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Il teatro della memoria-La sentenza memorabile
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Il teatro della memoria-La sentenza memorabile - Leonardo Sciascia - ebook
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Descrizione


Il 6 febbraio 1927 la «Domenica del Corriere» pubblica, con il titolo «Chi lo conosce?», la foto segnaletica di un uomo ricoverato nel manicomio di Torino e senz’altra identità che il numero 44170. Inaspettatamente, di identità ne affiorano addirittura due, opposte e inconciliabili. Chi è veramente lo sconosciuto? Il colto e raffinato professor Giulio Canella, provvisto di una moglie fervida e piacente, di un rispettabile «milieu» e di una cospicua agiatezza? O il randagio e miserabile Mario Bruneri, ex tipografo ricercato per truffa e provvisto solo di un’interminabile sfilza di guai? La commozione dilaga e l’Italia intorpidita dal regime si scuote, si agita, si divide, lasciandosi travolgere da un vortice di agnizioni, perizie e sentenze che si placherà solo quattro anni più tardi. Il caso dello «smemorato di Collegno», nato sotto il segno «dell’ambiguità, dell’ambivalenza, dello sdoppiamento o dimezzamento» e già in sé pirandelliano, non poteva non attirare l’attenzione di Sciascia, che nel «Teatro della memoria» lo ripercorre con l’accanimento del detective e l’urgenza di verità del filosofo, mostrandocene le più segrete implicazioni. Il medesimo interesse per l’enigma della memoria – che il «presente totalizzante e totalitario», simile a un’Inquisizione, tende a distruggere – e dell’identità anima «La sentenza memorabile», dedicato a un altro appassionante e tenebroso caso di identità usurpata: l’«affaire» Martin Guerre, che ha come sfondo la Francia del XVI secolo.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
142 p.
Reflowable
9788845986161

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Luca Aquadro
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Se si volesse riassumere in pochissime parole la non piccola produzione letteraria di Leonardo Sciascia a un neofita, si potrebbe, forse (parola così cara allo scrittore di Racalmuto e al suo amato Montaigne, vd. p. 132), definirla come un lungo indugio sulla ragione umana, nel quale si oscilla continuamente, tra narrativa e saggistica, fra i poli della fiducia in essa e della consapevolezza dei suoi forti limiti. Così ogni romanzo e ogni saggio diventano tasselli di un mosaico realizzato da un neoilluminista moderato che si sa servire di volta in volta del narrare per dimostrare e del ricercare per narrare, come avviene anche in questo duplice libretto, che raccoglie due testi - "Il teatro della memoria" e "La sentenza memorabile" - nei quali Sciascia, raccontando due vicende tanto lontane nel tempo quanto affini per dinamiche di svolgimento, tocca due argomenti tra loro spesso connessi quali la giustizia (umana, senza maiuscola) e la memoria (dei testimoni delle due vicende narrate). Le vicende dello "smemorato di Collegno", ambientate durante gli anni Venti del Novecento in Italia, e di Martin Guerre, avvenute nella Francia del Cinquecento, pur conclusesi con esiti molto diversi, danno modo a Sciascia di far riflettere il lettore sulla fragilità degli esseri umani, sui limiti di ogni sistema giudiziario, sulla credulità popolare e sui rischi derivanti dalla pressione esercitata dall'opinione pubblica, in genere assai disinformata e bestialmente impulsiva (e quindi ogni riferimento alle masse del romanzo manzoniano, tanto caro a Sciascia, non è casuale). Una lettura veloce e istruttiva, come nella miglior tradizione dell'autore siciliano, e attualissima. "A questo punto, il caso poteva dirsi risolto: ma la legge doveva fare i conti con le sue stesse panie, oltre che con le piccole negligenze in cui polizia, magistratura e direzione del manicomio erano incorse." (p. 33)

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

La grande capacità di Sciascia di analizzare i fatti in tutte le loro sfaccettature trova conferma ancora una volta in questo libro in cui il grande scrittore siciliano quasi viviseziona, alla ricerca di verità, due casi analoghi, per quanto avvenuti in epoche diverse, di usurpazione di identità. Così troviamo l'affaire Martin Guerre del XVI secolo e quello più recente, di fine anni '20, del dubbio fra Bruneri e Canella. Una lettura senz'altro gratificante e che raccomando vivamente.

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Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno...

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