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recensione di Cirignano, A., L'Indice 1996, n.10
I nuovi percorsi promessi dal titolo, nell'originale sono "Annäherungen*: approcci. Ma in entrambi i casi l'importante è il plurale. Caratteristica di questo saggio, per quanto attiene al suo aspetto generale, è infatti la capacità di autoinventarsi a partire da una molteplicità di angolazioni metodologiche - quasi una per capitolo - che ne fanno un oggetto flessibile, asistematico, trasversale a moltissimi campi disciplinari e aperto a infiniti livelli di lettura dal più al meno specialistico: una cosa affatto diversa dalla classica monografia vita-opere. Tutto ciò ne costituirebbe la principale virtù, se non fosse che una virtù ancora più sorprendente il libro ce l'ha, ed è quella di sottrarsi con grande vigore intellettuale al pericolo tipico della sua impostazione, quello cioè di un multiforme funambolismo analitico che poi non approda mai a una visione d'insieme unitaria e organica. Tutt'altro. Knepler il suo Mozart ce l'ha eccome, ed è un Mozart che - finalmente, vorremmo dire - ha la statura critica e gli argomenti per potersi contrapporre polemicamente (cosa in sé utile) ai grandi ritratti storici (Abert, Paumgartner, Hildesheimer) che la musicologia ci ha finora consegnato.
Qual è dunque il denominatore comune di molti percorsi knepleriani? Sul piano biografico è un capovolgimento d'immagine: il genio inconsapevole, ingenuo e apolitico, si trasforma in un intellettuale nient'affatto ignaro dei grandi rivolgimenti in atto nell'Europa del XVIII secolo, e anzi oggettivamente schierato con quanti prefigurano, con le proprie scelte nella vita e nell'arte, un ordine sociale nuovo legato al tramonto definitivo dei rapporti feudali. Oggetto di critica, qui, è in particolare la tesi di Wolfgang Hildesheimer secondo cui gli eventi del tempo di Mozart non avrebbero "mai raggiunto il piano della sua consapevolezza". Il fatto è, sostiene Knepler, che le consapevolezze di Mozart riguardo a concetti come politica, nazione, diritto naturale, filosofia, per non parlare poi di rivoluzione o lotta di classe, non possono essere desunte a partire dal significato che tali termini hanno per noi.Occorre ritornare a Diderot e al grande laboratorio critico dell'Illuminismo per capire come l'intuito e la capacità di osservazione che Mozart dimostra verso i processi sociali allora in atto vadano a iscriversi nel quadro di un nuovo sapere destinato a culminare nella Rivoluzione.
Conclusione alla quale giunge del resto anche Hermann Abert il quale però, lamenta l'autore, rimane ben lungi dal volerne fare l'idea portante del proprio libro. Non così Knepler che, proprio a questo scopo, nei problemi d'interpretazione delle scelte librettistiche, dei rapporti familiari e professionali, delle testimonianze epistolari, dei contatti sociali e culturali di Mozart (in particolare con l'ala illuministica della massoneria), si immerge con tutta la lucidità del suo agguerrito armamentario pluridisciplinare (psicologia, sociologia, linguistica, ermeneutica) fino a dar corpo all'idea di un "pensiero politico" in Mozart, che naturalmente è assai più di un semplice sentire politico.
Con tutto questo però siamo solo alla biografia. L'altra metà della tesi di Knepler - ma il legame fra i due piani è evidente - è di natura estetica e si dipana attraverso la lettura di numerose pagine musicali. Anche in quest'ambito l'autore, decano della musicologia di orientamento marxista, fa dei propri strumenti critici di fondo un uso tanto raffinato e stimolante quanto poco ideologico. Ideologica è semmai, secondo la sua denuncia, l'operazione con cui alla realtà - materiale, psicologica, biologica, sociale, antropologica - si è negato nell'esegesi mozartiana ogni diritto di cittadinanza, forse per timore di ciò che la scelta opposta avrebbe comportato sul piano delle consapevolezze politiche, dove appunto si intendeva preservare l'immagine del genio puro indifferente alla storia. Senza nulla togliere alle analisi "puristiche" della musica di Mozart, comprese quelle più recenti circa il suo uso drammatico delle tecniche e delle forme sinfoniche, Knepler ci riporta con fermezza al ruolo ineludibile dell'extramusicale come ulteriore e necessaria categoria interpretativa.Lo stesso Mozart si riconosceva la capacità di esprimere coi suoni "sentimenti e idee".
Come ciò vada inteso ci viene mostrato attraverso esempi notevoli e talvolta stupefacenti: capitoli interi in cui dallo schiocco della frusta di Osmino o dal cardiocinetico "toccami qua" di Zerlina si risale passo dopo passo, e sempre con l'ausilio di strumenti scientifici diversificati, lungo strutture interpretative in cui la semantica mozartiana mostra di aver assimilato e ampiamente superato le vecchie teorie dell'imitazione portando assai avanti le premesse estetiche dell'Illuminismo. È vero che una semplice e deterministica ricerca del reale nella musica porterebbe a letture banalizzanti, riduttive. Ma si fa presto a capire che con il realismo mozartiano rivendicato e additato da Knepler siamo davvero su un altro pianeta. Un pianeta sul quale abbiamo molto da imparare.
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