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Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria
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Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria - Lorenzo Iervolino - copertina
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Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria

Descrizione


Premio Speciale Librai Ali, nel contesto del Premio Letterario Sportivo Memo Geremia, edizione 2017

Città del Messico, 16 ottobre 1968. Due atleti con i pugni alzati, i guanti neri, la testa china, i corpi immobili sopra al podio. È la premiazione dei 200 metri, i due uomini sono Tommie Smith e John Carlos. Sul secondo gradino, anche lui con una spilla del Progetto olimpico per i diritti umani, c'è l'australiano Peter Norman. Una foto, tra le più celebri del Novecento, immortala quel gesto di protesta inatteso. «Mostrano sempre l'immagine. Ma non raccontano mai la storia» ricorderà un giorno Carlos. Perché da allora i nomi e i corpi dei tre protagonisti saranno sospinti «nelle sabbie mobili dell'oblio». Squalificati a vita dalle Olimpiadi, rimarranno soli a fronteggiare le minacce di morte e l'ostracismo dell'establishment. A mezzo secolo di distanza, Lorenzo Iervolino si incarica di ricostruire quella storia, di riempire quel vuoto. Muovendosi tra finzione letteraria e un attento lavoro di ricerca, "Trentacinque secondi ancora" ripercorre la battaglia di Smith e Carlos dall'infanzia, segnata dalla segregazione razziale, fino alla gara della vita, per approdare al tardivo riscatto civile, politico e sportivo. Una battaglia che si salda alle inquietudini dell'America del secondo dopoguerra: i linciaggi e gli scioperi, Malcolm X e Martin Luther King, l'ascesa delle Black Panthers e l'attivismo del professor Harry Edwards, l'ispiratore della protesta. Che ci rammenta, ancora oggi, come una «vittoria finale» non sia possibile. Ogni generazione dovrà raccogliere il testimone lasciato da quei corridori.
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Dettagli

2017
2 marzo 2017
283 p., Brossura
9788898970698

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Stefano
Recensioni: 5/5

Libro veramente bello, che narra la vita dei due atleti anche prima di quella incredibile notte che rappresenta uno dei momenti sportivi più forti della storia olimpica. Oggi come allora fa riflettere tantissimo il modo in cui le persone di colore sono trattate negli Stati Uniti...

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mila
Recensioni: 5/5

Biografia stupenda di due atleti neri americani che vinsero le olimpiadi nel '68. Campioni osannati nello sport, ma emarginati nella vita, perché neri. Durante la premiazione olimpica, protestarono pacificamente contro la segregazione razziale. Il loro gesto e le conseguenze, passarono alla storia.

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Recensioni

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Voce della critica

Ci sono immagini che non si accontentano di impressionare la retina e vanno oltre, fino a squarciarla, come fosse una tela di Fontana. Quella del podio dei 200 metri a Città del Messico 1968 è certamente una di queste.

Quel pomeriggio dei Giochi, due campioni stellari, di colore, decisero che era giunto il momento di dire tutto; l’altro, il bianco di un altro emisfero, li appoggiò senza riserve ed insieme scelsero un inedito “gesto silenzioso”, unico come la firma del Caravaggio sulla Decollazione del Battista, non più rinviabile come l’aria dopo una lunga apnea.

Così, mentre le bandiere vengono alzate al vento, due di loro hanno un braccio alzato e una mano guantata di nero, tengono la testa bassa, sono scalzi. Tutti e tre hanno al petto, oltre alla medaglia, la spilla del Progetto olimpico dei diritti umani: da quel momento, il mondo era cortesemente invitato a documentarsi sulle orribili vicende della segregazione razziale negli Usa, passando dalla porta d’ingresso, austera e solenne, dei Giochi Olimpici.

Trentacinque secondi ancora (283 pagine, 23 euro) di Lorenzo Iervolino (66thand2nd) torna su quella vicenda a distanza di 50 anni, mantenendosi sempre in perfetto equilibrio tra la finzione letteraria e un attento e cospicuo lavoro di ricerca, con l’obiettivo di legare quel momento al mondo della frustrazione e della rabbia degli afroamericani.

Mettersi, con questo libro, alle calcagna (si fa per dire, ovviamente) di Smith, Carlos e Norman significa incontrare Harry Edwards, Alfonso De Alba, Malcom X e tutti gli uomini (e le donne) che ogni giorno lottarono, anche con piccoli gesti, per il riscatto della gente di colore e che quel giorno poterono, finalmente, fare sentire la propria presenza al mondo.

In un attimo l’obiettivo catturò quell’immagine che fece e continua a fare anche oggi il giro del mondo, diventando tra le più famose di sempre, perché il suo “suono del silenzio”, fulmineo, diretto, arrivò dove non doveva arrivare. Fu per questo che, chi capì, pensò (male) di cacciare i due americani e ostracizzare a vita l’australiano. Perdendo ancora una volta, perché ormai il Rubicone in versione Mississippi era stato attraversato e lanciato era stato il dado d’ordinanza: niente sarebbe stato più come prima.

Per questo suo lavoro, Lorenzo Iervolino ha scelto un efficace meccanismo di sovrapposizioni, dove tutto viene narrato muovendo da e verso quel momento topico della premiazione. È un continuo andirivieni di fatti, personaggi e testimonianze a porre al centro di tutto proprio quel 16 ottobre nel quale Tommie, Peter e John lasciarono tutti alle loro spalle, e non solo su quel nuovo, sorprendente, materiale chiamato tartan.

