Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +10 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione:
Prenota e ritira
Verifica la disponibilità e ritira il tuo prodotto nel Negozio più vicino. Scopri il servizio
Riepilogo della prenotazione
Grazie!
Richiesta inoltrata al negozio
Da un fatto di cronaca realmente accaduto (inquietante) in Canada, Kevin Smith, alias Silent Bob, ritrova l'interesse per l'horror (dopo Red State, che fu distribuito direttamente in Dvd) e alle sue sensibilità di fumettista. Ovviamente in Tusk il genere viene adattato all'umorismo dissacrante e iconoclasta del regista, che non rinuncia nemmeno qui alla passione per i dialoghi surreali. Ma l'esecuzione della storia è troppo reminiscente di uno degli episodi della serie televisiva Masters of Horror per risultare originale o convincente, e certamente potrebbe essere limitata al tempo canonico di quella serie: 50 minuti, massimo. A poco serve il casting very cool di alcuni attori la cui presenza è un (cinematografico) "rimando ad altro". Se nella parte iniziale la vicenda di Wallace, interpretato da Justin Long travestito da Ringo Star (si capirà dopo il senso dei suoi baffi "da tricheco" e del rimando a uno degli esecutori della canzone "I Am the Walrus") è divertente e imbevuta di riferimenti alla cultura pop, a poco a poco la storia diventa scontatamente moralista, attaccando quei (nuovi) media di cui Smith si serve da sempre (suo il podcast settimanale SModcast) e sconfinando in una parabola sulla crudeltà umana che nulla aggiunge all'opus cinematografico sull'argomento. L'unico momento di genuino pathos è un flashback in cui Génesis Rodriguez nei panni di Ally, la compagna tradita e trascurata di Wallace, racconta il loro rapporto: un toccante e quanto mai realistico resoconto delle dinamiche di un abuso domestico, assai più che di una relazione disfunzionale. Il resto è solo pulp fiction e generica condanna di quel mondo infantile e machista (il cui simbolo nel film è lo studio di registrazione del podcast, "una cava da masturbazione") che esclude la crescita umana, prima ancora che maschile.
Recensioni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore