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The papal collection of photographs in the Vatican Library
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2012
1 gennaio 2012
281 p., ill. , Rilegato
9788821008863

Voce della critica

  È ancora fresco di stampa The Papal Collection of Photographs in the Vatican Library di Sandra S. Phillips, recentemente presentato in Vaticano insieme a Cento immagini del XIX secolo dalla raccolta fotografica della Biblioteca Apostolica Vaticana di Anna Maria Voltan (versione in inglese, 2010), due volumi che, inseriti in un più ampio progetto di valorizzazione culturale, per la prima volta scandagliano lo straordinario patrimonio iconografico conservato nella Raccolta Fotograficadella Biblioteca Apostolica Vaticana, fino a oggi poco conosciuta. Certamente l'uso dell'inglese, legato alla nazionalità di Phillips (curator of photography del Museo di Arte Moderna di San Francisco), contribuirà alla circolazione e allo studio dell'imponente patrimonio fotografico custodito nelle varie sezioni conservative del Vaticano. Il lavoro di Phillips, anche se la studiosa non lo dichiara, ha come presupposto teorico la narratività della rappresentazione realistica della fotografia, caratteristica che, per la sua natura translinguistica, consente al nuovo medium, nel periodo preso in esame e che va dalle origini dagherrotipiche della fotografia al Concordato (1929), di entrare quale elemento coerente e non discontinuo di indagine e di approfondimento storico, nei complessi saperi forniti dal ricco patrimonio librario della Biblioteca e, a livello iconico, dalle immagini ivi custodite, elaborate dalla precedente tradizione incisoria, dalle guide turistiche illustrate, dagli atlanti, dai mappamondi e dalle raffigurazioni di indigeni e popolazioni di paesi lontani, cui la fotografia dà e riceve nuovo spessore saldandosi nell'esaltazione unitaria e convergente degli sguardi, delle ipotesi e, più in generale, della promozione conoscitiva. La medesima ossatura teorica sostiene l'autrice nello scrivere e nel mescolare fra loro, senza soluzione di continuità, diverse specificità disciplinari che, tagliate secondo un criterio cronologico, propongono alla nostra attenzione la storia del papato, quella della simbologia di cui lo Stato pontificio si è avvalso e si avvale per costruire la propria immagine, quella dei rapporti diplomatici che il papa-re ha promosso, stabilito e mantenuto con altri regnanti, quella ancora della cristianità del mondo cattolico e del ruolo universale di caput mundi esercitato da Roma come sede del successore di Pietro e infine, ma certo in maniera tutt'altro che subordinata, quella della fotografia tout court. L'interdisciplinarietà che ne deriva, il linea con i più aggiornati approcci metodologici dell'attuale esegesi fotografica, va progressivamente definendosi man mano che Phillips articola il proprio pensiero; la partenza – con i possibili raffronti con altri archivi eccellenti, con la sintesi a grandi linee della parabola fotografica, specie romana, del XIX secolo e oltre – si presenta con modestia, ma poi il lungo saggio si impenna quando l'autrice comincia a verificare la reciprocità dei rapporti fra affermazione sociale di grande e piccola borghesia, sviluppo industriale e ammodernamento tecnologico, politica, diplomazia ed elaborazione dell'immagine fotografica, con un movimento di puntualizzazione, ricco delle più svariate articolazioni, che si organizza attraverso l'esame delle numerose immagini – sciolte o raccolte in album, in buste e in portfolio – nel tempo commissionate e ricevute in omaggio dai diversi pontefici dell'epoca, a partire da Pio IX (1846-1878), da Leone XIII (1878-1903) e da Pio X (1903-1914), fino a Pio XI (1922-1939) e alla conclusione del grande fenomeno del collezionismo fotografico papale che può dirsi concluso con la vigilia del secondo conflitto mondiale (1938). Emergono, nella complessità delle problematiche trattate, le personalità dei fotografi emergenti – Suscipj, Morelli, MacPherson, Anderson (James), Caneva, Flachéron, Tuminello, Beato, Sebah, Bonfils – e la qualità formale ed estetica delle opere insigni che essi seppero creare e che, con la massificazione commerciale del settore fotografico, sopravvive ancora negli operatori più impegnati della generazione successiva, quali, fra gli altri, Naya, Verzaschi, Sommer, i Fratelli Alinari, Brogi e Rive, i cui temi più ricorrenti, volti a esaltare il primato artistico italiano e soprattutto la magnificenza papale, sono costituiti dalle emergenze paesaggistiche, architettoniche e artistiche della nostra penisola, ma anche a seguire gli interessi archeologici, promossi allora nell'Urbe e nelle campagne limitrofe dagli scavi recenti, oppure a illustrare i grandi capolavori della pittura rinascimentale e della statuaria antica dei Musei Vaticani. Tema trasversale particolare, che caratterizza come unica e irripetibile la collezione fotografica della Biblioteca Vaticana, è quello legato agli "Indirizzi papali", ossia all'indirizzario personale del pontefice che spediva – e soprattutto riceveva dai propri corrispondenti di tutto il mondo cattolico – lettere, libri, pagine miniate, testimonianze e resoconti di vario tipo, ma più spesso fotografie che permettono di ricostruire o costruire l'identità di numerosi fotografi professionisti e amatori, contemporaneamente offrendoci l'immagine di un mondo non più esistente, sia che si tratti della vecchia Europa che di paesi più o meno lontani, come di piccole e sparute comunità missionarie. A tutti gli autori dei materiali studiati, l'autrice dedica particolare attenzione in 116 schede catalografiche finali, filologicamente ineccepibili e gioiello del suo lavoro. Marina Miraglia

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