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Descrizione


Iniziata il 24 ottobre 1918 e terminata con la firma dell’armistizio di Villa Giusti il 3 novembre, la battaglia di Vittorio Veneto segnò per gli italiani la fine vittoriosa della guerra. Ma come fu visto dall’altra parte l’esito bellico? Come vissero, interpretarono, raccontarono la sconfitta gli austriaci? Questo libro va alla scoperta delle testimonianze austriache che rievocano l’ultima fase della guerra al fronte italiano, la battaglia di Vittorio Veneto, la rotta dell’esercito austriaco, la cattura e la prigionia. Particolare attenzione è dedicata ai temi ricorrenti nelle testimonianze: l’incredulità per la sconfitta, i pregiudizi sulle qualità militari degli italiani, il risentimento contro gli ungheresi e gli sloveni, il senso della fine di un mondo.
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Dettagli

2018
13 settembre 2018
384 p., Brossura
9788815279125
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Indice

Ringraziamenti
Introduzione: Perdere vincendo, di Mario Isnenghi
PARTE PRIMA: Dall’illusione di vincere alla fine
Storia del 27o reggimento di fanteria stiriano k.u.k.per il periodo della guerra mondiale 1914-1918,di Hermann Fröhlich
La situazione militare e politica nell’autunno 1918
Nella zona di combattimento lungo l’Assa
Guerra in montagna, di Jacob Baxa
Guerra di posizione in Tirolo
4° «Deutschmeister» di Vienna, di Maximilian vonHoen
Come riserva in Italia dietro il fronte del Piave
In linea di combattimento sul Piave
La battaglia sul Piave
I combattimenti della ritirata
Ritorno in patria ed epilogo
PARTE SECONDA: La battaglia di Vittorio Veneto
Il 99° reggimento fanteria nella guerra mondiale1914-1918, di Edmund Glaise-Horstenau
La battaglia per il monte Asolone alla fine di ottobredel 1918
Storia del 49° reggimento k.u.k.,di Ernst Horsetzky
Sviluppo della situazione militare fino alla metà di ottobredel 1918
L’ultima battaglia del reggimento «Hess»
L’ultimo attacco degli Schützen a cavallo, di KonradLeppa
L’ultimo attacco – 6°, 5°, 2° e 4° reggimento Schützen acavallo
Rapporto sulla compagnia tecnica del 22° reggimentok.u.k., del tenente Seybold
Destini della compagnia tecnica del 22° reggimentoSchützen negli ultimi giorni della guerra mondiale (1918)
Storia del 27° reggimento di fanteria stiriano k.u.k.per il periodo della guerra mondiale 1914-1918,di Hermann Fröhlich
La fine
PARTE TERZA: Il crollo
Dall’Isonzo al Piave, di Georg Biedermann
All’interno
Le montagne diventano cittadelle, di Josef Pölzleitner
La fine
Cinque anni di guerra, di Karl Inzinger
1918: la rivoluzione e la fine di un dramma durato quattroanni
Nelle ombre del 3 novembre, di Robert Mimra
La batteria 4
Gli ungheresi nel crollo del 1918, di Zoltán Szende
La marcia verso casa delle truppe ungheresi
Soldato nella vecchia Austria, di Carl von Bardolff
Il crollo, novembre 1918
PARTE QUARTA: Cattura e prigionia
Prigioniero di guerra in Italia, del tenente colonnelloRudorf
Rapporto sulla prigionia
Esperienze nella guerra mondiale, di Alfred Totzauer
Trasporto in Italia – Offensiva anglo-italiana – Combattimentidi retroguardia – Cattura – Nel campo di prigioniainglese – Ritorno a casa
Estratto dal rapporto di protocollo dell’UnterjägerGeorg Vogl matricola di prigionia n. 98712, di GeorgVogl
Estratto dal rapporto di protocollo dell’Unterjäger GeorgVogl matricola di prigionia n. 98712
Fuga attraverso le Alpi, di Rudolf Schiller
Indice dei nomi

