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Anno edizione: 2011
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Analisi poderosa e molto dettagliata su ciò che è la bellezza dell'Italia distrutta come d'un tratto da un orda di barbari che in parte siamo noi cittadini. Si parla di molti argomenti tra cui tutta la promozione tutistica del "Bel paese", vista in modo fallimentare. Anche si è spesa molto l'Italia per la tutela dei Beni Culturali, ma forse poco per la cultura in sé e questo davvero leggendo questo libro è quello che fa più male. Complimenti davvero per l'analisi rigorosa e precisa che la coppia di giornalistifa in modo rigoroso e proverbiale. Davvero non ci meritiamo di avere una nazione così così ma la verità è quello che conta.
la "strana coppia" STELLA-RIZZO ci presenta un opera esauriente ed appassionante a proposito dell'incuria nostrana verso il patrimonio artistico-culturale del bel paese. giudizio di gran lunga positivo che va a riconfermare il successo ottenuto con "LA CASTA"
ad ogni capitolo provavo sempre vergogna d essere italiano. arrivato all'ultimo, ho capito xkè siamo in queste condizioni. v consumate il fegato a leggere queste realtà, ma ne vale la pena x capire dove stiamo andando.
Recensioni
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La formidabile coppia di giornalisti / saggisti italiani specializzati in libri-denuncia sugli orrori del Bel Paese, dedicano questa volta un volume alle bellezze del paesaggio: alle poche ancora intatte e alle molte ormai devastate.
Croce affermava che "il paesaggio è la memoria della Patria". Ben poca memoria sembriamo avere noi, anche se in questi mesi cerchiamo di mascherarlo facendo fronte comune per i festeggiamenti dell'Unità d'Italia. Dopo la lettura di queste pagine l'impressione è che l'Italia sia unita solo dal degrado e dall'incuria, dalla stupidità e dalla speculazione, a Nord come a Sud, nelle Isole come nelle regioni del Centro.
È lo stesso Stella, in un incontro che anticipava l'uscita del volume, a raccontare alcuni esempio dei tanti che potremo trovare nel testo.
Spese esorbitanti e inutili, scempi architettonici e urbanistici, vestigia martirizzate:
"Partiamo dalla storia del Tempio di Apollo a Selinunte. Nel gennaio del 2000 vennero erette delle impalcature che dovevano servire per fare dei rilevamenti sullo stato dell'edificio. Poco dopo la ditta che aveva l'appalto dei lavori litigò con la sovrintendenza e da quel momento nessuno si è più occupato di smontare quelle impalcature. Il turista straniero che viene in italia per visitare queste vestigia si trova così di fronte a una struttura metallica che le ricopre, totalmente priva di scopo. Una cosa che sembra impossibile."
A due passi da Selinunte troviamo Triscina mare, un paesone a ridosso della spiaggia di 5.000 case tutte abusive, al punto da non avere i nomi delle vie, per non parlare delle strade e della rete fognaria inesistente.
Risalendo lungo la Penisola, ecco Pompei: "103.000 € per censire 53 cani randagi che sono ancora lì" e che tranquillamente utilizzano muri e affreschi come toilette. "6 milioni di Euro per il restauro del Teatro di Pompei che si stava sgretolando" e l'intervento in cosa è consistito? Nell'inserimento di colate di cemento che hanno ricoperto i resti romani e hanno completamente snaturato la gradinata del teatro.
A Nola un villaggio preistorico ricoperto dalla cenere del Vesuvio esattamente come Pompei e dunque ritrovato praticamente intatto (venne recuperato persino un prosciutto) è ora sommerso dalle acque piovane e di reflusso - per una semplice pompa guasta - che hanno creato un lago sugli scavi, danneggiando gli straordinari reperti inesorabilmente.
E vogliamo parlare del Villaggio Coppola a Castel Volturno o del degrado della Reggia di Carditello, un gioiello abbandonato e violentato dai vandali?
Saliamo in Lazio: a 50 metri dal Mausoleo di Cecilia Metella era stata edificata una villa, fortunatamente abbattuta rapidamente dall'allora sindaco Veltroni. Una su tante, troppe, che ogni anno spuntano come funghi nelle aree più belle dei dintorni romani.
"Ma come è possibile - scriveva ai tempi lo stesso Stella sul Corriere della Sera - costruire una villa fuorilegge lì, dentro uno dei parchi archeologici più famosi del mondo, protetto da regole di salvaguardia rigidissime, sorvegliato da un manipolo piccolo ma appassionato di guardiaparco? È possibile."
E al Nord non si sta meglio.
Arriviamo in Veneto e vediamo un'area vastissima ormai trasformata in un ammasso di capannoni, quel paesaggio stigmatizzato da Zanzotto, quella campagna di Palladio e del Giorgione "intossicata, sconquassata, rosicchiata, castrata"...
Così racconta ancora Stella parlando del Piemonte:
"Ladri, vandali, balordi hanno portato via ogni cosa dalla casa Cavour di Leri, in provincia di Vercelli, che Michele Benso comprò nel 1822 e dove il figlio Camillo sperimentò tecniche d’irrigazione d’avanguardia. Dove c'era una sua statua a presidio della memoria, che è stata decapitata e dove hanno portato via tutto: porte, affreschi, tegole dei tetti... perfino la scala interna distrutta per rubare i gradini di marmo. E non siamo nella sgangherata periferia campana, ma nel civilissimo Piemonte".
Inutile dire che la lettura di queste pagine crea un senso di claustrofobia, con la inevitabilità dei fatti che racconta, come una strada senza uscita.
Il precipitare della nostra nazione dal primo al 28.mo posto tra le mete turistiche più ambite del pianeta in rapida ulteriore discesa, l'inutilità di stanziamenti inauditi (milioni di euro per un sito turistico sull'Italia raffazzonato e per nulla visitato, ad esempio), la disaffezione degli stessi italiani per il proprio paesaggio dovrebbero allarmare le classi dirigenti e stimolarle ad agire prontamente, partendo dai piccoli interventi e allargando lo sguardo a tutta la politica nazionale.
Inutile dire che poco o nulla viene fatto in questa direzione.
A cura di Wuz.it
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