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Anno edizione: 2002
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Premettiamo che Thiess, ben consapevole della limitatezza delle fonti cui ha potuto attingere (il libro è del 1930), nel sottotitolo dichiara subito il livello storiografico del suo lavoro: il romanzo di una battaglia navale. Il pregio di questo libro è quello di non limitarsi alla vicenda in sé ma di inquadrare magistralmente la battaglia nel più vasto contesto delle strategie di influenza economico-militare, non soltanto russo-nipponiche, sul subcontinente cinese. L'affresco che ne deriva potrà essere lacunoso sul piano documentale, come giustamente affermano altri commentatori, ma il racconto non ne soffre; anzi, forse ne è avvantaggiato perché, senza perdere di vista lo svolgimento dei fatti, consente allo storico Frank Thiess di dare liberamente sfogo alla sua vena di "scrittore" e di consegnarci un romanzo di grande spessore, ove nelle migliaia di persone che vi prendono parte, a terra e su quelle navi, la guerra diventa anche un epico banco di prova, tanto inutile quanto sovrumano.
La storia vista come un grande romanzo epico scritto da uomini per altri uomini laddove il concetto di verità illanguidisce, scolora, fino a trasformarsi in opinione personale, sostenuta da qualcuno e negata da altri, perché la stessa scelta di farla rivivere attraverso un dato documento, anziché un altro, presuppone l'assenza di un'analisi obiettiva e la presenza invece di un'opzione, fra le altre possibili, frutto della cernita operata dallo storico. Questo è il paradigma storiografico che muove Thiess nel raccontare gli eventi che condussero alla disfatta della flotta russa ad opera di quella giapponese, a fine maggio 1905, a Tsushima, nello stretto di Corea. La triste e mistica Russia, "colosso dai piedi d'argilla", e il giovane ed impetuoso Giappone. Il grande tronfio Golia ed il piccolo austero Davide. I comandanti delle due flotte erano entrambi coraggiosi e di pari competenza militare (pur con gli inevitabili errori che anch'essi compirono), il solitario e silenzioso Rozestvenskij, che pensava sempre alla morte, e l'inflessibile ma non fanatico Togo. Se Togo fu decisivo nella battaglia di Tsushima nella disorientante manovra a nodo di fronte a due colonne parallele di navi russe, Rozestvenskij riuscì a portarsi dietro intatta la sua squadra navale da Liepaja, nel Baltico, a Tsushima. Le navi russe erano state costruite in fretta,"le macchine erano deficienti", il personale impreparato a governarle. La Russia era un paese isolato e in disfacimento. Subì "la guerra del carbone aperta dai neutrali" contro di lei e le sue navi furono costrette alla fine ad imbarcare solo combustibile tedesco, anziché quello gallese, di qualità migliore, di cui si servirono le navi giapponesi. Il tessuto sociale russo si stava liquefacendo per le istanze rivoluzionarie di un popolo che non si riconosceva più nello stato zarista, votato all'autodisintegrazione. Un libro che piacerà a coloro che si interrogano sulla storia senza eccessive pedanterie accademiche.
Nell'articolo "A Tsushima inizia la scalata del Giappone" di Stefano Carrer, pubblicato su Il Sole 24 Ore del 31 agosto 2008 si parla dell'importanza avuta dagli incrociatori Kasuga e Nisshin, costruiti dall'Ansaldo, nello schieramento di battaglia della flotta giapponese. Buona parte delle navi giapponesi erano state costruite in Gran Bretagna, nei cantieri della Vickers, al costo di 880.000 sterline. Cosa non rilevata da Thiess, il quale si sofferma ad analizzare le cose soprattutto dal punto di vista russo, dimenticandosi gli effetti che ebbe il conflitto sul futuro del Giappone, all'indomani della prima guerra mondiale. L'appoggio, non solo economico, dato dall'Inghilterra all'Impero del Sol Levante aveva l'obiettivo di bloccare l'espansionismo russo in Estremo Oriente. Qui l'autore, pur non essendo mai stato storico di professione, centra in pieno la sua analisi.
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