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Dispensatrici di morte associate alla lussuria e alla sterilità le vampire transitano nei millenni dalle divinità delle epoche ancestrali a Isthar dalle cronache morave seicentesche al Rescritto sui vampiri e accedono alla narrativa di consumo e al cinema. Lo studio di Conti e Pezzini analizza con acuta limpidezza la genesi di questo angoscioso paradigma a partire dalle prime vampire in prosa dell'Europa moderna tra cui la Carmilla (1871) di Joseph Sheridan Le Fanu il quale consacra il mito della contessina stiriana vampira e seduttrice. Accolta con entusiasmo nell'Inghilterra vittoriana la provocatoria rappresentazione della vampira è proiezione letteraria delle fantasie morbose e proibite a cui darà forma erotizzando il mostro il cinema: Carmilla e le sue sorelle al confine tra incubo fuseliano e realtà incarnano nelle vesti di amanti di regine o di schiave non solo timori ma conflitti nevrosi e desideri inconfessabili. Stimolante e ricco di spunti il libro partendo dall'assunto che nel cinema di vampire "precipita molta della mitologia su un Femminile inquietante" rintraccia e analizza in modo esaustivo le apparizioni e i significati di questa figura emblematica e ne ripercorre l'evoluzione cinematografica fino a oggi. Dall'Inghilterra alla Francia dalla Spagna al Belgio tra doppi e raddoppiamenti riferimenti al sangue come simbolo di vita e di morte (o di bellezza per la sanguinaria Erzsébet Báthory) ed erotismo tra donne la favola nera di Carmilla è tra le fonti principali di innumerevoli produzioni cinematografiche in parte sempre fedeli a Le Fanu creatore nella figura dell'enigmatica vampira di una inquietante e significativa espressione della modernità.
Silvia Lorenzi
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