Tentativo di descrivere l'impenetrabile

Tre destini intrecciati in un romanzo - dramma tipico della realtà teatrale scandinava; non è affatto forzato vedere la lunga mano di Strindberg presente nella storia come una calamita che attrae nel buio e nell'immondo del rapporto di coppia. E un uomo, il protagonista, a muoversi tra queste voci in una complicità per nulla indifferente, giocata anzi sui due fronti in modo diretto e interessato, attivo fino al delitto e alla sua copertura. Cronaca della solitudine e dell'infelicità umana ai limiti dell'inaccettabile, delle tante protesi vane con cui si cerca di scansarla, studio e resoconto veritiero su un destino sociale (quello norvegese) come avvolto in una cappa di silenzio passivo, insensato, di lacera accettazione del nuovo lungo i binari di una modernità malata. La ricerca di un bene che non giunge mai se cercato e la morale più semplice che cova le sue note nel grumo di una apparente realtà perfetta. Come a confermarci che la vita sa sempre pararsi e rispondere contro ogni trucco a dargliela a bere, e che appena la si spinge nel cuore di un disagio travolge l'uomo con le sue lucide mosse. L'inevitabile dei titoli di coda.