Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Shopper rossa
Teatro completo - Samuel Beckett - copertina
Teatro completo - Samuel Beckett - copertina
Dati e Statistiche
Wishlist Salvato in 18 liste dei desideri
Teatro completo
Attualmente non disponibile
90,25 €
-5% 95,00 €
90,25 € 95,00 € -5%
Attualmente non disp.
Chiudi
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
90,25 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
ibs
90,25 € Spedizione gratuita
disponibile in 7 settimane Non disponibile
Info
Nuovo
Altri venditori
Prezzo e spese di spedizione
Chiudi

Tutti i formati ed edizioni

Chiudi
Teatro completo - Samuel Beckett - copertina
Chiudi

Promo attive (0)

Descrizione


[…] sulla scena il personaggio che dice «je» per forza di cose non c’è piú. Beckett è scomparso dietro le quinte e la parola è tutta alle sue creature. Le quali, dunque, giungono finalmente a persuaderci per il solo fatto che le possiamo vedere in carne e ossa e constatare che non sono l’autore. E in nessun luogo meglio che davanti a una ribalta illuminata potranno offrire una «resa» dell’assurdo adeguata, lontana da ogni self-consciousness . Oltre a questa possibilità di pieno distacco, di liberazione, offerta a uno scrittore letteralmente paralizzato (si vedano in particolare i Textes pour rien ) dalla coscienza di sé e ossesionato dal bisogno di «altro», il teatro dà modo a Beckett di tradurre in termini quanto mai efficaci quella che sembra essere una delle sue astrazioni favorite: l’immobilità del tempo. Nei romanzi questa pietrificazione, tentata suggerita e oggettivata con vari accorgimenti e spesso apertamente proclamata, il lettore, pur comprendendola, non arriva mai a sentirla, se non, in generale, sotto forma di profonda noia. Mentre in teatro, dove il rapporto drammaturgo-spettatore è ben diverso da quello, di collaborazione attiva, tra romanziere e lettore, egli in primo luogo è già disposto a subirla: passivamente (è seduto, è al buio) e poi la vede coi propri occhi, installata in mezzo a uomini come lui, che portano in tasca l’orologio e il calendario. Carlo Fruttero
Leggi di più Leggi di meno

