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I termini dell'amore - Federica D'Amato,Davide Rondoni - copertina
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I termini dell'amore
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I termini dell'amore - Federica D'Amato,Davide Rondoni - copertina
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Descrizione


Prima viene la gioia. "Seconda la grazia, terza la bellezza, quarto il sorriso, quinta la passione, sesto il ricordo e settima la fine. Ma prima, per prima viene la gioia. Queste le parole che voglio smontare con te, questa la scommessa. Non credi che il risultato potrebbe lenire lo schianto della tua giustizia? Voglio dire, ridare dignità all'(in) giustizia di certi amori. Una piccola gioia del poeta - per la sua ricerca - e dell'uomo - per la sua anima." Sette giorni, sette dialoghi e sette parole attraverso cui Davide Rondoni e Federica D'Amato cercano di capire perché è l'amore a essere l'unica cosa più (in)giusta di questa nostra misteriosa esistenza. Andando così a zonzo tra la gioia, la grazia, la bellezza, il sorriso, la passione, il ricordo e la fine, i due amici cercano insieme il significato di quelle parole luminose che abitano le storie di ogni amore, la semplice pronuncia di ciò che resta diventando poesia. Il ricordo è il luogo dove tutte le parole di un amore si danno appuntamento per avviarsi insieme, tenere e imprecise, verso l'ultima stazione della fine.
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Dettagli

2016
28 gennaio 2016
104 p., Brossura
9788896629666

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Veronica
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Deludente

Molto filosofico e astratto. Non mi è piaciuto molto

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Voce della critica

Vi è poco di più difficile del tentare di definire l’amore. Quando però la lotta diventa necessità, è allora che il poeta, lo scrittore, si fa avanti armato di penna e parole, combattendo per la nostra e la sua salvezza. Ed è da questa necessità di vincere, o morire, alla ricerca del significato che due autori d’eccezione, Davide Rondoni e Federica D’Amato, prendono il via: sette giorni e sette parole sono la loro sfida e percorso; sette momenti unici in cui, senza esclusione di colpi, cercano di capire perché è l’amore a essere l’unica cosa più (in)giusta di questa nostra misteriosa esistenza.

“Con te, però, ora, vorrei fare un passo in avanti, lanciando in aria la moneta dell’amore nella speranza che la sua faccia (in) giusta cada dalla parte esposta al sole. Credo che potremmo farlo insieme solo riconsiderando le parole luminose che abitano le storie di ogni amore, parole semplici che alla fine sono quello che resta, e che, se abbiamo il coraggio di pronunciare, diventano la voce della nostra poesia. La prima di queste potrebbe essere la gioia, perché tutto nasce dalla sua incoscienza, dalla sua capacità di farci cadere nel tranello di un’inconcepibile giustizia. Seconda la grazia, terza la bellezza, quarta il sorriso, quinta la passione, sesta il ricordo, settima la fine. Ma prima, per prima viene la gioia.”

Nel loro coraggio di poeti, Rondoni e la D’Amato cercano di definire l’amore, scindendolo, scandendone i passi per poi andare oltre: metterli a nudo e mettersi a nudo in un gioco profondo che svela tanto il sentimento quanto coloro che per noi lo rivelano.
Si parla allora della gioia, primo passo, zampillo, gioiello che si desidera per far risplendere la realtà: “La gioia è sempre un bruciare e un rifiorire insieme. Avviene in relazione a qualcosa che ti fa morire e nascere.”
Poi vi è la grazia, intrecciata alla gioia fino quasi a confondersi con essa, un’astuzia di Dio, giusta fino all’ineffabile, tanto da far dire che “l’amore senza grazia è inconcepibile.”

Terza è la bellezza, ma non quella dei canoni sociali, bensì quella vera, legata al tempo, in assenza e presenza, drammatica e terribile nel suo lasciare senza parole. Poi il sorriso, gesto che è “un messaggio, un anticipo” un punto fermo e resistente nell’amore che persiste anche negli eventi più tragici.
Quinta è la passione, trasporto che va oltre il corpo e ne rivela la relatività, “permette di ricordare con il corpo” mentre parla ad un livello più alto, quello dello spirito; per questo motivo “la poesia riesce a parlare a tutte le passioni.” Penultimo il ricordo “luogo dove tutte le parole di un amore si danno appuntamento per avviarsi insieme, tenere e imprecise, verso l’ultima stazione della fine”, ma anche azione necessaria per riappropriarsi della vita, un legame con chi amiamo.

A conclusione di tutto vi è la fine, il momento in cui ogni amore è compreso appieno e in cui, dopo tutto, si manifesta in tutta la sua più perfetta (in)giustizia.

In un botta e risposta ora dolce, ora serrato, il libro scorre sotto gli occhi del lettore in mille evoluzioni di senso, scintille che si rincorrono e si spengono con la rapidità con cui sono state create, in un gioco che prima tiene avvinto il lettore alle pagine e poi domanda di essere appreso, riletto, ponderato. Un testo dalle molte facce e molte letture, da assaporare con la fretta curiosa della scoperta o con la calma ponderata della riflessione. Attraverso il dialogo le parole diventano il mezzo per compiere il viaggio, il cui significato viene esplorato e reinventato secondo il ‘senso del mare’, grazie al quale il poeta, soverchiato dall’immensità dei termini, è in grado di dare senso e corpo alla propria voce. La poesia, è allora un’ancora, il punto massimo oltre il quale l’uomo perde appiglio: “L’essere umano vive di questo dramma, di questo doppio senso dell’infinito e del limite, in tutte le esperienze fondamentali. Per questo abbiamo bisogno di abbracciare qualcosa – a volte qualsiasi cosa – pur di sentirci completati, perché siamo limitati. La poesia è situata proprio su questa balaustra del limite.”

Rondoni e la D’Amato dipanano così, con le parole, i fili dell’amore, intrecciano i pensieri con la maestria di una danza, si spingono oltre la propria conoscenza sicura per arrivare a capire, infine, la vera (in)giustizia dell’amore.

Recensione di Marta Pianori

 

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Conosci l'autore

Davide Rondoni

1964, Forlì

Ha pubblicato numerose raccolte di poesia tra le quali Il bar del tempo (Guanda, 1999), Avrebbe amato chiunque (Guanda, 2003), Apocalisse amore (Mondadori, 2008) e Si tira avanti solo con lo schianto (WhiteFly, 2013). Ha fondato e dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e la rivista «clanDestino». In prosa ha pubblicato Gesù, un racconto sempre nuovo (Piemme, 2013), Hermann (Rizzoli, 2010), Cos'è la natura? Chiedetelo ai poeti (Fazi, 2021) e diversi saggi tra cui: Il fuoco della poesia (Rizzoli, 2008), Contro la letteratura (Saggiatore, 2011) e Nell’arte vivendo (Marietti, 2012). Ha tradotto Rimbaud, Baudelaire e Péguy. Cura programmi e interventi di poesia in tv su Rai e Tv2000.

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