Quando quattro anni fa è uscito il primo libro di Maurizio Blatto,
L'ultimo disco dei Mohicani (Castelvecchi, 2010), raccolta di aneddoti e ritratti dei personaggi che negli anni avevano varcato la soglia di
Backdoor, il suo negozio di dischi di Torino, in molti hanno scoperto un autore davvero brillante. Il format è un po' la
summa dello stile di Blatto: partire da una canzone per parlare della stessa e incrociarla con frammenti di autobiografia o ritratti di personaggi di solito strambi, eccentrici, o semplicemente "fissati". Spiegare, insomma, mese dopo mese, come per lui, e tantissimi di noi, la musica che amiamo influenza e informa la vita e viceversa. Il libro contiene settantasette brevi pezzi su altrettante canzoni. Si segue l'ordine alfabetico per autore, passando quindi da un'epoca e da un genere all'altro senza uno schema preciso. Alla fine il lettore si trova comunque prigioniero di quei frammenti di vita torinese, di quei personaggi che Blatto sa ritrarre con empatia e tenerezza, anche quando descrive tipi assai grotteschi, molto iper- ma reali. Blatto (ed è indubbiamente uno dei punti di forza della sua scrittura) vuole davvero bene alle persone di cui parla. Non certo però ai bulletti del suo vecchio quartiere che all'epoca delle medie, in uno dei pezzi migliori del libro, quello dedicato a
Thirtheen dei Big Star, lo menano in strada davanti alla ragazzina per cui aveva una timida cotta, e lui non ha ancora una canzone come quella del gruppo di Alex Chilton che gli lenisca il dolore e lo smarrimento. Molte canzoni fanno da sfondo ai traumatici riti di passaggio tra infanzia, adolescenza e vita adulta (
The Eternal dei Joy Division), o a punti di svolta tra ciò che si doveva essere (un impiegato di banca, un
travet) e quello che si è diventati (
ShipBuilding di Robert Wyatt e Elvis Costello). In generale, però, il registro più tipico è quello comico, venato da una sottile malinconia. E non si riesce proprio a resistere quando lascia spazio al piastrellista funky, il personaggio che avevamo già incontrato nel primo libro, che con la sua cadenza meridional-torinese infarcita di doppi sensi e metafore sessuali nidificate spiega il segreto del
ghidappa di un pezzo di James Brown, ovviamente,
Sex Machine. Cos'è il
ghidappa? Fatevelo raccontare dal piastrellista funky, lui non aspetta altro. Una volta Blatto, a un intervistatore che citava l'immancabile Nick Hornby, ha detto che lui è la versione Abatantuono di Hornby. C'è tanta commedia all'italiana infatti in queste pagine, quella migliore, con un retrogusto amaro. Quello che rimane leggendo le storie di BilliJins (nel pezzo sulla canzone non storpiata di Michael Jackson), che faceva il
moonwalk in piazzetta dopo il mercato, o quella di Giannino il Ballerino, tradito da uno scherzo troppo elaborato. C'è tantissima vita, qui dentro, e tantissime vite. Non occorre essere fanatici di musica per apprezzare
MyTunes, anche se aiuta ad afferrare subito la profondità di una frase come "Il momento storico è veramente
Townes Van Zandt". Sono settantasette storie da leggere e non importa se non si conoscono le canzoni. Se invece appassionati lo siete, questo libro parla anche di voi. Sergio Varbella