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Ho amato, adorato, questo libro. Sono alla seconda rilettura, e mi è piaciuta ancora più della prima volta che lo lessi. Atticus è il mio supereroe, non riesco ad immaginarlo diversamente. Libro pieno di riflessioni importanti sul razzismo e sulla cultura America del 1935 in uni stato come l'Alabama. Impossibile non voler bene alla piccola protagonista Scout. Semplicemente strepitoso, fatevi un regalo e leggete questo libro❤️
Nelle opere prime spesso è umano scivolare nell'"autobiografia rivisitata". Nelle (Harper) Lee, in effetti, non riesce veramente a evitarlo. Scrive un romanzo "gradevole" in cui a una storia che assomiglia alla propria infanzia appende vari temi di common sense: paura del babau ma non troppo, antirazzismo ma non troppo, ritratto di provincia ma non troppo... Il tutto narrato con leggerezza ma con un linguaggio clamorosamente non adeguato a un io narrante di sette anni. Il libro si legge bene, ma celebrarlo come uno dei Grandi Romanzi del XX secolo... Ha venduto decine di milioni di copie, chapeau... Ha fatto della sua autrice un fenomeno dall'oggi al domani, chapeau... Ha presentato al mondo un quadretto minore della vita del profondo Sud bianco e nero al tempo delle vacche magre, chapeau ... Lo metto fra i libri che tutti devono leggere prima di morire? no. Mi piace a 360 gradi? no. Parere mio personale, sbaglierò...Amen 🙂
Libro meraviglioso! Uno dei miei preferiti in assoluto. Letto alle scuole medie e riletto un'infinità di volte. Scrittura adatta ai ragazzi, tematiche storiche. Da leggere assolutamente.
La tranquilla cittadina di Maycomb, in Alabama, è turbata da un episodio di una certa gravità: un uomo nero è accusato di aver violentato una ragazza bianca. Siamo nel 1935, l’integrazione razziale è una conquista ancora lontana, e sono in molti a pensare che i neri devono stare al loro posto e “non alzare troppo la cresta”. Ma la famiglia Finch rifugge decisamente da questa logica: Atticus è un avvocato onesto e di larghe vedute, i suoi figli Jem e Scout frequentano la scuola e d’estate scorrazzano per il paese in compagnia dell’amico Dill. L’io narrante è la piccola Scout, una bambina vivace e poco incline ai modi da signorina (“a me gli uomini piacevano: avevano qualcosa di simpatico, nonostante imprecassero e bevessero e giocassero e masticassero tabacco”). Scout osserva e commenta i fatti di Maycomb con l’immancabile filtro dell’ingenuità, eppure questo non le impedisce di maturare una forma di consapevolezza della vita attraverso gli insegnamenti paterni. Atticus è un uomo molto impegnato, ma non per questo trascura l’educazione dei figli; quando assume la difesa di Tom Robinson, l’uomo accusato della violenza, sa di avere contro l’opinione generale (i concittadini lo chiamano negrofilo) e, di fronte alle perplessità di Scout, le impartisce una lezione importante sul coraggio: “aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda”. Il processo farà il suo corso e il suo strascico porterà ad eventi tragici, ma quel “buio oltre la siepe” del titolo (la paura dell’ignoto, la diffidenza per il diverso) sarà per Scout un fardello da lasciarsi alle spalle. Ho letto il libro in una edizione ingiallita Feltrinelli del 1964, e devo dire che la traduzione di Amalia D’Agostino Schanzer presenta un linguaggio più intenso e ricercato rispetto a quello un po’ semplificato e asettico della versione attuale.