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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2019
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Per secoli, il pensiero ha tentato di convincersi che gli Angeli fossero entità superflue, superstiziose anticaglie. Ma la dimensione dell’Angelo continua a riaprirsi, ci accompagna, si trasforma, ma non ci abbandona. Questo libro, pubblicato nel 1986, e che ora riappare interamente riveduto e ampliato, è dedicato all’Angelo che finisce per rivelarsi «necessario», come dice il titolo, riprendendo una mirabile lirica di Wallace Stevens. Ma necessario a che cosa? L’Angelo educa, conduce a una conoscenza diversa da quella che si sviluppa in rapporto al visibile. «L’Angelo testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l’invisibile in quanto invisibile, non lo ‘tradisce’ per i sensi». In questo, si oppone radicalmente al daimon, che è al servizio di una fatalità cosmica e impone ogni volta il vincolo della cosa e alla cosa. L’Angelo è l’ermeneuta del movimento opposto: quello che guida fuori dalla lettera, quello che va, non già dall’idea alla cosa, dal segno al rappresentato, ma dalla cosa all’invisibile.
Cacciari elabora questa sua lettura filosofico-teologica dell’Angelo attraversando i testi e le immagini, a partire dall’antichità giudaico-cristiana o pagana o iranica sino a Klee o a Rilke o alla riflessione di Henry Corbin. E appare evidente come questa sua ricerca si connetta anche ai suoi lavori precedenti, e in particolare a Icone della Legge. Qui, sempre con riferimento a Benjamin e a Rosenzweig, torna a porsi il problema della rappresentazione e l’Angelo aiuta a configurarlo come un vero dramma gnoseologico che si svolge sulla soglia di quello che Corbin ha definito il mundus imaginalis. E intanto l’attenzione si fissa sulla fisiognomica degli «ultimi, grandi incontri» con l’Angelo. Ora gli Angeli diventano simili a «dèi dell’istante», «lampeggiano e scompaiono». Ormai sottratti a ogni stabile gerarchia, sedotti e quasi irretiti dall’umano, questi ultimi Angeli serbano in sé un riso, una disperazione e una paradossale libertà che ci sono più che mai essenziali. Grazie a loro, come scrisse Rilke, «raccogliamo disperatamente il miele del visibile, per custodirlo nel grande alveare d’oro dell’invisibile».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
la domanda sul"l' angelo necessario" di Massimo Cacciari e': l' Angelo e' necessario a che cosa?? e e' necessario a chi?? e da laureata in filosofia e da appassionata della poesia del "le Elegie Duinesi" di Rainer Marie Rilke, pur attraversando il volumetto di Massimo Cacciari piu' studi di filosofi e di teologi greci e latini, ebraici e cristiani e islamici, e gli angeli abbozzati da Paul Klee, e l' Angelus Novus di Walter Benjamin con gli occhi all' indietro su una tempesta dal Paradiso che spinge le sue ali altrove all' in avanti, e l' angelo di "il Castello" di Franz Kafka, della luce di una candela, darei la risposta: l' Angelo e' necessario "der Verschwendund des Herzens - del rivolgimento del cuore" cioe' della trasfigurazione delle cose visibili, del visibile, della terra nelle cose invisibili, nell' invisibile, del cuore e e' necessario "dem Dichter - al poeta" e "dem Menschen - all' uomo" "dem Sterblichen - al mortale" e l' Angelo e' un' identificazione del limite, un' identificazione della condizione di "zwischen - tra" che appartiene da sempre all' Angelo, e di una forza gravitazionale, che attrae a se stessa "den Dicher - il poeta" e "den Menschen - l' uomo" all' in su, e, in piu', e al contrario, che seduce l' Angelo in giu', al punto da cadere sulla terra.
indagare sull'icona dell'angelo significa cercare un tramite di contatto tra assoluto e relativo, tra tempo ed eterno, questo il saggio lo chiarisce richiamando appunto il tema dell'angelo nella cultura filosofica ed umanistica di otto-novecento con argomenti di interesse
Tutt'altro che semplice. Ma indispensabile per capire Rilke, Klee, Licini e non solo... Necessari perché immagine alata di un desiderio, simbolo di un possibile contatto tra le cose del mondo e l'assoluto, tra visibile e invisibile, tra finito e infinito. Messaggeri fugaci tra gli umani e i loro dei indifferenti. Dopo aver penetrato l'ostinata cortina del linguaggio del filosofo veneziano, si scoprono isole di pensiero fecondo. Consigliato.
Recensioni
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(recensione pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Bodrato, A., L'Indice 1986, n. 6
In questo libro Cacciari sviluppa un tema che nel suo precedente lavoro, "Icone della legge", restava sullo sfondo: l'angelo, per eccellenza icona della simbolicità dell'essere e del dire. L'angelo, viaggiatore del paese del non-dove, capitato come per caso nel mondo degli uomini, ne ha conosciuto il travaglio, ne ha percorso il cammino verso la perdita di senso. 1/2NecessarioÈ testimone e custode della gratuità delle cose e del loro segreto resistere ad ogni piatta riduzione alla banalità, l'angelo conserva un'ultima fugace forza di rappresentazione nella forma dell'Angelo nuovo, in modo diverso presente nella filosofia, nella poesia e nella pittura del Novecento. Intorno alla sua figura Cacciari tesse la consueta ragnatela di pensiero con fili filati in campi e in tempi spesso difficilmente accostabili, ma resi proprio per questo imprevedibilmente ricchi di stimoli e di spunti. Così Cacciari può percorrere la storia dell'angelologia dallo zodiaco babilonese e dalla Commedia dantesca all'iconografia di Klee e di Marc, guidato dalle suggestioni di Rosenzweig, Kafka, Rilke e Benjamin, autori che restano punto di riferimento costante in ogni pagina del suo libro.
Per secoli, il pensiero ha tentato di convincersi che gli Angeli fossero entità superflue, superstiziose anticaglie. Ma la dimensione dell'Angelo continua a riaprirsi, ci accompagna, si trasforma, ma non ci abbandona. Questo libro, pubblicato nel 1986, e che ora riappare interamente riveduto e ampliato, è dedicato all'Angelo che finisce per rivelarsi «necessario», come dice il titolo, riprendendo una mirabile lirica di Wallace Stevens. Ma necessario a che cosa? L'Angelo educa, conduce a una conoscenza diversa da quella che si sviluppa in rapporto al visibile. «L'Angelo testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l'invisibile in quanto invisibile, non lo 'tradisce' per i sensi». In questo, si oppone radicalmente al daimon, che è al servizio di una fatalità cosmica e impone ogni volta il vincolo della cosa e alla cosa. L'Angelo è l'ermeneuta del movimento opposto: quello che guida fuori dalla lettera, quello che va, non già dall'idea alla cosa, dal segno al rappresentato, ma dalla cosa all'invisibile. Cacciari elabora questa sua lettura filosofico-teologica dell'Angelo attraversando i testi e le immagini, a partire dall'antichità giudaico-cristiana o pagana o iranica sino a Klee o a Rilke o alla riflessione di Henry Corbin. E appare evidente come questa sua ricerca si connetta anche ai suoi lavori precedenti, e in particolare a Icone della Legge. Qui, sempre con riferimento a Benjamin e a Rosenzweig, torna a porsi il problema della rappresentazione e l'Angelo aiuta a configurarlo come un vero dramma gnoseologico che si svolge sulla soglia di quello che Corbin ha definito il mundus imaginalis. E intanto l'attenzione si fissa sulla fisiognomica degli «ultimi, grandi incontri» con l'Angelo. Ora gli Angeli diventano simili a «dèi dell'istante», «lampeggiano e scompaiono». Ormai sottratti a ogni stabile gerarchia, sedotti e quasi irretiti dall'umano, questi ultimi Angeli serbano in sé un riso, una disperazione e una paradossale libertà che ci sono più che mai essenziali. Grazie a loro, come scrisse Rilke, «raccogliamo disperatamente il miele del visibile, per custodirlo nel grande alveare d'oro dell'invisibile».
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