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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2017
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Questo è un libro che ho letto in realtà 2 o quasi 3 anni fa. Mi ricordo infatti che il libro mi piaque molto, e infatti l'ho consigliato ad alcune amiche. Col senno si poi, oggi vi posso dire che facendo una rilettura, sono sicura che non mi darebbe la stessa soddisfazione di qualche anno fa. "D'amore si muore ma io no" è un romanzo d'amore, molto ironico e divertente. Parto dal presupposto che di Catalano ho letto le poesie, che mi piacciono, e che quindi per qualcuno che conosce il suo stile di scrittura è più facile apprezzare il romanzo. Come libro ha rispettato le mie aspettative, poiché soprannominato "il primo romanzo dell'ultimo dei poeti" perciò mi aspettavo qualcosa di semplice, scorrevole, divertente e non complesso. Bene, questa è la descrizione più giusta. Nonostante ciò è ugualmente un romanzo che al momento non rileggerei, forse perché ho un'altra mentalità, forse perché lo conosco già. Una delusione che ancora oggi ricordo bene è il non essermi legata ai personaggi, infatti ricordo ancora la rabbia che ho provato leggendo azioni stupide e/o incoerenti. Mi sento di poterlo consigliare ha chi ha voglia di leggere qualcosa di leggero su una storia comune raccontata da un personaggio assurdo e estremamente reale come pochi.
Certo per chi ha letto altri libri questo romanzo sembra la prosa, molti rimandi agli altri libri ma sembrano il riassunto perfetto della sua opera. Divertente, ironico e moderno con un tocco retrò nel gusto e non nello stile. Una bella favola moderna, semplice ma che colpisce perchè chi si trova più vicino agli anta che agli enta sa quanto siano complicate le relazioni odierne, soprattutto per l'incapacità della nostra generazione di saper comunicare l'amore. E quindi troviamo più semplice esprimerlo con i mezzi moderni. Un sms che racchiude una dichiarazione,
Romanzo leggero e divertente, facile immedesimarsi nel personaggio. Si legge in pochissimo tempo.
Recensioni
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Il poeta torinese Guido Catalano si cimenta per la prima volta nella prosa; il primo romanzo dell’ “ultimo dei poeti”, “D’amore si muore ma io no” edito da Rizzoli, si propone un obiettivo al quanto complesso: raccontare la nascita di un amore.
Il protagonista, Giacomo, è anch’egli un poeta o meglio, come ama lui stesso definirsi, un “poeta semiprofessionista vivente” e ricorda molto, e non solo per la sua professione, il suo autore.
Il racconto è una sorta di manuale dei sentimenti, testimone di una passione che quando arriva, arriva quasi sempre per caso, e in poco più di qualche istante crea un certo rumore nella vita. Giacomo incontra la bella Agata durante un volo Torino – Palermo, e seduti vicino scopre affascinato che la ragazza fa uno strano mestiere: l’aracnologa. Ci vuole poco al protagonista a capire che quella donna ha per lui qualcosa di speciale, tanto da essere sicuro sin dall’inizio, che sia la donna della sua vita, la madre dei suoi futuri figli. Il destino li farà rincontrare e ci farà vivere pagine di intensa poesia romantica.
“[…] Primo piano.
«Ti va di rendermi felice?»
«Neanche per sogno.»
«E perché mai, mia cara?»
«E’ pericoloso, mio caro.»
«Da quale punto di vista? Se è lecito.»
«Renderti felice significa avere il potere di renderti infelice.»
Secondo piano.
«Accetto il rischio.»
«Sei sicuro?»
«Lo sono.»
«Ti amo.»
«Sono felice.»
«Non ti amo più.»
Terzo piano.
«Soffro.»
«Vedi?»
«Cristo, avevi ragione.»
«Lo so, è una storiaccia.»
«Devo riflettere.»
«Rifletti pure.»
«Ho riflettuto.»
Quarto piano.
«A quale conclusione sei arrivato?»
«Voglio essere felice.»
«Anch’io.»
«Allora basta cazzate e accolliamoci ‘sto rischio.» […]”
Il romanzo conserva molto dello stile poetico che da sempre caratterizza l’autore: versi brevi, informali, a volte crudi, che conducono la solennità della poesia a divenire un tutt’uno con la vita quotidiana.
Anche per questo la storia pur essendo per sua natura romanzata, non appare agli occhi del lettore lontana e irreale. Il punto di vista di Giacomo ci conduce all’interno di tutte le sue fragilità e incertezze che rendono i suoi sentimenti ancora più veri. Giacomo non è soltanto lo specchio della penna dell’autore, è il riflesso di tutti coloro che si innamorano, sperano e sognano (e in questo il nostro protagonista è assolutamente è il primus inter pares), ma allo stesso tempo sbagliano, incerti su come affrontare le prove che la vita ci mette davanti.
Sin dalla prima pagina del romanzo entriamo nella sua intimità: il lettore può capire cosa significhi e comporti oggi scegliere di essere “un poeta semi-professionista vivente”, i sacrifici che si è costretti a fare per pagare un comunissimo affitto in un mondo, e in un libro, pieno di precariato.
Altro grande perno del romanzo è la città di Torino, cornice letterariamente perfetta a fare da sfondo a questa grande passione: si trova in generale tra le righe, una grande quantità di sentimenti positivi che Giacomo vive e ci trasmette, dall’amore per i suoi genitori grazie a cui il protagonista riesce a rimanere bambino, all’affetto per la sua migliore amica Francesca e il legame epistolare con l’amico-poeta Todor.
Il primo romanzo di Guido Catalano mette a nudo i sentimenti e l’ingenuità che caratterizza spesso chi ama, usando un linguaggio che tiene incollati alle sue pagine, rivolgendosi a tutti coloro che vivono la vita con una dose di sensibilità non indifferente.
“Il libro degli incantesimi” è in inglese lo Spell Books, cioè il libro delle parole. Penso alle poesie come degli incantesimi che hanno un effetto sulle persone che le ascoltano. Proprio come una magia. Possono incupirti, innamorarti, spaventarti, rallegrarti, commuoverti, possono insomma emozionarti. Se non è magia questa, cosa è magia, signori della Corte?”
Recensione di Margot Masci
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