Dettagli

1994
1 gennaio 1997
LXXVI-936 p.
9788844600143

Voce della critica


recensione di Cacciavillani, G., L'Indice 1995, n. 1

Nella franco-italiana "Biblioteca della Pléiade" è questo, probabilmente, il volume più fortunato: più riccamente curato, con annotazioni, appendici critiche e apparati vari (bellissimo quello iconografico) che quasi superano le pagine occupate dal corpus teatrale beckettiano. Ed è un altro motivo di interesse ritrovare qui riunito "tutto il teatro", in una serie di traduzioni per più motivi esemplari. Nelle lapidarie pagine della sua presentazione, Fruttero afferma che "basta in verità aver presente l'Ecclesiaste per sapere di che cosa tratti il teatro di Samuel Beckett. Eccoci qui, tra l'urlo della nascita e il rantolo della morte..." E, di fatto, anche Adorno, in un suo intervento memorabile, ebbe a notare con forza che come la lingua si degrada a delirio maniacale, "così i personaggi regrediscono ad uno stadio post-psicologico, quale si verifica nei vecchi e nei torturati". Non molto discosto dalle "contrazioni" dello spazio letterario di Kafka, il linguaggio beckettiano (narrativo ma forse soprattutto teatrale) si pone come l'ultimo cordone ombelicale che lega alla vita per un soggetto post-vitale o pre-mortale, la cui parola non ha più senso ma che, proprio nella sua insensatezza, è nondimeno tutto.
La situazione di base è quella di una voce, tenacemente avvinta a un "qui e ora", che però, paradossalmente, è privo di dimensioni spazio-temporali ben definite, sorda all'Altro, incessantemente interrogante o mormorante, sino alle soglie del silenzio, che al vuoto immedicabile dell'esistere rimedia con un "dire" altrettanto svuotato di progettualità: "Tutto è quasi morto, ma ancora resta questa vita che non è più nulla". Poiché non esiste mai un punto di riferimento certo, una fine, una verità, un reale ricordo, il personaggio beckettiano - sempre più ridotto a presenza larvale - appare come un Sisifo delirante costretto a dire, sempre e invano, la sua infinita solitudine, la sua totale miseria (nel senso pascaliano del termine). Così, ha ben ragione Boisdeffre di osservare che queste assenti presenze "parlano della loro vita, ora come di una cosa ormai finita, ora come di uno scherzo che dura ancora, senza sapere su quale tempo coniugare quell'atomo di esistenza, quella vita e quella morte contemporaneamente presenti e assenti, in potenza e in atto".
I cicli biologici stessi sono profondamente scossi, dal momento che nascere, ascendere, decrescere, morire, non compongono una temporalità vissuta lineare (la "freccia del tempo"), ma sono dati come realtà simultaneamente presenti: "Ma cos'è questa storia di non poter morire, vivere, nascere, questa storia di restare là dove ci si trova, morenti, viventi, nascenti..." Alla stasi temporale corrisponde una stasi spaziale che ulteriormente riduce il soggetto a dimensioni di irrealtà o di nonesistenza, ovvero di una ripetitività che non garantisce nulla se non il fatto che "tutto quel che accade sono parole, e ancora parole che non fondano niente, ma tuttavia parole (o 'suoni', 'rumori') come superstite forma di essere".
Il restringimento progressivo di questo "spazio" abitato da un delirio vocale è l'unico dato certo dell'opera di Beckett, - e l'autore lo chiama "contraction" evocando dimensioni esistenziali di angoscia, di claustrazione, ma anche testuali, di scarnificazione e restringimento. Con grande forza evocativa il compianto Guido Neri così introduceva una silloge di testi dell'ultima fase: "Pulsazione aritmica di embrioni, larve o riflessi, dentro un cranio, un utero o un polmone; silenzioso crepitio fotoelettrico, oscillazione combinatoria, in una materia verbale che sembra mimare una densità subatomica". Ma per cingere più da presso il suo teatro, lo stesso Bertinetti non può non sottolineare come, sin dall'inizio, per Beckett la "costrizione" non valga come impedimento, bensì come paradossale occasione di libertà. Al proposito è emblematico il dramma giovanile "Eleuthéria" (in greco, "libertà"), dove non solo il protagonista cerca di liberarsi dalla morsa familiare, ma dove l'autore espelle per sempre e senza mezzi termini il famigerato "salotto" di casa borghese, che tanta parte aveva avuto sulla scena del teatro di fine Ottocento e di primo Novecento.
Se "Aspettando Godot" (1952) illustra, con straordinaria vigoria e risonanza, il celebre detto di Yeats - "La vita è l'attesa di qualcosa che non giunge mai" -, non è in quel grande esordio meno evidente il ricorso alla beffa e al grottesco: "Niente è più comico dell'infelicità". A questi elementi - che trovano il loro coronamento in "Finale di partita" - va aggiunto il fatto che Beckett, pur muovendosi in un "teatro di parola" (all'opposto di molte altre importanti vicende teatrali novecentesche), porta la parola al suo annientamento. Il linguaggio nega se stesso e la comunicazione "annuncia che non è più possibile alcuna comunicazione" (Adorno).
E se la "conversazione", pur ridotta a quella standard di un manuale di conversazione, sussiste ancora per qualche tempo, con "L'ultimo nastro di Krapp" essa scompare e cede il posto alla leggendaria "voce monologante". Monologo interiore o flusso di coscienza ripreso dall'amico Joyce, ma con l'introduzione di un medium - il registratore - che ben emblematizza la nuova realtà del Moderno. Al ricordo si sostituisce la registrazione; gli eventi sono bensì "incisi", ma nello stesso tempo divelti da ogni possibile elaborazione interiore.
In "Giorni felici", dopo l'eliminazione del dialogo, vi è la scomparsa del movimento; e già si profila la "voce" di quella Bocca che dominerà in modo orrifico (ricordando un po' la pittura di Bacon) in "Non io". Come osserva il curatore, qui il "teatro" ritorna alle origini greche, col significato, appunto, di "vedere". La situazione fondamentale della pièce viene vista: il senso è primordialmente visivo. Parallelamente, assume rilievo - nella genesi del testo - non tanto l'intreccio o la situazione, bensì l'immagine. Winnie semisepolta in "Giorni felici", le urne in "Commedia", i rifiuti di "Respiro", il cratere di suoni della Bocca in "Non io", il volto di "Quella volta", il su e giù di "Passi", la sedia e il gioco di luci in "Dondolo".
Nella fase dei 'dramaticules', la voce, martoriata, tace: il silenzio dell'immagine trionfa sulla parola ('Trio degli spiriti,... nuvole'...). Non a caso, Martin Esslin parla di "liriche visive" a proposito dei due ultimi lavori beckettiani: "Quad" e "Nacht und Träume", quasi che l'immagine poetica generativa fosse riuscita a liberarsi della parola per sempre. Quale sarebbe stato il passo ulteriore del grande drammaturgo? Non lo sapremo mai. Ma possiamo concludere con Bertinetti che quest'opera, radicale nelle sue parti e nel suo insieme, resterà "uno dei massimi esempi di comunicazione dell'esperienza nell'epoca della distruzione dell'esperienza".

Leggi di più Leggi di meno

Conosci l'autore

Samuel Beckett

1906, Dublino

Scrittore e drammaturgo irlandese. Nato in una famiglia anglo-irlandese, studiò al Trinity College di Dublino. Dopo essersi diplomato, viaggiò a lungo per l’Europa (1928-30). A Parigi conobbe James Joyce, con il quale instaurò una profonda e duratura amicizia. Tornato in patria, tentò la carriera accademica, ma l’abbandonò ben presto per incompatibilità con l’ambiente, dedicandosi infine unicamente all’attività di scrittore. Le sue prime opere furono redatte in inglese: tra esse spicca il romanzo Murphy, scritto nel ’35 ma pubblicato solo tre anni più tardi. Nel 1938 si trasferì definitivamente a Parigi, e dal ’45 adottò il francese come lingua d’elezione. Tra i primi testi redatti...

Chiudi
Aggiunto

L'articolo è stato aggiunto al carrello

Chiudi

Aggiungi l'articolo in

Chiudi
Aggiunto

L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri

Chiudi

Crea nuova lista

Chiudi

Chiudi

Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.

Chiudi

Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore