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Sebbene le opere di Édouard Glissant siano state sinora tradotte in Italia con diversi anni di ritardo, i lettori dell'"Indice" conoscono questo scrittore già dall'aprile del 1993, quando Carminella Biondi mise in luce come la posta in gioco della sua scrittura fosse di "dare una voce originale ad un mondo costruito prevalentemente da altri, ad una storia che non c'è, con strumenti del tutto inadeguati quali poetiche d'accatto, elaborate altrove, ed una lingua, il francese, con cui si deve imparare a lottare e a giocare per farle esprimere le voci di una realtà che le è in larga parte estranea". Qualche anno dopo, nel giugno 1998, recensendo Poetica del diverso, Mariolina Bertini sottolineò anche "la capacità di Glissant di formulare problemi generali e di spaziare in orizzonti vastissimi senza mai abbandonare la specificità della sua ottica individuale".
Il tardivo interesse dell'editoria italiana per questo autore non impedisce al lettore che non conosce la lingua francese di lasciarsi avvincere dalla sua opera. Come già puntualizzato su queste pagine (2007, n. 11) ogni passo scritto da Glissant può ricondurre a un altro pubblicato in momenti diversi. Le riflessioni citate sono perciò e tanto più pertinenti per avvicinarsi a Tutto-mondo, una pietra miliare nell'opera di Glissant, pubblicata in lingua originale proprio nei primi anni novanta. Si tratta di un romanzo? Di un saggio? Inutile rifugiarsi in queste categorie nel caso di un'opera intessuta attorno a un susseguirsi di scene archetipiche che trasmettono, nel loro stesso avvicendarsi, un senso di sfasamento e di distanza. Una delle prime sequenze di Tutto-mondo, certo significativa per il lettore italiano, si svolge a Vernazza, dove Mathieu, uno dei fili conduttori dell'opera, più che il suo protagonista, ha effettuato alcune tappe del percorso verso il tutto-mondo, appunto. Ma Tutto-mondo non inizia, o inizia tante volte da condurre al disorientamento. È un'opera a spirale, che si avvolge su se stessa e divaga, un aleph di portata cosmica, ma ben lontano dalla prevedibilità e dall'ordine. Leggendo, infatti, ci si renderà conto che del tutto-mondo che intuisce Mathieu fanno parte anche accadimenti lontani nel tempo e nello spazio, e il "Promemoria delle precedenti peripezie" che apre l'opera è un riferimento garbato e sorridente alle precedenti opere dello scrittore, immortalate come un'unica costellazione che include anche quest'opera e si apparenta a tante altre, anche di altri autori, fino a formare una galassia, un tutto-mondo contenuto in nuce in ogni lettera della prima pagina di questo stesso vertiginoso libro.
Tra le conversazioni precedenti all'abolizione della schiavitù e attribuite a due piantatori schiavisti, le avventure di giovani (martinicani e non) degli anni quaranta che viaggiano e aggrediscono la vita in un momento storico paradossale e assurdo dal loro punto di vista, le evocazioni di infiniti paesi lontani tra loro, dall'Egitto agli Stati Uniti, e mille altre vicende, il lettore si trova in un vortice che lo circonda senza trasportarlo, poiché la distanza critica è sempre mantenuta, grazie anche alle riflessioni attribuite a diversi personaggi. Oltre alle sequenze narrative legate tra loro da sottili rimandi, gli aforismi caratterizzano la scrittura di Glissant, il quale, da buon filosofo, non perde l'occasione di piantare il seme della riflessione e della divagazione in chi legge. Ma nemmeno a questi aforismi ci si potrà aggrappare per appagare l'ansia di ordinare e dare un senso compiuto a Tutto-mondo. Infatti, la sensazione di incompiutezza, di marasma affascinante ma fuori controllo, è accresciuta da ciò che Glissant chiama le sentenze, le citazioni che solo lui stesso o i suoi prossimi possono intendere (senz'altro perché si riferiscono a eventi privati), ma che risultano brillanti nonsense per i profani.
Per accrescere poi ulteriormente la sensazione di instabilità, questo universo disordinato e in continua espansione viene narrato "in salsa creola", attraverso riferimenti linguistici e culturali a una realtà che corrisponde, almeno in parte, all'esperienza biografica che Glissant ha dei Caraibi, ma che risulta del tutto straniante per chi, privo di conoscenze specifiche, lo legga in traduzione. Un esempio per tutti: le venditrici di paccottiglia erano donne che si guadagnavano da vivere viaggiando tra un'isola dei Caraibi e l'altra e comprando in un'isola ciò che nell'altra era irreperibile per poi rivenderlo. Uno dei tanti alter ego di Glissant che popolano Tutto-mondo si lascia sfuggire che queste venditrici sono la "Relazione" stessa e commenta, per chiosare la sua attività di romanziere: "Diciamo, ed è per vantarmi, che io sono il venditore di paccottiglia di tutte quelle storie rassemblate". Quest'immagine al contempo quotidiana e distante pare efficace per evocare la vertigine relazionale e letteraria costituita da Tutto-mondo.
Paola Ghinelli
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