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L’ultimo libro di Pietro Grossi ha origine da un reportage giornalistico ed è una storia che parla di confini e in modo particolare di confini da attraversare Da qui il titolo, che rimanda a un duplice superamento: il passaggio geografico – la rotta nord ovest che i due protagonisti, padre e figlio, devono compiere per arrivare in Canada passando per la Groenlandia – e il passaggio umano: il momento in cui i due, per l’ultima volta, si muovono dentro a involucri imposti dai ruoli, fino a liberarsene e cominciare così a fare i conti con la vita. Il meccanismo narrativo è semplice: Carlo ha trent’anni e lavora come designer a Londra. È diventato da poco padre di due gemelli e realizza che questo è il momento in cui le radici della sua vita cominciano a ramificarsi nella terra. Un giorno il padre lo chiama e gli chiede di raggiungerlo nei mari del nord: ha bisogno di una mano per condurre il Katrina, la propria barca, a Pond Inlet. La reazione di Carlo è negativa, poiché il padre è una figura ingombrante e per molti versi incomprensibile, da cui è sempre rifuggito. Eppure accetta, avendo intuito che è giunto “il tempo in cui collocare al posto giusto le intemperanze, gli imbarazzi, le frustrazioni, le distanze, la rabbia, il biasimo, il disprezzo”. Una volta che si ritrova in mare, però, calato in uno scenario che da sempre lo ha affascinato più di ogni altra cosa al mondo, comincia a guardare la situazione con occhi differenti. Lo stesso padre, il ruvido uomo che a lungo ha disprezzato, collocato tra i mari silenziosi e freddi del nord ha un volto nuovo, oscuro ma meno sprezzante. Il passato torna ad affacciarsi come un detrito che si muove poco sotto la superficie dell’acqua e affiora a tratti, per pochi istanti. Così il lettore sa e non sa, conosce a pezzi e molto immagina. Ciò a cui assiste è l’ultimo scontro, l’avvicinamento alla linea d’ombra conradiana oltre la quale tutto è possibile: il naufragio o il disvelamento che è riconciliazione. Risuona a tratti, in alcuni momenti, la grande letteratura di mare – Conrad, Hemingway, Kipling, Melville – ma quello di Grossi è in definitiva un romanzo che scorre sostenuto da una scrittura asciutta e battente, che non chiede – e non avrebbe senso farlo – confronti con altri padri.
Recensione di Virginia Giustetto.
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