L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Per lo smilzo periodico, animato da Pippo Codignola, "Nuova Repubblica", Spini scrisse una recensione a Lo scrittoio del Presidente di Luigi Einaudi che si chiudeva con un'affermazione meritevole di citazione. Perduravano allora (dicembre 1956) le sofferte discussioni e le lacerazioni profonde suscitate dalla rivoluzione ungherese. I comunisti e l'intera sinistra erano sotto tiro. Spini non si fece intimidire e con l'aria di sfida che gli piaceva assumere nei momenti più aspri rivendicò un ruolo che poteva sembrare usurpato: "Ancora una volta, l'onore e la responsabilità di attuare quanto v'è ancora di valido nel retaggio del liberalismo italiano, spetta a noi rossi": la qualifica di "rossi", provocatoriamente scandita, la dice lunga sul suo modo di stare dentro a un'area non tanto partiticamente delimitata, quanto contraddistinta da un colore da uno spirito associato a ribellismo sociale e sanguigne passioni. Spini aveva un temperamento di polemista e se ne giovava nelle occasioni più varie, da una cattedra universitaria come dai banchi di un consiglio comunale, trascorrendo da un tema all'altro con sarcasmo. Si legga il suo commento sulla nascita, all'ombra del "Mondo" di Pannunzio, di una nuova formazione politica democratico-radicale. Spini indirizza la sua critica (gennaio 1956) contro un fondo di Vittorio De Caprariis, ribadendo che per fare una politica democratica c'è bisogno di stare nel/col popolo. "Senza carne non si fa lo stufato, o al massimo si fa lo stufato del Pelliccia, con dimolte patate e punta ciccia": questo ammiccante sciorinar proverbi non era in Spini ingrediente di furbesca oratoria. Era il condimento di una polemica amata talvolta più della tesi da difendere: godibile e brillante, al punto che non ha perso, con gli anni, nulla del suo stile anglofiorentino. Roberto Barzanti
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore