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L' ultimo scalo del Tramp Steamer - Álvaro Mutis - copertina
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ultimo scalo del Tramp Steamer

Descrizione


«Molte facce e molte maschere ha l'amore, parola con cui nominiamo innumerevoli sentimenti». Dal Baltico al Sud America, i vagabondaggi di un vascello fantasma e le tappe di un amore impossibile.
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Dettagli

4
1997
Tascabile
10 settembre 1997
107 p.
9788845913136

Valutazioni e recensioni

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Philo
Recensioni: 4/5

Alvaro Mutis non delude mai.

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TheTrainReader
Recensioni: 2/5

Un racconto che vuole mettersi il vestito da racconto di viaggio, ma che finisce col cucirsi addosso solo qualche toppa da storia di spostamento. Il viaggio di lavoro è diverso, implica interpretare per la maggior parte del un ruolo (professionale) nonostante gli stimoli che arrivano dall'esterno, tipici del viaggio stesso. Per questo diventa una doppia avventura, la curiosità si amplifica: non si è turisti, si è esploratori, nel tempo libero si scelgono le strade secondarie, si provano le taverne dei locali, si vive la meta. La prima parte del racconto rispecchia proprio l'avventura del viaggio di lavoro. L'autore riesce pienamente a far vedere attraverso gli occhi del protagonista, impiegato di una multinazionale petrolifera, i mondi che uno dopo l'altro si susseguono nei suoi spostamenti. Porti, persone, colleghi, gente. Il racconto è fluido, avvincente, fascinoso. Poi, però, quando l'atmosfera è quasi costruita e il cuore del racconto sta per aprirsi, l'autore sembra improvvisamente aver fretta di terminare la sua opera. Comincia un racconto piatto, telegrafico, che contrasta con il tema che vorrebbe invece far trasparire un turbine di emozioni, dalla nostalgia al sollievo, dalla rassegnazione al mistero. La qualità della prima parte riesce, mediando sull'insieme, a colmare alla superficialità della seconda, ma purtroppo non è l'ordine adatto per un libro narrativo.

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Lapo
Recensioni: 5/5

Nella prima parte del romanzo lo scrittore colombiano racconta dei suoi ciclici e fortuiti incontri con il cargo Alción in diversi porti, dalla Finlandia ai Caraibi, mostrando ogni volta lo stupore per come quella carretta del mare in condizioni disastrate potesse tuttavia continuare a solcare le acque, e perciò maturando nei suoi confronti un forte senso di empatia e solidarietà. Nel languore dei tropici capirà poi dalle dolenti rivelazioni del basco Jon Iturri, capitano di quell’imbarcazione sconquassata che lo aveva al contempo ossessionato e rapito, le ragioni della sua resistenza e longevità. Ragioni in parte collegate a due vecchie conoscenze del narratore – e dei suoi lettori – che fanno capolino fra le pagine: Maqroll il Gabbiere e Abdul Bashur, ma soprattutto intimamente connesse alla sorella di Bashur, Warda, che giocherà un ruolo chiave nelle vicende. Grande racconto di Mutis, narrato con prosa elegante e ricco di passaggi profondi, da leggere lentamente così da assaporarne ogni frase.

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Voce della critica


recensione di Puccini, D., L'Indice 1992, n. 1
(recensione pubblicata per l'edizione del 1991)

L'incanto di questo romanzo breve di Alvaro Mutis sta tutto o quasi nella sua deliziosa struttura speculare, come ora si vedrà. Nelle prime quaranta pagine - un ricamo di coincidenze, fitto di riferimenti letterari -lo scrittore o il suo alter ego, in sostanza un poeta e prosatore che un mestiere d'altra natura porta in luoghi assai diversi, narra in prima persona i quattro "incontri" che ha avuto con un vecchio e malridotto mercantile di quelli che in marina si chiamano Tramp Steamer, carghi "che viaggiano di porto in porto cercando carichi occasionali da trasportare dove che sia". Quegli incontri sono del tutto casuali ma non per questo meno strani e impressivi: or la vecchia "carretta del mare" gli si presenta, come un fantasma, nelle acque gelide del Baltico, poco distante da Helsinki, ora in acque tropicali o simili in Costa Rica, in Giamaica o alle foci dell'Orinoco. Ed è propria qui, durante un viaggio lungo il gran de fiume, che l'"io" del racconto s'imbatte nel capitano dell'Alci¢n come si chiama, per scelta bizzarra, il Tramp Steamer.
Perché appunto da qui si snoda la narrazione principale: la storia d'amore tra il capitano, il basco Jon Iturri, e la bellissima Warda, una libanese, padrona del cargo, i cui guadagni dovrebbero emanciparla della famiglia e dagli impacci che le provengono dalla rigida tradizione musulmana. Nel racconto frammentario di Jon, trascritto ora in forma diretta ora per lo più indiretta, ritornano appunto come in uno specchio tutte le tappe dell'Alci¢n, nell'ordine medesimo in cui le ha vedute, con stupori e curiosità, lo scrittore nella prima parte del romanzo: Helsinki, Punt Arenas, Kingston, e delta dell'Orinoco. Solo che il punto di vista è in questo secondo caso quello di Jon di Warda: cosicché gli stessi luoghi visitati prima assumono ora agli occhi dei due amanti una dimensioni del tutto differente da quella che aveva affascinato, per ben altri motivi, lo scrittore. Una specularità, dunque, deliberatamente deformata e dolcemente distorta.
La quale tuttavia si fonda sulla straordinaria analogia tra l'itinerario melanconico del mercantile, la cui sopravvivenza sembra sempre più improbabile e precaria, e quella della pur travolgerete storia d'amore che, come afferma un personaggio del libro, dovrà per forza seguire la medesima sorte del primo. E le stesse fasi che avevano scandito l'attrazione dello scrittore per il Tramp Steamer, anche se accolte ognuna da una diversa cornice geografica appartengono di diritto anche all'Alci¢n, che finisce per tradursi nel simbolo ambiguo e quasi mitico di tutta la vicenda, compreso il suo patetico naufragio in acque fluviali.
Naturalmente l'elemento che più somiglia alla storia della nave non è soltanto la storia itinerante dei due amanti, ma anche e soprattutto quella del suo capitano cinquantenne, che alla fine del suo resoconto conclude: "Quella nave sbandata e quasi in rovina che lei vide al molo di Kingston è il miglior ritratto dello stato d'animo del suo capitano. Non c'era rimedio per nessuno dei due. Il tempo riscuoteva i suoi crediti. I giorni del vino e delle rose erano finiti per entrambi". Eppure, ripeto, quella scansione in varie tappe d'una passione amorosa offre a Mutis il destro di descriverci un numero equivalente di felici e sconvolgenti apparizioni della bella Warda ovvero di netti e sorprendenti "attacchi" di scrittura.
Composto fuori dal ciclo di Maqroll il Gabbiere, a cui appartengono invece "La neve dell'ammiraglio" (recensito nel n. 10, 1990 dell'"Indice") e "Ilona arriva con la pioggia" (Einaudi), in questo "Ultimo scalo del Tramp Steamer" Mutis non rinuncia a qualche riferimento non solo al Gabbiere ma alla sua amante triestina Ilona (p. 59), come è sua abitudine di abile e ironico giocoliere di cose letterarie. E anche qui, come ne "La neve dell'ammiraglio", si diletta a strizzare l'occhio al suo amico, conterraneo e sodale letterario Gabriel Garc¡a M rquez non solo dedicandogli un libro, ma indirizzandosi direttamente a lui subito nella prima pagina, laddove afferma che da quando ha ascoltato la storia ch'è sul punto di trascrivere avrebbe sempre desiderato "raccontarla a uno che, nell'arte di narrare le cose che succedono alla gente, si è rivelato un maestro". Ma chi conosce bene "Cent'anni di solitudine" sa che anche qui Mutis usa due frasi che sono in quel libro. Anche qui, anzitutto, parla della sagoma del Tramp Steamer che si stagliava nelle acque del Baltico dando "l'impressione che il mondo fosse stato appena inaugurato" (frase che aveva già ripetuto ne "La neve dell'ammiraglio"); e più avanti, dove il povero piroscafo incrocia uno yacht su cui navigano lo scrittore e una provocante costaricana in ridottissimo bikini, che per di più, salutando con un gran agitare di braccia, lascia quasi scoperti i seni, Mutis non può fare a meno di osservare e "pensare che l'incredibile visione avrebbe accompagnato quegli uomini [i laceri marinai dell'Alci¢n] durante chissà quale interminabile tragitto del loro viaggio accidentato". Qui il ricordo va a un episodio simile di "Cent'anni" laddove si dice che la vista "delle ragazze che saltavano come pesci nei fiumi trasparenti" avrebbe lasciato nei "passeggeri del treno l'amarezza dei loro seni splendidi" (durante il viaggio in treno di Meme nei giorni del drammatico sciopero). Piccoli giochi di complicità e d'ironia che si aggiungono all'intenso tessuto della narrazione: docile ai virtuosismi di uno scrittore di razza come Mutis e sempre sul punto di autosublimarsi attraverso i ricordi della buona letteratura "di mare e di costa", come suona un titolo di Conrad.

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Conosci l'autore

Álvaro Mutis

1923, Bogotà

Scrittore colombiano.Considerato da molti uno fra i massimi maestri della letteratura ispanoamericana, ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui in Italia il Premio Médicis nel 1989 e il Premio Nonino nel 1991. Il padre, Santiago Mutis Dávila era un diplomatico, e il suo incarico lo portò a trasferirsi in Belgio nel 1925 insieme alla famiglia.Álvaro trascorse quindi i suoi primi anni di vita a Bruxelles, dall'età di due anni fino alla scomparsa del padre, che avvenne quando il bimbo aveva nove anni.Fece ritorno in Colombia, ma gli sarebbero per sempre rimasti impressi i viaggi dell'infanzia, dall'Europa alla Colombia, compiuti soprattutto su nave.La sua narrativa abbonda di riferimenti al tema del viaggio, e la la fascinazione subita dal mare è un...

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