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Sulla lingua del tempo presente - Gustavo Zagrebelsky - copertina
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Descrizione


"Noi non solo pensiamo in una lingua, ma la lingua "pensa con noi" o, per essere ancora più espliciti, "per noi"." Nell'Italia di oggi, per fortuna, non vi è un ministero della propaganda a forgiare una lingua che influenzi le coscienze, addormenti le resistenze e spinga al pensiero unico; eppure è difficile negare che il linguaggio usato dalla politica e amplificato dai mezzi di comunicazione di massa ruoti attorno a espressioni, parole, frasi che ricorrono sempre di più, si fanno senso comune, sono spesso udite ma non certo indagate e capite a fondo. Gustavo Zagrebelsky passa in rassegna una serie di questi "luoghi comuni linguistici" e denuncia il rischio che sia questa lingua a pensare per noi, e che i cittadini vivano immersi, senza rendersene conto, in una rete di significati che, se pure gli sfuggono, nondimeno strutturano la loro esperienza, danno forma alla loro vita politica, in ultima analisi regolano e limitano le loro possibilità di comunicare.
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Dettagli

2010
16 novembre 2010
58 p., Brossura
9788806207748

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alberto pierobon
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La lingua che può venire pensata per sé, per tutti, ma anche assieme. Collegamenti di senso e comunicativi. Lo scritto ha più capitoletti che si "bevono" avidamente: Scendere (in politica): nelle suggestioni teologiche; contratto: e la sua funzione mistica addirittura fuori dalla logica della democrazia rappresentativa quale "patto indistruttibile e sacro"; amore: tra atti sovrani e sottani, doni: se da posizioni sociali squilibrate (libertà e necessità?) o con la mano del potere che può fare violenza, del male?; Mantenuti: "Il linguaggio della prostituzione è il segno di interiorizzazione di una realtà constatata o desiderata: la sostituzione dei diritti da una parte dei favori, nelle relazioni umane. DI più: questo linguaggio (..) è il linguaggio dello scherno: io ti mantengo e tu devi vergognarti di fatti mantenere" per cui chi entra "In rapporti di affare o collaborazione con il potente è perciò solo un favorito, un mantenuto"; Italiani: con anti-italiani; Prima Repubblica: formula descrittiva o salvifica? valutativa ed epocale?; Assolutamente: linguaggio dell'esasperazione, un assoluto avverso il relativo che è proprio dei deboli perchè problematico; Fare lavorare-decidere: linguaggio impregnato di aziendalismo e produttivismo dove il mezzo, cioè l'efficienza (fare, lavorare, decidere) da mezzo diventa fine; Le tasche degli italiani: conta il benessere individuale non la redistribuzione equa e solidale; Politicamente corretto: lo è oggi il dileggio, l'aggressione verbale, la volgarità, la semplificazione, la banalizzazione, etc. Ecco che bisogna ritrovare" l'orgoglio di comunicare tra noi parlando diversamente, non conformisticamente, seriamente, dignitosamente, argomentatamente, razionalmente adeguatamente ai fatti".

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angelo
Recensioni: 4/5

Ingredienti: una breve rassegna di locuzioni della classe politica, un'analisi critica di parole entrate nel lessico quotidiano, una decina di espressioni (da "scendere in campo" a "le tasche degli italiani") ripulite dal loro significato berlusconiano, l'impegno civile usato come antidoto contro luoghi (e termini) comuni. Consigliato: a chi preferisce i ragionamenti agli slogan, a chi ripulisce le incrostazioni linguistiche con la lucidità della ragione.

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Andrea Giostra
Recensioni: 5/5

Zagrebelsky è uno dei più importanti costituzionalisti viventi, nominato da Oscar Luigi Scalfaro nel 1995 e rimasto in carica fino al 2004, ma è anche uomo di grandissima cultura e di grandissimo acume politico, giuridico e sociologico. Il suo libro andrebbe consigliato, ma che dico?, imposto a tutti coloro che vogliono cimentarsi in politica e a tutti coloro che credono di essere "liberi" nell'espressione delle loro opinioni politiche, non rendendosi conto di essere imbrigliati, meglio, omologati del sentire comune, delle opinioni politiche altrui, dell'orientamento delle coscienze dei potenti, degli atteggiamenti mentali dei capi carismatici che sanno usare la lingua per i loro scopi. Ma qual è il valore della lingua? Zagrebelsky sostiene che la lingua dall'inizio della storia dell'uomo è stata un formidabile strumento di propaganda, di controllo e di dittatura delle masse. I canali utilizzati, diversi e variegati. Oggi i mezzi di comunicazione di massa sono quelli prioritari. Ripetere continuamente ed ossessivamente gli stessi concetti, le stesse parole, gli stessi stereotipi, con colori, ritmi, cadenze ben studiate e progettate, consente di trasferire sentimenti ed opinioni originariamente individuali - del capo - in sentimenti e pensieri collettivi accettati acriticamente, inconsapevolmente e passivamente dalla massa - il popolo. Non fu forse Joseph Paul Goebbels, potente Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal '33 al '45 e tra i più influenti gerarchi nazisti, che ideo delle tecniche di propaganda così dirompenti da portare Adolf Hitler al potere in Germania e ad inventarsi il motto "Ripetete una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità."?

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Gustavo Zagrebelsky

1943, San Germano Chisone

Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale, è professore emerito dell’Università di Torino; insegna anche all'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. Èmembro dell'Accademia delle Scienze di Torino e dell'Accademia nazionale dei Lincei. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Principi e voti (Einaudi 2005); Imparare democrazia (Einaudi 2007); La legge e la sua giustizia (Il Mulino 2009); La leggenda del Grande Inquisitore (a cura di G. Caramore, Morcelliana 2009); Intorno alla legge. Il diritto come dimensione del vivere comune (Einaudi 2009); Il grande inquisitore. Il segreto del potere (Editoriale Scientifica 2009); Sulla lingua del tempo presente (Einaudi 2010); L’esercizio della democrazia (con...

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