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Anno edizione: 2018
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Anno edizione: 2018
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Mark Cousins, storie del Big Flash
di Stefania Zuliani
Route tournante non è certo il quadro più noto di Paul Cézanne, eppure è nei vuoti e nei pieni di questo luminoso paesaggio, un dipinto dei primi del Novecento pieno di aria e di colorata solidità, che Mark Cousins ha riconosciuto le origini e le prospettive della sua Storia dello sguardo. Fin dalle prime battute del libro, che si propone di dimostrare «come il guardare abbia migliorato le nostre vite», il regista, scrittore e critico cinematografico irlandese indica infatti nell’esperienza ottica di Cézanne, nella «vita visiva» che la sua pittura restituisce con paziente sapienza, il movente e la direzione della propria personale indagine sulle trasformazioni del vedere. Un percorso di ricerca – del resto, «guardare è sempre una ricerca» – tanto colto quanto appassionato, che ha come oggetto e soggetto lo sguardo, le sue strategie e le sue mobili frontiere e che, pur considerando i dati di scienza e le differenti situazioni storiche, del guardare sottolinea soprattutto il piacere, la felicità che solo gli occhi sanno dare. «Guardare – chiarisce ancora nelle pagine introduttive l’autore – è la mia consolazione, la mia compensazione, così ho costruito la mia vita lavorativa sulle immagini. Gran parte dei miei film tratta dello sguardo. Ognuno di essi potrebbe cominciare con una parola: “guarda”».
[...] Così, Storia dello sguardo più che essere un saggio in cui si affrontano e confrontano tesi e testi diversi – per dirla con Cousins, «una cena elegante» fra scienziati artisti e filosofi – è un lungo viaggio. Meglio, un road movie avventuroso che segue una precisa traiettoria, dalle origini (dalla nascita) dell’umanità e, ancora prima, dell’universo, frutto non del Big Bang ma del Big Flash, «il più grande e irripetibile evento luminoso di tutti i tempi», fino alla deflagrazione dello sguardo che segna il nostro presente, in cui l’asse z, quella linea che ci collega nello spazio a tutto ciò che abbiamo davanti, sembra essersi drasticamente (e forse drammaticamente) accorciato, riducendo la dimensione dell’altrove.
È un itinerario scandito da luoghi e figure della cultura visiva mondiale, sia artistica che scientifica («Abbiamo accolto soltanto cose garantite da un’oculata testimonianza», è la citazione di Bacone che apre il capitolo dedicato agli scienziati dello sguardo, da Galileo a Shen Kuo), un racconto di uomini e spesso di città: spazi ad «alta densità» di prospettive, in cui si susseguono gli incontri e si incrociano, numerosissimi, sguardi e visioni. Ne viene fuori un insolito ritratto di gruppo, tanto soggettivo quanto corale, dove testo e immagine non smettono di dialogare.
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