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Teatro. Testo francese a fronte - Molière - copertina
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Descrizione


L'opera di Molière - oltre a riempire da tre secoli non solo teatri e biblioteche - è anche riuscita a imporre alcuni personaggi come archetipi morali: dal misantropo all'avaro, dal malato immaginario al cornuto immaginano, dal tartufo al borghese gentiluomo. Tuttavia la sovranità molieriana sulle tecniche del riso, che sfugge alle leggi del tempo, si alimenta di un contesto culturale e teatrale preciso e irripetibile. Nasce dalla combinazione miracolosa della tradizione farsesca e della commedia italiana con la lezione di una delle più raffinate elaborazioni della civiltà occidentale, la cultura seicentesca dell'honnéte homme: i meccanismi inesorabili e spesso feroci del riso coniugati con l'eleganza morale di un'epoca. Una straordinaria miscela i cui molteplici elementi sono stati messi a fuoco dall'equipe di specialisti, coordinata da Francesco Fiorentino, che ha realizzato questa nuova edizione, in cui, per la prima volta, si presenta ai lettori italiani il testo francese, curato con rigore filologico da Gabriel Conesa. Le introduzioni e i commenti, insieme alle traduzioni eleganti e affidabili, contribuiscono, infatti, a situare le commedie nel loro contesto e ne suggeriscono le più accreditate chiavi di lettura. Nel volume trovano posto tutte le commedie di Molière, tranne sei, meno decisive per la comprensione della sua arte.
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Dettagli

2013
29 novembre 2013
XLVI-3095 p., Rilegato
9788845274534

Valutazioni e recensioni

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damiano
Recensioni: 5/5

Il teatro "completo" di Moliere, uno dei più grandi commediografi della storia, le traduzioni sono ottime, nonostante siano di diversi autori. La scelta di espungere alcune commedie è data anche dalla mole del volume.

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italo filatropico
Recensioni: 5/5

Finalmente una nuova edizione - quasi integrale - del teatro di Molière che riempie un vuoto significativo mancante da tempo e probabilmente nel migliore dei modi. Non giudicherò l'opera di Molière in poche righe, perché si tratta semplicemente del più grande commediografo teatrale di tutti i tempi, e basterebbe il valore di "Tartufo", "Don Giovanni" e "Il misantropo" a svelarne la modernità. L'edizione appartiene a un'ottima collana della Bompiani che prevede il testo a fronte (un requisito fondamentale per riscoprire autori classici), traduzioni inedite (e di qualità), note introduttive a ciascuna commedia, oltre a includere una bella presentazione iniziale sull'attività teatrale di Molière. Assolutamente consigliato, anche se le dimensioni sono notevoli e il prezzo può intimidire.

