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Anno edizione: 2021
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Dell'epoca in cui viaggio era comunque ancora sinonimo di avventura e dove fette di mondo si offrivano a sguardi ancora vergini, in cui il concetto di "turismo" era ancora lontano, dopotutto. A me è piaciuto molto, invece, e non l'ho trovato affatto noioso. Tutt'altro. Trovo affascinante leggere come si muovevano i viaggiatori degli anni '30, come si rapportavano alla diversità, cosa coglievano i loro sguardi. E' soprattutto un documento di ciò che quei luoghi erano allora. Inoltre, una testimonianza interessantissima e indiretta sull'esistenza in se già molto particolare di Annemarie Shwarzenbach, non meno "personaggio" (ma molto meno "solare") della stessa Maillart.
La noiosità di questo libro è difficilmente superabile, fortuna che non è molto lungo, io adoro i libri di viaggio, ma il libro (1947) non è scritto con l'intento di raccontare dei luoghi ma con l'intento di parlare a degli eruditi, dimostrando la propria cultura e l'esser meritevole di poter venir considerata una etnografa. Citazioni di puro sofggio di erudizione che un ettore normale non conosce, appensantiscono la narrazione, paragoni con luoghi mai visi dal lettore e considerati scontati, sorvola su tutte quei particolari che ad un lettore moderno possono interessare, i problemi dell'ustione alla mano, dopo l'avvenimento mai più considerata, le decisioni di percorso, le notti, i problemi reali incotrati, sorvola con leggerezza su tutto forse considerandolo troppo prosaico ed invece è quello che noi vorremmo leggere. A farla breve un libro molto datato, speravo molto in una descrizione ben fatta dei Budda di Bamyan, visto che ormai dobbiamo accontentarci di quella, ma non ho trovato nemmeno questa. Un libro inutile, non so perchè ho comprato anche un altro libro della stessa autrice, ma posporrò la lettura a molto più avanti.
La noiosità di questo libro è difficilmente superabile, fortuna che non è molto lungo, io adoro i libri di viaggio, ma il libro (1947) non è scritto con l'intento di raccontare dei luoghi ma con l'intento di parlare a degli eruditi, dimostrando la propria cultura e l'esser meritevole di poter venir considerata una etnografa. Citazioni di puro sofggio di erudizione che un ettore normale non conosce, appensantiscono la narrazione, paragoni con luoghi mai visi dal lettore e considerati scontati, sorvola su tutte quei particolari che ad un lettore moderno possono interessare, i problemi dell'ustione alla mano, dopo l'avvenimento mai più considerata, le decisioni di percorso, le notti, i problemi reali incotrati, sorvola con leggerezza su tutto forse considerandolo troppo prosaico ed invece è quello che noi vorremmo leggere. A farla breve un libro molto datato, speravo molto in una descrizione ben fatta dei Budda di Bamyan, visto che ormai dobbiamo accontentarci di quella, ma non ho trovato nemmeno questa. Un libro inutile, non so perchè ho comprato anche un altro libro della stessa autrice, ma posporrò la lettura a molto più avanti.
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