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Questo è senz'altro uno dei romanzi meno scontati della produzione di Tabucchi, ma contiene delle pagine filosofiche splendide, oltre a un intreccio ben costruito e accattivante.
La storia, basata su fatti reali, è un'inchiesta di un giovane giornalista che denuncia il marcio che c'era (che c'è?) in quelli che dovrebbero essere "i buoni". L'amore di Tabucchi per il Portogallo traspare dalle vivissime descrizioni di Oporto e dei suoi luoghi, nonché dai personaggi, ognuno tratteggiato in modo peculiare. Scorrevole e piacevole da leggere.
Storia romanzata di un fatto realmente accaduto in Portogallo. Una garbata denuncia della violenza che regna in quelle che dovrebbero essere emanazioni dello Stato (carceri, caserme, commissariati di polizia...) e, più in generale, denuncia delle ingiustizie e dei soprusi del Potere. Comunque attuale
Recensioni
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«Certo, una volta sì che era il Rey, quando i gitani erano onorati, quando la sua gente percorreva liberamente le pianure dell'Andalusia...»
Antonio Tabucchi, ovvero l'arte del romanzo. Utilizzando tecniche di vari generi narrativi, il giallo, il pamphlet filosofico, il romanzo civile, ecc., Tabucchi offre un'opera che può soddisfare vari tipi di lettori, da quello più raffinato e sofisticato, a chi cerca invece nella "trama" narrativa il motivo principale di interesse.
La testa perduta di Damasceno Monteiro è un falso giallo: ben presto si conoscono assassino e motivazioni del delitto, eppure la strada che porta al disvelamento dell'assassino percorre tappe investigative di vero interesse per il lettore. Protagonista è Firmino, giovane giornalista prestato alla professione dalla letteratura, sua vera aspirazione di vita. La strada che percorre per raccogliere le prove e le testimonianze dell'assassinio, rappresentano un percorso di formazione intellettuale e morale che trasforma lentamente l'opera in vero Bildungsroman. Ma l'evoluzione di Firmino corrisponde anche alla trasformazione della formula narrativa: diventa infatti preponderante la dimensione filosofica e civile. Vero protagonista, non dichiarato, ma indimenticabile per il lettore, diventa così "Loton", l'avvocato, il filosofo, colui che cerca la Grundnorm, la norma base: "È una proposizione normativa, continuò, sta al vertice della piramide del cosiddetto diritto, ma è il frutto dell'immaginazione dello studioso, una pura ipotesi". Un avvocato che, nella quasi immobilità fisica, riesce ad essere attivissimo, grazie all'agilità dell'intelligenza, che è maestro di vita con la sua scelta di essere dalla parte dei deboli, di difendere i loro diritti calpestati da un potere violento e stupido. Per amore di giustizia, per utilizzare ricchezza e potere non contro, ma a favore di chi è marginale e, in genere, da ricchezza e potere, oppresso. La paterna comprensione che dimostra nei confronti del giovane Firmino, non gli impedisce giudizi severi davanti alle ingenuità delle sue affermazioni, soprattutto quando si parla di letteratura. E così la vasta cultura di "Loton" (così gli abitanti di Oporto chiamano l'avvocato, a causa della sua somiglianza con l'attore Charles Laughton) emerge dalle dotte citazioni, sempre così perfettamente inserite nel contesto del libro e del personaggio. Da sottolineare il pretesto narrativo che Tabucchi utilizza, quando, fingendo una imperfetta registrazione, permette al lettore di ricostruire in modo soggettivo, l'arringa finale dell'avvocato, dando solo alcune citazioni da lui fatte in tribunale, con stacchi anche grafici, l'una dall'altra.
Il romanzo si conclude con una speranza: l'ingiustizia che sembrava aver trionfato, forse potrà essere sconfitta, grazie proprio a una "marginale", una prostituta, una delle creature che forse danno senso alla vita di Loton.
La vicenda è collocata a Oporto, una città che, insieme al protagonista, gradualmente il lettore conosce e impara ad amare nel suo essere contemporaneamente "inglese" e "araba", cinica e sensibile, accogliente e ostile.
A cura di Wuz.it
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