profondità, imperscrutabilità e terribile ineluttabilità che si frappone tra chi ama e chi non c'è più o non c'è mai stato o non potrà mai esistere. E così le frasi, le righe e i capoversi come onde si gonfiano e refluiscono, montano come la marea e si ritraggono e l'essenza del narrato come acqua di mare si concentra quando evaporano i vocaboli che trasformano una frase in un verso! Toccante, straordinariamente intenso, immaginario e sinceramente autobiografico... come sempre Amos Oz!!!

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Voce della critica

"Il fantomatico narratore chiude la penna e scosta il quaderno. È stanco. La schiena poi. Si domanda donde gli sia schiodata una storia così, bulgara e a Bat Yam, in righe sincopate quando non, a tratti, in strofa."

L'autore è stato definito un "classico vivente", questo libro un "romanzo epocale per struttura e forma", "un distillato di romanzo", un libro "che contiene tutto quanto è oggi Israele". Definizioni che innalzano Amos Oz, ormai un decano della narrativa (e saggistica) israeliana, al livello dei maestri della letteratura contemporanea.
Impegnato nella pacifica battaglia per la riconciliazione fra israeliani e palestinesi, e voce attiva contro il genocidio ovunque esso si verifichi e chiunque coinvolga, Oz è stato uno dei leader del movimento "Peace Now" sin dalla sua fondazione nel 1977. I suoi articoli sono apparsi sui maggiori quotidiani internazionali e la sua opinione è tra le più ascoltate in materia di pacificazione e di equilibri tra i popoli mediorientali.
Anche per questo motivo Oz ha affascinato i lettori giunti da tutt'Italia per sentire la sua conferenza al Festivaletteratura di Mantova. Del resto è considerato un maestro in patria, studiato e imitato come un autore classico e rappresenta un modello al quale le giovani generazioni di scrittori tendono a rapportarsi: un paradosso del tutto particolare che vede molti autori israeliani viventi diventare punto di riferimento "storico" per la letteratura.
Lo stesso mare (il mare è il Mediterraneo, ma anche, metaforicamente, il mare della vita) è il compimento estremo della sua opera, un racconto che è poesia, un libro difficile da definire e da classificare. "Vorrei che i lettori gli cambiassero scaffale ogni settimana - ha affermato lo stesso Oz in un'intervista di Enrico Franceschini - mettendolo talvolta vicino ai romanzi, tal altra vicino alla poesia."

La prosa ricercata, accurata di Oz, il suo lavoro di "concentrazione" della scrittura porta il lettore a non trascurare anche i più sottili, esili dettagli. Forse proprio in essi si nasconde la spiegazione del tutto. Del resto la sua narrazione complessa racchiude molti racconti e mette in gioco il ruolo stesso dello scrittore, che partecipa alla storia entrando in essa. E nel suo entrare incontra un figlio che non riesce a comunicare con il padre e parte per il Tibet per cercare qualcosa di indefinito; una madre-moglie morta di cancro; un amore che nasce e si sviluppa quasi inevitabilmente ma che non viene corrisposto, tra un padre e una giovane donna; l'impossibile passione tra un uomo e il personaggio di un racconto... Il lettore trova prosa e poesia, dialoghi e descrizioni, ma soprattutto parole mai casuali, il risultato di un lavoro linguistico complesso ed evidente.
I suoi venti libri costituiscono una lettura indispensabile per tutti coloro che desiderano capire la vita quotidiana di Israele, la mentalità di persone prima sradicate poi ritornate improvvisamente al passato. Ma anche le lacerazioni del popolo ebraico, il senso di un'identità, la difficoltà di sentirsi veramente liberi e sicuri in una patria "nuova": dalla banale difficoltà di adattarsi a un clima particolare fatto di caldo e di freddo, d'acqua e deserto, alla fatica di mediare culturalmente con i propri vicini dentro e fuori i confini della patria.
Parte del successo in Italia di Oz (come di molti altri autori di lingua ebraica) è merito anche della traduzione di Elena Loewenthal. Un lavoro palesemente articolato e difficile che merita di essere ricordato.

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Conosci l'autore

Amos Oz

1939, Gerusalemme

Amos Oz (pseudonimo di Amos Klausner) è stato uno scrittore e saggista israeliano. Ha studiato all’università ebraica di Gerusalemme e a Oxford. Partecipa attivamente al dibattito politico per una risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, cui ha dedicato i saggi In terra di Israele (1983) e Contro il fanatismo (2004), oltre che numerosi interventi sulla stampa internazionale. Nei suoi numerosi romanzi – il cui punto di vista privilegiato è quello delle relazioni di coppia o generazionali – riflette i conflitti aperti nella società israeliana e la difficile convivenza delle due culture, europea e araba, in una visione ironica, priva di ottimismo: Michael mio (1968), Un giusto riposo (1982), La scatola nera (1987), Conoscere una donna (1989),...

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