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Una storia semplice, rapida. il racconto di un momento che racchiude una vita. Un incontro, pretesto per raccontare un periodo, e meditare sui valori di quella vita, forse distante da noi, ma alla fine non straniera come sembra. Un perfetto prodotto dello stile De Luca. Asciutto apparentemente semplice ma niente affatto banale. Anzi..
Stupendo. Breve e intensissimo. Si legge in un pomeriggio e ti lascia tracce meravigliose, dubbi scottanti, immagini che si stampano nella mente. In questi tempi di ritorno della stagione dell'odio, l'umanizzazione di un criminale nazista che muore per un sottile gioco di vendetta, provocato dal maniacale studio della kabala in tarda età, è quanto di più sottile, perfido e geniale si possa leggere nei romanzi di Erri De Luca. Non c'è traccia alcuna di compassione verso il criminale, né di alcuna forma di disprezzo: il momento della morte diventa specchio di tutta la sua vita, passata a nascondersi e ad interrogarsi, a chiedersi del suo passato e quale sorte gli riservi il futuro. Muore. Basta questo. Ed è la stessa morte che diventa il suo messia.
Due vite; diverse ma unite indissolubilmente, un vecchio criminale di guerra convinto di avere per unico torto la sconfitta, sua figlia, divisa tra la repulsione e il dovere di accudire, che non vuole conoscere i capi d'accusa perché il torto di suo padre non è per lei riducibile a circostanza. Ma dove finisce il territorio della giustizia nella vita un soldato? Quale sottile linea separa la gloria e l'eroismo dei vincitori dalla condanna dei vinti? Una storia sui disastri della guerra e dell’olocausto, sulle convinzioni incredibili che hanno portato morte, dolore e disperazione anche a distanza di anni. Ma è possibile che nella storia, alla fine, ci sia soltanto il giusto e lo sbagliato? Il Bianco e il Nero?
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