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L' ultimo tango di Salvador Allende - Roberto Ampuero - copertina
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L' ultimo tango di Salvador Allende - Roberto Ampuero - copertina
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Descrizione


È l'alba dell'11 settembre 1973. È ancora buio quando Salvador Allende, presidente del Cile, viene svegliato da una telefonata con cui i suoi uomini lo avvisano che tutte le forze militari stanno attaccando la capitale. Il Dottore accende la luce e si infila gli occhiali con la convinzione che quel giorno morirà: è ormai chiaro che il golpe a lungo minacciato dai suoi avversari sta ora per compiersi davvero. 2008. David Kurtz, ex ufficiale della CIA, torna dagli Stati Uniti a Santiago trentacinque anni dopo aver partecipato alla cospirazione che condusse al colpo di stato in cui Allende venne destituito da capo del governo e perdette la vita. Sua figlia Victoria, prima di morire, gli ha affidato una lettera e un diario scritto in spagnolo strappandogli una promessa: consegnare le sue ceneri a Héctor Aníbal, un ragazzo che lei aveva frequentato durante gli anni trascorsi con la famiglia in Cile. Con la disperazione e la tenacia proprie di un padre che ha perso prematuramente la figlia e vuole portare a termine quella che è forse l'unica missione "d'amore" della sua vita, David si avventura in un mistero apparentemente insolubile: chi è Héctor Aníbal? E come rintracciarlo? Spiazzato dalle rivelazioni inattese sull'oscuro passato della figlia, David comincia a tradurre il diario, e più si addentra tra le pagine più si rende conto che trentacinque anni prima lui e i suoi colleghi avrebbero sborsato migliaia di dollari per quel quaderno.
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Dettagli

2014
15 aprile 2014
353 p., Brossura
9788804640653

Valutazioni e recensioni

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Libro molto bello sul Cile e sugli anni del colpo di Stato Allende/Pinochet, anche se a volte un po' troppo legato alla tradizione sudamericano del tango che qui ne determina i ritmi, non sempre veloci. Le pagine dedicate al volo supersonico (196-197) sono un capolavoro.

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Giacc
Recensioni: 5/5

Il libro più bello che abbia mai letto su Salvador Allende. Difficile comprendere dove finisca la storia e dove cominci il racconto. Si intrecciano in un modo magistrale che è impossibile credere che si tratti di personaggi e dialoghi di fantasia. È talmente reale che le emozioni suscitate dell'autore nello scorrere delle pagine ti restano dentro fino a far sperare in un finale diverso, pur sapendo che non potrà essere così. Il tango, forse il vero protagonista del libro, resta sullo sfondo eppure è imprescindibile per capire carattere e peculiarità dei personaggi. Immaginare Allende che di sera, dopo una giornata di intenso lavoro e di sventati attentati alla propria vita, scalzo, provi piccoli e impacciati passi di tango sul tappeto del suo studio, crea un'empatia ancora più forte con l'uomo prima ancora che con il politico che è stato.

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ago
Recensioni: 4/5

Tre differenti voci (quella del panettiere Rufino, che scrive il suo diario personale dei giorni risalenti al 1973; quella dell'ex-agente CIA David, che racconta il piano contemporaneo della vicenda; quella, in terza persona, del narratore, che descrive le ultime ore della presidenza Allende)per un unico bel romanzo, dolce ed avvincente nello stesso tempo, sullo sfondo di una delle pagine più controverse della storia dell'America Latina (e non solo). E con un finale davvero commovente.

