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Anno edizione: 2017
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Se con Heath-Moon a bordo del Nikawa avevo attraversato gli USA sul Mississippi, con Bacchelli ho scandagliato il Mississipi 'de noantri': magnifico! Ma si riesce ad immaginare che all'inizio dell'Ottocento sul fiume Po erano attivi seicento mulini? Poi uno va, gira, si documenta e associa questo ricamo di descrizioni paesaggistiche, alle immagini virate seppia che lo imbrigliano in questa storia trascinante; trascinante come le correnti del grande fiume e veicolata dalla saga di Lazzaro Scacerni risorto dalle grinfie di Napoleone, (con un pizzico dell'hughiano Valjean intriso di provvidenza manzoniana), attraverso un secolo (e che secolo!) di Storia italica. Detto per inciso, le descrizioni tecniche molinaresche mi hanno fortemente ricordato - nello stile e nel ritmo - quelle cetologiche melvilliane che parecchio ho apprezzato; similitudini anche nello spirito con cui avversità e tumulti vengono fronteggiati. In più, le approfondite e dense analisi storico-politiche, seppur abbisognino di particolare concentrazione, sono un indubbio valore aggiunto. Una lingua, quella di Bacchelli, che fa prendere coscienza di quanto ricco e poetico è l'Italiano che fu; ironico, divulgativo e straordinariamente espressivo dei limiti e delle saggezze popolari. Un grande romanzo storico da leggere per conoscere e trattenere quel mondo fra terra e acqua; per renderlo perenne nell'immaginario e nella memoria, costituendo un personale patrimonio linguistico, storico e culturale di ogni italiano di pianura, di montagna, di mare o di lago che sia. "Già, è una cosa che si sa: le discordie sono la rovina di noi italiani, che se non avessimo quelle, conquisteremmo il mondo".
Romanzo monumentale, il racconto di diverse generazioni, dove la storia quotidiana si intreccia con quella che finira' sui libri. Pero', per diversi tratti, diverse pagine, la lettura non scivola bene. Troppi dettagli storici, troppa storiografia di eventi minori, e di ostica lettura, quasi fossero state incollati senza una vrea relazione con il romanzo. Alcune altre pagine invece sono eccezionali, sopratutto le ultime 150/100. Non e' stato facilissimo finirlo.
Nella vita accadono fatti strani, del tutto inspiegabili, come nel caso di una grande opera, Il mulino del Po, osannata dalla critica, accolta con ampio favore dai lettori, oggetto di uno sceneggiato televisivo in cinque puntate che agli inizi del 1963 entrò nelle case di tutti gli italiani, con protagonista principale un attore di grande calibro quale era Raf Vallone; ebbene, forse fu proprio la produzione televisiva, con la conseguente grande diffusione, che finì per bruciarlo, tanto che si tratta di un romanzo da tempo dimenticato (basti pensare che l’ultima ristampa nella collana Oscar Mondadori mi pare risalga al 2013 e non è che prima ce ne siano state a bizzeffe). Può essere che a interessare poco i lettori sia anche l’elevato numero delle pagine, ma ritengo più logico pensare che, dopo il grande clamore degli anni ‘60 e ‘70, ci si sia proprio dimenticati, nonostante che il romanzo possa essere avvincente, una saga familiare che va dalla fine del periodo napoleonico per arrivare al termine del Grande guerra, un po’ più di un secolo quello attraversato da quattro generazioni della famiglia Scacerni. In questo lasso di tempo c’è tanta storia d’Italia, con il nostro Risorgimento, il brigantaggio, i primi moti sociali, e proprio per questo risulta ancora più difficile comprendere l’oblio per un’opera che prima della seconda guerra mondiale uscì in tre volumi (Dio ti salvi nel 1938, La miseria viene in barca nel 1939 e Mondo vecchio sempre nuovo nel 1940), per poi essere riunificati in un unico libro con il titolo Il mulino del Po, pubblicato nel 1958 dalla Mondadori. Si tratta a tutti gli effetti di un autentico capolavoro, avvincente e scritto in modo impeccabile, e la cui lettura è caldamente raccomandata.
Recensioni
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