Un titolo semplice quanto evocativo: Thalassa, "acqua salata", ritorno al mito e antico richiamo delle acque. "Thalassa è il mare che cura, lenisce i dolori e dilata le gioie, stempera le ansie e riattiva le sensibilità. Thalassa è il luogo del vivere, l'orizzonte della pratica, il Mediterraneo dell'esperienza". Fabio Fiori, marinaio e scrittore, racconta l'eterno fascino del viaggio, in bilico tra corpo e mente, studio ed esperienza. Una talassografia intima e indefinita, appena tratteggiata, "poco più di uno schizzo, la traccia ialina lasciata dallo spruzzo di un'onda sulla cerata del marinaio o sulla coperta della barca". Lo slancio del tuffo, la fatica della voga, il piacere della vela si fanno espressione della comunione profonda che lega l'uomo all'ambiente: un rapporto intenso, mosso da una passione ancestrale, carico di dolcezza e di violenza, di gioia e di paura. Con Thalassa, Fiori celebra la sorprendente bellezza e l'implacabile ferocia di un mare che, come suggerisce Conrad, "non è mai stato amico dell'uomo, al più complice della sua irrequietezza, della sua irrefrenabile voglia di mollare gli ormeggi per varcare l'orizzonte". Sale, brezze, onde, correnti e silenzi sono i protagonisti di un diario da cui affiorano suggestioni mitiche e sensazioni quotidiane. Il corpo si immerge nel liquido primordiale, il remo si trasforma in vero e proprio arto nautico, la vela in strumento di esplorazione; nella bellezza del gesto risiede una ritualità antica, una saggezza che conduce alla scoperta di sé e del mondo attraverso il mare. In questo "portolano sentimentale" la letteratura lascia il posto alla storia, l'arte alla geografia, il mito fa da contrappunto alla scienza. La precisione del linguaggio marinaresco cede agli slanci lirici e alle impressioni dei sensi: una sinergia armoniosa, filtrata dalla soggettività dell'autore, che si fa portatrice di una comprensione profonda del mare e dell'infinita libertà che ogni giorno offre. Mito ed esperienza personale, racconto collettivo e introspezione privata, si rincorrono e si sovrappongono in un incessante gioco di rimandi, ricondotti a una dimensione unitaria grazie all'amore profondo per quella "selvaggia foresta blu" che è il Mediterraneo. Ilaria Villata
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