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Dettagli

2021
26 ottobre 2021
152 p., Rilegato
9788806249878

Descrizione

Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d'erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità.

«Un libro che sta racchiuso nei silenzi. Negli spartiti dei fiati, per esempio, è la virgola a dare il respiro, in poesia invece è l'andare a capo, mentre nei passi di montagna il respiro è una regola non scritta. Fiato, poesia, montagna, silenzi: è in questi elementi che si può riassumere l'ultimo libro di Paolo Cognetti.» – Eugenio Giannetta, Avvenire

«Non è un romanzo sulla solitudine e non è un romanzo sulla montagna. La solitudine e la montagna sono parti fondamentali e vive di un racconto terso sugli incontri fra esseri umani.» – Annalena Benini, Il Foglio

«Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo.»

Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lí che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c'è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d'inverno battono la pista e per i boscaioli che d'estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l'abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare. Di Paolo Cognetti conosciamo lo sguardo luminoso e la voce limpida, il dono di osservare le relazioni umane nel loro dialogo ininterrotto con la natura, che siano i boschi di larici dei duemila metri o il paesaggio di roccia e ghiaccio dei tremila. Con le loro ferite e irrequietezze, quando scappano e quando poi fanno ritorno, i suoi personaggi ci sembrano amici che conosciamo da sempre, di quelli rari. È per questo, forse, che tra le pagine vive di questo libro purificatore abbiamo l'impressione di attraversare non le stagioni di un anno, ma di una vita intera.

Valutazioni e recensioni

4,1/5
Recensioni: 4/5
(52)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Un racconto dallo stile asciutto con descrizioni anche poetiche del paesaggio (la montagna). I capitoli sono brevi e si legge facilmente sebbene il ritmo sia lento come quello della montagna che di fatto è la protagonista, come nei dipinti del monte Fuji. Sembra di sentire gli odori, il freddo e lo spirito delle passeggiate in montagna: la scrittura è davvero suggestiva! I titoli dei singoli capitoli, separati come contenuti, riassumono in poche parole l'argomento: è utile infatti rileggere il titolo dopo aver letto il capitolo, per metterne a fuoco il contenuto.

Recensioni: 5/5

Davvero una lettura gradevole. E' il primo libro di Cognetti che leggo, e devo dire che sono piacevolmente sorpresa. Una scrittura fresca e asciutta, con bei accostamenti tra azione e pensiero, mi ricorda la Comencini. Bravo!

Recensioni: 5/5

Bello, non come le otto montagne, ma bello.

Recensioni: 5/5

Ho molto apprezzato questo romanzo di Cognetti: è un romanzo non-romanzo in verità, un racconto lungo in stile minimalista, poiché offre al lettore uno spaccato della vita di Fausto, il protagonista e di altri personaggi. Fausto - dopo aver sperimentato dei fallimenti e in deriva esistenziale - ha deciso di ritirarsi a vivere in un piccolo borgo in una vallata alpina, avvicinandosi in qualche modo alle sue origini. Qui conosce tante persone "pittoresche" in qualche modo che vivono in questa piccola - eppure grandiosa quanto a paesaggi e a potere inspiratorio - borgata caratterizzata da un tempo lento, fatto di piccole cose. Fausto, assieme alla donna che diviene la sua compagna per una breve stagione (e che forse diverrà la sua compagna anche per un percorso di vita più lungo, ma questo non lo sapremo con certezza) vive questo tempo lento che per lui è occasione di riflessioni e di trasformazioni interiori. Ecco, in un certo senso, La felicità del lupo è un racconto di formazione e di adattamento alle piccole, grandi cose, che ci riserva un dialogo ininterrotto e privilegiato con la natura, la "grande natura", come lo sono i boschi dei racconti hemingwayani di Nick Adams o il Grande Nord di Jack London.