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Anatomie in fuga - Cristina Annino - copertina
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Anatomie in fuga

Descrizione



Anatomie in fuga è un libro dalla genesi lunga e originale; composto in un arco di tempo molto ampio, e frutto di un continuo tornare dell’autrice sui propri passi, ritoccando, correggendo, rimuovendo dei testi.

Senza pace, con pena e senza girarmi mai, pestando mica pepe o caffè ma gardenie, io amo la mamma e i topi; li metto insieme chissà perché. O ancora perché voler bene a quel modo spezzato così in due, collo in giù, polvere senza cerniere, bottone, qualcosa. Sempre senza girarmi. I perché chiarendo la vita ai tram, alle piante. Lei, pura, mi dà questa riserva di bambù. Nient’altro.

Cristina Annino, toscana di nascita, milanese e poi romana d’adozione, ha avuto un esordio felice, una giovinezza poetica di primo piano grazie alla stima di grandi personaggi (Fortini, Giudici, Porta) che ne avevano colto l’originalità e il talento. Gli anni ottanta sono stati i tempi del suo esordio in Einaudi, con Walter Siti che la vuole tra i Nuovi poeti italiani e con la raccolta Madrid, uscita per Corpo 10 grazie ad Antonio Porta. «Da allora – scrive Maurizio Cucchi nell’Introduzione a questa nuova raccolta – sono passati trent’anni e Cristina Annino ha pensato più all’autenticità della propria esistenza personale che al successo letterario; eppure Annino non ha mai smesso di scrivere». Anatomie in fuga è un libro dalla genesi lunga e originale; composto in un arco di tempo molto ampio, e frutto di un continuo tornare dell’autrice sui propri passi, ritoccando, correggendo, rimuovendo un corpo di testi che è appunto un’anatomia in grado di «restituire la poetessa al posto che le compete nella vicenda della nostra poesia contemporanea» (Cucchi). La tendenza principale della voce femminile di Cristina Annino è quella di rimuovere in modo deciso la presenza dell’io trasformandolo in un generico io maschile, con un conseguente distacco tra realtà biografica e poesia. Una sorta di «testimone neutro» al quale viene affidato il compito di prendere la parola e di immergersi nella fisicità, anche greve, del reale stesso pur tenendosi lontani dagli sperimentalismi delle neo e vecchie avanguardie. Ed ecco allora un altro carattere forte di questa scrittura, e cioè il suo rapporto necessario con la realtà materiale, con la concretezza dell’esistere. Un rapporto che rende la parola sempre viva di una vita non letteraria, sempre originata dalla forza quotidiana dell’esserci.
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Dettagli

2016
31 marzo 2016
XII-114 p., Brossura
9788868434502

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Guido Galdini
Recensioni: 5/5

Cristina Annino ha la rarissima dote di fermarsi un millimetro prima dell'incomprensibilità, mentre altri suoi colleghi ci cascano dentro senza il minimo scrupolo. Deve avere dei freni speciali.

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Pietro Roversi
Recensioni: 5/5

Se cercate poesia consolatoria cercate altrove. Se cercate illuminazioni, lampi d'intelligenza, ironia mista a lucidità, passione per le bestie e compassione per bestie e umani, linguaggio da cortocircuito, e tutto quel che la poesia spesso promette e purtroppo così raramente mantiene, questo libro è per voi. Con buona pace di chi cerca in un libro di poesia quel che si aspetta di trovarci, in maniera che leggerlo non abbia *creato* nulla.

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Bettina
Recensioni: 1/5

Raramente mi è capitato di stracciare un libro. Questo è appena finito nel bidone. Poesia? Ma per favore. Poi ci si lamenta che nessuno la legge più. Siamo onesti. Ho centinaia di libri di poesia in casa, e questo è uno dei più irritanti che mi sia capitato di acquistare. Citerò soltanto - per dare l'idea di quanto ormai il clan degli addetti ai lavori sia diventato autoreferenziale e solipsistico - un estratto dell'introduzione di Maurizio Cucchi. L'ho trovata comica. "Una parola [...] senza basi d'appoggio, senza poetiche zeppe, ma plausibile e concreta nel suo essere parola parlata, colloquiale, cosale, spesso ironicamente strappata a una sua provenienza dalla ferialiità del vissuto". "Cosale"? E che razza di aggettivo è? No, non ci siamo per niente.

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Cristina Annino

Cristina Annino è cresciuta ad Arezzo e ha studiato a Firenze Lettere moderne.  Al Caffè Paszkowski entra in contatto con il Gruppo 70. Nel 1969, con le edizioni Tèchne di Firenze, pubblica il suo primo libro di poesia, Non me lo dire, non posso crederci. Nel 1984 viene inclusa da Walter Siti nel terzo volume dei Nuovi poeti italiani (Einaudi). Nel 1987 grazie ad Antonio Porta pubblica per Corpo 10 di Milano Madrid, grazie al quale vince l’anno dopo il Premio Pozzale Luigi Russo. Nel 2001 è inserita da Franco Loi e Davide Rondoni nell’antologia Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000 (Garzanti, 2001). Tra le sue raccolte si ricordano anche Celine e Anatomie in fuga.

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