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Descrizione


"La vita militare" è la prima prova narrativa del poco più che ventenne Edmondo De Amicis, ripubblicata qui integralmente per la prima volta dopo anni di oblio. Stampata nel 1868, e poi rimaneggiata a più riprese fino all'edizione definitiva del 1880, la raccolta fu subito salutata come un grande successo dalla critica. Tra i "bozzetti" (come lo stesso autore volle chiamarli) che la compongono, figura il famoso "Carmela", uno dei più bei racconti del nostro Ottocento. "La vita militare" rivela al lettore un De Amicis insolito, più sfaccettato rispetto alle opere maggiori, autore di un ritratto non retorico del mondo militare.
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Dettagli

2008
Tascabile
1 agosto 2007
453 p., Brossura
9788883092466

Voce della critica

Cento anni fa moriva De Amicis, il papà di Cuore (1886). Come ricordarlo, evadendo le celebrazioni o le critiche più scontate e datate? L'editore Avagliano ripropone un testo che ha avuto poca fortuna negli ultimi decenni. Risale al 1972 l'ultima ristampa di La vita militare che, se non erro, è quella del Club del Libro per la cura di Lorenzo Sbragi, cui ora e non a caso si rifà più volte Riccardo Reim nella sua introduzione. Del resto, non c'è molto altro da citare in termini di attenzioni critiche.
Ai nostri giorni, De Amicis, le sue battaglie, le vince in altri campi, anche perché la "canonizzazione", nel bene e nel male, gli è stata offerta grazie ad altre testualità: le "favole spagnole", le Pagine sparse rilette da Madrignani, la letteratura di viaggio percorsa da Bianca Danna, il Cuore rovesciato da Eco, certo, ma anche il Primo maggio risorto grazie a Bertone e Boero e riletto da Timpanaro e Contorbia. Nel protrarsi del secondo dopoguerra e di alcuni suoi schemi di fruizione non poteva essere altrimenti. Insomma, non stupisce che il giovane De Amicis conosca il successo con i racconti di La vita militare nel 1868 e nel 1880, con la nuova edizione, rivista e completamente rifusa dall'autore con l'aggiunta di altri testi, e poi ancora tra Otto e Novecento e lungo il Ventennio: l'esercito è una delle nuove istituzioni dello stato unitario. Ma non stupisce nemmeno che il De Amicis della vita militare, per quanto molto "deamicisiana", non sia quasi più letto cento anni dopo, quando semmai l'attenzione è puntata sul versante antimilitaresco di certa nostra letteratura postunitaria: dai Drammi della vita militare. Vincenzo D. di Tarchetti, a puntate a partire dal 1866 e in volume nel 1867 con il celebre titolo Una nobile follia (nel 2004 riproposto da Mondadori a cura di Roberto Carnero), all'ultimo lavoro di Lucini, rimasto allo stato di bozze presso la Libreria Politica Moderna di Roma, nel 1914, alla morte dell'autore, ovvero quell'Antimilitarismo che oggi invece è (significativamente) disponibile negli "Oscar" per la cura di Simone Nicotra e con la postfazione di Luigi Ballerini.
Meritoria, quindi, l'iniziativa di Avagliano, perché controcorrente e tesa un po' a sfatare, con l'aiuto di Riccardo Reim, la retorica del mondo militare che molti lettori potrebbero scorgere in questo De Amicis quasi per partito preso. Cadendo in errore, almeno in parte. Fin dall'inizio, infatti, ci sembra di sentire un coro contro la "naia" più che un'esaltazione del militarismo. Si legga, a questo proposito, l'attacco del volume con Una marcia d'estate e si segua il filo rosso (anche metanarrativo) del marciare dei (con i) soldati in Una marcia notturna, per esempio, ai "primi giorni d'ottobre", con "una brezzolina d'autunno avanzato". Di giorno, di notte, con il caldo, con il freddo, assetati o assonnati, i militari proseguono il loro viaggio, che è anche il vagare incessante (e metaforico) dell'individuo, oltre che del militare di carriera. Un uomo, un militare che si confronta anche con i problemi di un'umanità e di una femminilità "impazzata", come in Carmela, dove i temi della salute e della malattia, i discorsi della scienza e del fantastico, tipici di tante trame narrative "scapigliate", emergono con forza.
De Amicis, infatti, non esita a tracciare quadri inquietanti e finanche scabrosi. Il suo limite è quello di amare il lieto fine, di volere, in un certo senso, ricomporre il mondo in modo armonioso, con l'esercito (prima che con la scuola). E quando non ci riesce, perché non c'è un "bastimento che parea portato dal vento" e la "marcia" deve comunque continuare, lontano da un porto di pace, da un villaggio, dalle luci di un caffé, preferisce smettere di seguire il reggimento: "Quelli a cui piaccia lo seguano; io lascio che faccia il suo cammino, gli auguro che trovi un buon campo, e vi mangi un rancio saporito e vi dorma un sonno lungo e tranquillo, perché, a dire il vero, questi poveri soldati ne hanno bisogno e se lo son meritato". Luciano Curreri

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Conosci l'autore

Edmondo De Amicis

1846, Oneglia

Intrapresa ancor giovanissimo la carriera militare, dopo aver partecipato alla campagna del 1866, lasciò l’esercito per l’attività di giornalista, saggista e narratore. Nel 1891 aderì al socialismo, facendosi portavoce dell’atteggiamento filantropico della borghesia illuminata di fine secolo. Ottenne la fama con i bozzetti raccolti nel volume La vita militare (1868), cui seguirono colorite relazioni di viaggio (da Spagna, 1873, a Ricordi di Parigi, 1879). La sincera tensione morale della scrittura è l’elemento che ha fatto la fortuna della sua opera più celebre, Cuore (1886). Finzione di racconto-diario di un bambino di terza elementare, il libro ha avuto lungo successo ed è stato tradotto in tutte le principali lingue del mondo:...

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