«Era steso sul dorso, duro come una corazza... "Cosa mi è successo?" pensò. Non era un sogno.»
Gregor Samsa, commesso viaggiatore, si sveglia un mattino dopo sogni inquieti e si ritrova trasformato in un enorme insetto. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti famigliari e sociali, l'oppressione della situazione, lo svanire del tempo sono gli ingredienti con i quali l'autore elabora la trama dell'uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio, alla solitudine e all'insignificanza. Perché, come scrive Luigi Forte: «Dietro l'icona dell'insetto si nasconde l'abnegazione del figlio disposto a sacrificarsi, ma soprattutto la sua implacabile denuncia: essere costretto a denigrarsi, rimpicciolirsi, scomparire di fronte al potere illimitato».
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Uno dei racconti più inquietanti e profondi del Novecento, capace di fondere l’assurdo con la più lucida e cruda analisi delle dinamiche familiari e sociali. Gregor Samsa, un impiegato modello, si sveglia trasformato in un enorme insetto. Ma ciò che colpisce non è tanto la metamorfosi in sé – accolta con uno straniamento quasi naturale – quanto la reazione di Gregor, la cui prima preoccupazione non è il suo nuovo corpo mostruoso, ma l’impossibilità di andare a lavoro e sostenere economicamente la sua famiglia. L’evento straordinario diventa il punto di rottura che svela una serie di verità nascoste: la famiglia, che inizialmente prova orrore e smarrimento, comincia presto a riorganizzarsi, rivelando quanto fosse comoda la dipendenza da Gregor. Il padre – apparentemente in rovina – possiede un “tesoretto” messo da parte grazie proprio al lavoro del figlio, ma una volta che Gregor non è più utile, i suoi cari lo trattano come un peso da nascondere. La sorella, un tempo affettuosa, arriva a vederlo come un mostro da cui liberarsi. Solo un’estranea sembra non reagire con disgusto, ma anche il suo comportamento appare freddamente innaturale. Gregor, nel frattempo, passa dalla preoccupazione affettuosa per la sorella a una crescente rabbia, fino all’indifferenza e, infine, alla morte. La famiglia, anziché piangere la sua scomparsa, reagisce con sollievo e rinnovato entusiasmo per il futuro, immaginando persino un matrimonio vantaggioso per la figlia. Kafka ci mostra, con spietata lucidità, come il valore dell’individuo sia spesso legato alla sua funzione e alla sua utilità. E quando viene meno, resta solo il disgusto e l’esclusione. Un racconto surreale, sì, ma profondamente realistico nel suo svelare le meschinità dell’animo umano.
Da leggere tutti di un fiato. Un invito alla riflessione sulla solitudine. Molto attuale.
A mani basse il mio libro preferito. Letto e riletto, corto ma con un significato profondo. Gregor può rappresentare tutti noi
Da leggere assolutamente se si è giovani, e da rileggere