Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non impressionato ma vale un 4/5.
L'epopea e lo struggente coraggio del popolo armeno rivivono, in questo breve racconto, attorno al salvataggio di un'opera d'arte, simbolo di vita, di cultura, di memoria, coacervo di valori irrinunciabili. La superba penna dell'autrice, raffinata e profonda, lieve e toccante senza indulgere in facili, effimeri sentimentalismi, si riconferma, ancora una volta, all'altezza delle più esigenti aspettative.
Volutamente racconto e non romanzo, scritto su richiesta dell'editore, e forse è questo il limite. Molto bello però l'inizio, con le donne nel fiume, serenamente nude a godersi il ristoro del bagno perché avvolte dalla nebbia che le protegge da sguardi indiscreti, mentre su di loro e su tutto il loro mondo incombe la marcia dell'esercito turco in arrivo a dare distruzione: nella sceneggiatura - sembra la sequenza di un film - non c'è nulla di morboso, eppure l'ansia nel leggere cresce e diventa quasi angoscia, perché si è spettatori consapevoli dell'avvicinarsi di un disastro totalmente inavvertito da chi ne sarà vittima (simile in questo a tutta la prima parte della Masseria delle allodole). Il finale è tronco, riporta alla dimensione di un articolo su giornale più che a quella davvero narrativa. Si legge comunque volentieri.
Breve libro che romanza il ritrovamento del leggendario LIBRO DI MUSH il più grande manoscritto armeno esistente e permette all'autrice di narrare ancora la tragedia del suo popolo. Un modo per rendere omaggio e dare testimonianza ad uno sterminio dimenticato.