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Voce della critica

  Nella collana di Bompiani "Classici della Letteratura Europea" è uscita l'edizione completa delle opere di Molière, in traduzione italiana e con il testo a fronte. Sono in tutto ventotto commedie, molte delle quali non reperibili sul nostro mercato librario, alcune addirittura mai tradotte. Solo sei mancano all'appello, non tutte secondarie, ma il volume non poteva superare le tremila pagine. Per ogni opera vengono fornite la trama, un'utile scheda che informa anche del dibattito critico, una bibliografia essenziale e dense note esplicative (ahimè a fondo volume!). Hanno collaborato all'impresa molti giovani studiosi, sia per le introduzioni che per le traduzioni, insieme con alcuni noti specialisti del teatro francese del XVII e XVIII secolo. L'insieme viene a costituire un concerto di voci bene orchestrate dal curatore Francesco Fiorentino che introduce con sottile eleganza il volume e con mano ferma ne governa l'impianto critico. Sotto l'egida di Gabriel Conesa l'edizione dei testi francesi è stata realizzata in gran parte a partire dalle primissime pubblicazioni a stampa (non quindi dalla edizione completa condotta, dopo la morte di Molière, nel 1682 da Vivot e La Grange). Le traduzioni risultano accurate e fresche, quelle in prosa attente a una resa italiana naturale e recitabile, vicina il più possibile alla scorrevolezza del fraseggio in Molière; quelle in versi intendono riprodurre il ritmo piano e cantabile degli alessandrini: una vera sfida nella più ingombrante vocalità italiana. In alcuni casi i traduttori restituiscono anche le rime baciate: si traducono così, per noi lettori, gli echi interni e le cerniere del battito poetico. Infinite sollecitazioni nascono da una lettura anche veloce delle introduzioni. Già il saggio di Fiorentino sottolinea in particolare, e non poteva essere diversamente, il gioco felice di fonti e prestiti nell'invenzione drammaturgica del grande autore-attore e capocomico. Emergono con evidenza le ibridazioni multiple fra culture e tradizioni teatrali e letterarie spagnole, italiane, francesi; dalla farsa medioevale autoctona alle trame decameroniane e il grottesco narrare di Rabelais, fino alle commedie d'intrigo spagnole, i canovacci dei comici italiani fondati sulle furberie dei servi, lo stile moderato invece delle nuove commedie francesi e le atmosfere dei romanzi preziosi da alcuni decenni in voga. Particolare risalto è dato all'apporto delle tradizioni ancora vive dei farçeurs francesi (Jodelet, Turlupin, Gros Guillaume) e dei comici italiani. I primi si trovano a recitare nella troupe di Molière in provincia e poi a Parigi alla fine degli anni cinquanta del secolo, i secondi, come noto, recitano per volere di Luigi XIV accanto a Molière nelle sale del Petit Bourbon prima, del Palais Royal in seguito. Fra loro il "maestro" Tiberio Fiorilli e l'emulo Dominique Biancolelli, Arlecchino. Testimonia questi apporti la produzione di vere e proprie farse da parte di Molière, due sole delle quali giunte a noi da manoscritti tardivi (Le médecin volant, La Jalousie du Barbouillé). Le squisite "petites comédies", come Les Précieuses ridicules e Sganarelle ou le cocu imaginaire, rappresentano agli occhi dei contemporanei la novità di una sintesi inedita del comico buffonesco con lo spirito galante e mondano dei salons. Le commedie che attingono poi alla farsa e ai lazzi degli Italiens (Le Médecin malgré lui, Les fourberies de Scapin) appaiono interpolate, fino alla fine dei suoi giorni, ai capolavori tanto più impegnativi e controversi, con la funzione di contrappeso, di riequilibrio e alleggerimento del repertorio. Le regie di Dario Fo per la Comédie Française nel 1990 hanno saputo restituire il peso scenico e il gioco mimico ad alcune di quelle "farse", così stimolando la critica, come spesso accade. Per Fiorentino è la tradizione della farsa che si perpetua e si rinnova con Molière, garbatamente polemico, in questa asserzione, nei confronti della recente Pléiade a cura di George Forestier e Claude Bourqui in cui, invece, contestando la credibilità delle fonti coeve, si tende a liberare l'opera del commediografo dai "contagi" delle tradizioni carnevalesche. L'edizione italiana dimostra come la funzione del riso più basso e scurrile si possa coniugare nella produzione del grande capocomico con le gradazioni e le contraddizioni interne del ridicolo, con un riso più moderato, anche con le grazie dell'Arcadia, della danza e della musica, per dare vita a una miscela comica del tutto inedita, carica di sensi anche oscuri ed enigmatici, animata dal lievito di un libertinismo intellettuale che sovente traspare. L'impresa è davvero meritevole, mette a disposizione di lettori, e si spera anche di registi italiani e attori, un Molière meno imbalsamato e univoco, restituito alla molteplicità degli umori e dei sapori della sua lingua teatrale, aperto all'interpretazione anche moderna di quella densissima "scrittura scenica".     Silvia Carandini    

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Conosci l'autore

Molière

pseud. di Jean-Baptiste Poquelin (Parigi 1622-73) commediografo e attore francese.La vita Studiò nel celebre Collège de Clermont, retto dai gesuiti e frequentato da nobili e da ricchi borghesi; seguì poi corsi di diritto, e per qualche tempo esercitò la professione di avvocato, pur conservando il titolo di «tappezziere del re», che il padre gli aveva trasmesso. I suoi interessi si volsero presto al teatro: nel 1643, con la famiglia Béjart, fondò l’Illustre Théatre; l’insuccesso costrinse la compagnia, di cui era primadonna Madeleine Béjart, amante di M., a lasciare Parigi. Seguirono lunghi anni di peregrinazioni in provincia. Nel 1658, rientrato a Parigi, M. interpretò davanti alla corte il Nicomede di Corneille insieme a una sua farsa, che ebbe molto successo. Si insediò quindi, con la protezione...

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