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Voce della critica

    Roberto Ampuero è uno degli scrittori cileni più letti in Italia, eppure sfugge di solito all'attenzione dei critici e soprattutto dei celebratori della cultura latinoamericana. Non incarna il luogo comune dell'intellettuale del sud del mondo, non abita le regioni del realismo magico e non fa (più) parte della galassia della sinistra locale. Non ha mai evitato di confrontarsi con la storia del suo continente, anche quando mostrava la sua faccia più controversa, ma sempre con l'amareggiato disincanto del protagonista di tanti suoi libri, il detective Cayetano Brulé, e con lo scetticismo guadagnato nel corso della vita. È stato membro del partito comunista cileno, esiliato in Germania dell'Est e poi a Cuba, aderendo all'inizio con entusiasmo alla rivoluzione castrista. In seguito, tuttavia, ha preso le distanze dal regime dell'Avana e da tutto il movimento marxista latinoamericano, finendo per diventare ambasciatore e poi ministro della cultura del governo di centrodestra di Piñera. È significativo perciò che proprio Ampuero racconti gli ultimi giorni di vita di Salvador Allende, l'uomo assurto a rappresentare il canone del politico democratico di sinistra martire delle dittature militari e di estrema destra degli anni settanta. Quello di Pinochet dell'11 settembre 1973 è rimasto in fondo il golpe per eccellenza, sineddoche di una tragedia collettiva che avvolge due decenni, l'America Latina e la coscienza civile mondiale. Ampuero racconta questa tragedia frammentando la narrazione in due piani temporali e attingendo molto dalla sua autobiografia. Nel 2008 l'agente della CIA in pensione David Kurtz, già in servizio a Santiago negli anni a cavallo del golpe e in seguito in Germania dell'Est, torna in Cile per adempiere l'ultimo desiderio della figlia morta di cancro: ritrovare il fidanzato dell'università, un amore di cui il padre non sapeva nulla, e restituirgli un diario di difficile decifrazione, scritto a matita dall'enigmatico Héctor Aníbal. Trentacinque anni prima, tra il 1972 e il 1973, Rufino, umile panettiere di Santiago, si riavvicina sorprendentemente al presidente Allende, che aveva conosciuto quando entrambi, poco più che ragazzi, studiavano teoria politica nel negozio del calzolaio italiano Demarchi, attivista anarchico. Le memorie del panettiere cileno si alternano alla ricerca dell'ex agente americano, fino a confluire forse proprio nelle pagine di quel misterioso diario. La ricostruzione di un testo scritto è da sempre parente stretta del lavoro di una spia: in entrambi i casi ci si affida all'esegesi delle parole, chiedendo loro di rivelarci più di quel che l'autore voleva dire. Involontario critico letterario, Kurtz ripercorre dolorosamente le sue vicende private e familiari insieme alla storia del paese che – come ripete con amarezza – ha contribuito a mandare in rovina. Quel che ne emerge è tuttavia sorprendente, specie per il lettore italiano, se si pensa che a scriverlo è un cileno che aveva creduto nel socialismo e che è passato attraverso l'esperienza drammatica dell'esilio: pur senza revocare mai in alcun modo il giudizio di condanna nei confronti di Pinochet e degli orrori di cui si è macchiato, Ampuero riflette apertamente e senza pregiudizi sui gravi errori commessi dal governo di Allende, soprattutto nella programmazione economica e nel suo abbraccio mortale con la rivoluzione cubana e con l'influenza sovietica. L'umile panettiere riesce a vedere nella realtà quotidiana quello che sfugge ad Allende, ostaggio della sua autoreclusione nei palazzi del potere: le code della gente per il pane, le stesse che Rufino ha visto quando ha accompagnato il presidente a Mosca e all'Avana, non possono essere un caso, non possono dipendere soltanto da presunti complotti dei capitalisti, sono invece intrinseche alla costruzione di un modello di società che cancella l'individuo e ne reprime sogni e progetti. Disperato, il panettiere scongiura il vecchio di aprire gli occhi e smettere di piegare il paese reale alle linee astratte della dottrina politica. Ne viene fuori un ritratto di Allende non più come l'eroe senza macchia della leggenda popolare, ma con tutte le debolezze dell'uomo: onesto e sincero, ma anche debole, insicuro, incapace di leggere fino in fondo la tragedia e i bisogni del proprio popolo. Naturalmente è solo letteratura, non storiografia. Il diario di Héctor Aníbal non esiste, né vi sono altre prove documentali a sostegno di quanto Ampuero fa dire ai suoi personaggi. È però il racconto di un intellettuale che quelle vicende le ha vissute in prima persona, dalla parte giusta della barricata, e che oggi può permettersi il lusso di parlarne senza complessi e falsi pudori, in un romanzo che una volta chiuso ci lascia con una punta di sgomento, e soprattutto con la voglia di riaprirlo.   Silvio Mignano  

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Conosci l'autore

Roberto Ampuero

1953, Valparaiso

Roberto Ampuero è uno scrittore, giornalista e professore universitario cileno. Nel 1973 ha lasciato il Cile ed è vissuto a Cuba, a Bonn, in Svezia, e dal 2000 si è stabilito negli Stati Uniti dove insegna alla University of Iowa. Il suo romanzo d'esordio è La guerra delle pesche del 1985, scritto mentre viveva nella Germania dell'Est. Il secondo, Chi ha ucciso Cristian Kustermann?, pubblicato nel 1993 ha ricevuto il premio letterario El Mercurio e ha riscosso immediatamente un enorme successo dando inizio a una saga molto popolare con protagonista il detective privato cubano Cayetano Brulé. I suoi romanzi sono stati pubblicati in America Latina e Spagna, in Portogallo, Francia, Germania, Italia, Grecia, Cina e Svezia e sono stati tradotti in tedesco, francese,...

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