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È questo un lavoro all'incrocio tra storia del costume, del marketing e dei mezzi di comunicazione di massa, che, in dodici capitoli, compie un interessante itinerario ricco di nomi, date, biografie, e anche di immagini purtroppo in bianco e nero di pubblicità celeberrime. E non mancano svariati spunti di approfondimento pluridisciplinare. All'inizio vi è l'itinerario compiuto dal nostro paese negli anni che si distendono della povertà contadina alla società dei consumi. Centrali sono così la radio e i settimanali ("L'Europeo", "Oggi", "Il Mondo", "Epoca", "L'Espresso", "Panorama") così come la pubblicità che tra i vecchi maestri cartellonisti e i nuovi creativi degli studi grafici, Armando Testa su tutti per loro tramite si fa largo. Si prosegue con un ampio spazio dedicato al mezzo televisivo e ai suoi rapporti con la pubblicità, che in Italia dal 3 febbraio 1957 al 1 gennaio 1977 significa dire Carosello, che l'autore considera insieme specchio economico del paese, fenomeno di costume, indicatore di cambiamenti (e scontri) culturali, e alla fine strumento per interpretazioni sociologiche tra le più variegate. Si passa poi attraverso ai mutamenti degli anni sessanta e settanta, per giungere infine alle "sentenze che cambiano l'etere", che sanciscono, tra il 1976 e il 1990, la "libertà di antenna" e, più prosaicamente, segnano la formazione di quello che oggi conosciamo come il duopolio televisivo Rai-Mediaset. In questi anni la pubblicità, alternativamente, si fa più libera o, forse meglio, provocatoria a tutti i costi (si pensi, come caso esemplare, alle pubblicità Benetton ideate da Oliviero Toscani) e, più ancora, da strumento utilizzato per gli slogan politici di piazza diventa essa stessa piazza e strumento che fa politica e di chi fa politica.
Alberto Guasco
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