Uno dopo l’altro al filo di lana e insieme sul podio. Sì, perché in quella foto c’è anche lui, Peter Norman, l’australiano più veloce di sempre che, privo di obblighi e men che meno di recriminazioni, avrebbe potuto sfilarsi e godersi il momento e tutto il resto. E l’avrebbe fatto, se non fosse stato quell’uomo coerente e maledettamente onesto che era e che rimase per tutta la vita:  «I stood by their side», rimasi nè avanti, nè dietro a loro, ma con loro, dalla loro parte, ebbe a dire, senza piegarsi mai ad un Paese (il suo) che lo punì senza riserve.

«Ebbero il coraggio di agire. L’intuizione di saper creare una visione, utilizzando il linguaggio più rivoluzionario che avevano a disposizione: quello del corpo» scrive l’autore che ha anche il merito di smentirti, caro John Carlos. Adesso non potrai più dire «Fanno sempre vedere la foto, ma non raccontano mai la storia».

Recensione di Camillo Scaduto

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Il nuovo romanzo storico di Gianluca Barbera, Magellano (237 pagine, 17,50 euro), pubblicato da Castelvecchi, va consigliato ai terrapiattisti, ovvero a coloro che pensano che la Terra sia piatta. Il libro racconta la prima circumnavigazione del globo terrestre da parte di Magellano che nel 1519 partì da Siviglia con cinque caracche e, dopo tre anni di navigazione e diverse intemperie, scoprì l’Oceano Pacifico. Scoperte che misero in dubbio la parola di Dio contenuta nella Bibbia dove il mondo era senz’altro piatto. La narrazione è affidata alla voce di Juan Sebastian Del Cano, uno dei pochi sopravvissuti tornato in patria, il quale si attribuirà il merito dell’impresa infangando la memoria di Magellano, rimasto ucciso nell’isola di Mactan (nelle Filippine) in uno scontro con tribù feroci.

«…non vi è uomo di mare che rinuncerebbe a inseguire qualche sogno fuggente, quand’anche questo rischiasse di trascinarlo giù per un gorgo o in un fondo o in un abisso. E dunque di nuovo per mare, a inseguire il nostro sogno fatto di aria e di pure. O forse era solo il suo, di Magellano»

Un vero e proprio libro di avventura che narra di un viaggio per mare in terre lontane, celebra l’uomo Magellano («unico a meritare il titolo di circumnavigatore del globo e scopritore di nuovi mondi ad oriente»), il suo coraggio e la capacità di gestire situazioni straordinarie come ammutinamenti, tempeste, gelo polare, malattie e scontri con tribù, fatti eccezionali e fuori dall’ordinario  che contengono in sé una buona dose di pericolo e di mistero. Ciò che emerge tra le pagine è il piacere per i viaggi fantastici che ricordano le avventure narrate da Emilio Salgari, uno dei più grandi scrittori d’avventura, i cui personaggi affascinano per il forte senso di libertà, indipendenza e giustizia. Barbera racconta non solo un viaggio fisico, ma anche dell’anima. Un’anima intrisa dalla malinconia dell’avventura che sembra non avere mai fine. I protagonisti di Magellano agiscono sulla base di sentimenti profondi, come l’onore, l’odio, l’amicizia, la vendetta, il sospetto, il desiderio di libertà.

L’autore modula la narrazione sulla testimonianza di Antonio Pigafetta, geografo e etnologo che ha realmente partecipato alla prima circumnavigazione del globo di cui ha lasciato un resoconto dettagliato, la Relazione del primo viaggio intorno al mondo, oggi è ritenuto uno dei più preziosi documenti sulle grandi scoperte geografiche del Cinquecento. Pigafetta mantiene questo ruolo all’interno del romanzo: annota ogni cosa, ma rischia di rimanere vittima di complotti e attentati. Appunta considerazioni sulla testardaggine di Magellano, ostinato ad arrivare alle Indie seguendo la direzione opposta a quella già percorsa e conosciuta. Ciò che viene fuori è una via di mezzo tra romanzo storico e saggio biografico: un tratteggiatura della personalità del navigatore portoghese, indomito uomo che sfida le umane possibilità.

«Il Grande Oceano Pacifico. Così lo avremmo chiamato dopo averlo percorso. La più grande distesa d’acqua dell’intero globo. Ma ancora non lo sapevamo. Ancora non sapevamo di quali sacrifici e sofferenze esso sarebbe stato causa»

Il merito di Barbera non è solo quello di regalarci un romanzo di avventura, ma di scavare nella profondità di personaggi che, dinanzi alle sventure e alla paura, mostrano tutte le proprie debolezze e fragilità. Solo un uomo mantiene l’animo fermo, Magellano.

Recensione di Arcangela Saverino

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Conosci l'autore

Lorenzo Iervolino

1980, Roma

Lorenzo Iervolino (Roma, 1980) è redattore di «Terranullius» e componente della direzione artistica del Flep! Festival delle Letterature Popolari. Ricercatore e ideatore audiovisuale, nel 2012 ha girato l’Italia con il reading-concerto tratto dal romanzo Vogliamo tutto di Nanni Balestrini ed è coautore del format radiofonico La Staffetta – Storie ribelli e cronache perdute.Ha inoltre pubblicato con 66th and 2nd Un giorno triste così felice. Sócrates, viaggio nella vita di un rivoluzionario nel 2014 e Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria nel 2017. (Quest'ultimo gli è valso la vincita del Premio Speciale Librai Ali, nel contesto del Premio Letterario Sportivo Memo Geremia).

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