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Quale fu il comportamento dei vinti, dei soldati di quel cosmopolita esercito imperial asburgico, dopo l’armistizio di Vittorio Veneto? E’ questa la domanda da cui è nato questo saggio scritto a quattro mani da Mario Isnenghi e Paolo Pozzato. Il quesito è più che mai necessario perché posto che gli sconfitti abbiano tirato un sospiro di sollievo per aver allontanato così l’incombente pericolo della morte, è altrettanto vero che quei militi battuti, laceri, affamati, si trovarono frastornati per la perdita di quello che era sempre stato, da secoli, il faro della loro esistenza, quell’impero dissoltosi e smembrato ben presto in tanti stati non sempre legati da rapporti amichevoli. Questa impensabile sconfitta si tradusse in una generale sfiducia, tanto più marcata quanto più forte, ed errata, era stata la convinzione di una supposta inferiorità del soldato italiano, quel soldato che, quasi travolto con la dodicesima battaglia dell’Isonzo e con la disfatta di Caporetto, era quasi miracolosamente risorto già nel novembre 1917, per cambiare completamente, in modo positivo, a partire dal mese successivo, tenacemente attaccato alla linea del Piave, capace di respingere il nemico incalzante, per poi vanificare l’attacco austriaco nella battaglia del solstizio, arrivando a contrattaccare e ora addirittura travolgente nell’ultima e definitiva battaglia. Quell’impero, che dal di fuori pareva monolitico, si frantumò come se fosse d’argilla e le tante nazionalità che lo componevano e che da anni reclamavano un’autonomia sempre negata, ora rialzavano la testa e cercavano di ottenere non diplomaticamente o politicamente, ma con l’azione quello che era da troppo nelle loro mire. il libro di Isnenghi e Pozzato assume un’importanza basilare non solo per comprendere i motivi del dissolvimento di un impero millenario, ma anche per rendersi conto che la Grande Guerra fu l’occasione per legare quegli italiani che nell’unità d’Italia vedevano ancora solo un’entità astratta.

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n.d.
Recensioni: 5/5

Finalmente un libro che ha il coraggio di togliere la maschera dell'ipocrito buonismo di facciata di chi interpreta la prima guerra mondiale esclusivamente come un atto irresponsabile del Regno d'Italia, fingendo di non vedere il forte nazionalismo e militarismo dell'Impero danubiano. Da far leggere nelle scuole.

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Claudio
Recensioni: 5/5

Siamo quasi al centenario del 4 novembre 1918, la fine per noi della Grande Guerra. Sappiamo molto sul nostro operare, sui contrasti fra Cadorna e altri, sull'insipienza di molti nostri generali, su Caporetto e il Piave (anche se ho scoperto da questo libro che un mese prima di Caporetto gli italiani avevano avuto la possibilità di entrare a Trento dalla Valsugana sfruttando il malumore degli slavi verso la propria monarchia e che solo per l'ignavia di un paio di nostri generali non fu sfruttata l'occasione. Ma sappiamo poco o nulla di quanto hanno pensato e scritto successivamente i perdenti, non solo ufficiali, ma anche sottufficiali e graduati, sulla loro sconfitta e sulla successiva distruzione della loro monarchia. Tutti restano sgomenti di fronte alla sconfitta contro gli italiani, ritenuti traditori e mezzi uomini; non si capacitano, danno tutti la colpa alla fame e alla codardia di ungheresi, sloveni, cecoslovacchi che verso al fine si rifiutarono di combattere. Non c'è uno che possa ammettere che l'Italia non era poi quella nazione che pensavano di sconfiggere in quattro e quattr'otto. Non parliamo poi di chi fu preso prigioniero: prigioniero degli italiani!!! Del resto diverse delle testimonianze riportate nel libro sono di ufficiali passati negli anni successivi, alcuni con gradi molto elevati, nelle file del nazismo. L'unica pecca del libro, se vogliamo, è l'assenza di testimonianze di vinti provenienti dal Sud Tirolo o, come diciamo noi, Alto Adige.

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Conosci l'autore

Mario Isnenghi

1938, Venezia

Uno dei più autorevoli storici italiani, è professore ordinario all’Università di Venezia, presidente dell’Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea e condirettore di «Belfagor». Ha pubblicato fra l’altro: Il mito della Grande guerra (Il Mulino 1970 e ss.); L’Italia in piazza (Mondadori 1994); I luoghi della memoria (Laterza 1997 e ss.); La tragedia necessaria. Da Caporetto all’8 settembre (Il Mulino 1998), Storia d'Italia. I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo (Laterza 2014), Passati remoti. 1914-1918. Due saggi sulla Grande Guerra (Edizioni dell'Asino 2014), Ritorni di fiamma. Storie italiane (Feltrinelli 2014), La Grande guerra. 1914-1918...

Paolo Pozzato

laureato in filosofia all’Università di Padova, si occupa da circa 30 anni di studi di storia militare relativi al primo conflitto mondiale. Ha portato contributi significativi allo studio della Brigata “Sassari” e alla conoscenza e valorizzazione della memorialistica austriaca sulla guerra.

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