Paradiso è la storia di Yusuf che, a dodici anni, viene dato in pegno dal padre, un locandiere pieno di debiti, a zio Aziz, un ricco mercante. Nel fermento della città, tra swahili, musulmani d’Africa, colonizzatori tedeschi, camionisti sikh, Yusuf ha il suo rifugio nel giardino paradisiaco al centro della casa. È la storia dell’amicizia con Khalil, poco più grande di Yusuf, anche lui comprato da zio Aziz. È anche la storia dell’amicizia interrotta tra i due ragazzi, quando zio Aziz chiede a Yusuf di accompagnarlo in un viaggio d’affari nell’entroterra. È la storia della scoperta dell’amore di Yusuf, cresciuto, bellissimo, nella casa in cui viene educato. E diventa una lezione su come gli amori, soprattutto quelli proibiti, finiscono all’improvviso. È la storia del sultano Chatu che, nella città di Marungu, fa prigioniero Yusuf e i suoi, e li priva di ogni avere. Ma la prima guerra mondiale è alle porte, gli eserciti europei stanno conquistando il continente, e inizierà tutta un’altra storia per l’Africa, per le sue genti, per Yusuf.
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Ai tempi in cui il Tanganica comincia a essere una colonia tedesca, il ragazzino Yusuf lascia i genitori per seguire sulla costa lo zio Aziz, ricco mercante arabo, un uomo che fa sempre mostra di una bonomia cortese e sorridente. Ma una volta giunto a destinazione, apprende che il mercante non è suo zio, ma un creditore del padre di Yusuf che gli dato il figlio per pagare i debiti. Yusuf spera che il padre potrà un giorno riscattarlo, ma passano gli anni. Aziz organizza carovane verso le terre selvagge dell’entroterra e, una volta, porta con sé Yusuf. Cammin facendo, deve pagare tributi a reucci e sultani, cosicché la rischiosa spedizione è un fallimento. Al ritorno sulla costa, Yusuf suscita l’amore della moglie di Aziz, ma la respinge, cioè gli capita quanto succede nella Bibbia a Giuseppe (Yusuf) con la moglie di Putifarre. Ma ecco che ci sono voci di guerra tra inglesi e tedeschi, e questi ultimi vengono ad arruolare soldati con la forza. Yusuf, quanto a lui, si unisce a loro di buon grado... La seconda parte del romanzo mi è sembrata migliore, perché la prima ha tardato a mettersi in moto, proprio come la carovana del mercante, per cui il mio giudizio è piuttosto tiepido. Ma visto che la storia finisce in crescendo, posso in fondo consigliare il romanzo, fermo restando che mi aspettavo molto di più dal capolavoro di un premio Nobel.
Romanzo di formazione ambientato in un'Africa precoloniale,ricco di avventure, che ci dà l'idea di un continente selvaggio ma ricco di popoli e di lingue.
Questa lettura mi ha lasciato piuttosto indifferente. Sebbene la storia sia ricca di avvenimenti e di personaggi, il libro ha ben pochi sussulti di trama e anche di ritmo. I personaggi in genere sono ben caratterizzati ma alcuni, come il protagonista Yusuf, rimangono opachi. La personalità di Yusuf, di cui Gurnah narra la storia per tutto il libro, non viene pienamente messa a fuoco. Statico, monocorde, prevedibile, il protagonista non ha un'evoluzione a pieno spettro come si incontra in altri romanzi formazione. La metodica linearità della narrazione, l'assenza di flashback e di altri artifizi retorici sono altri elementi di staticità che vengono compensati solo in parte dal realismo dei dialoghi e dalla ricchezza linguistica che anche il traduttore ricorda nella nota conclusiva.
Non credo Abdulrazak Gurnah abbia vinto il Nobel per questo libro. Rimane comunque un buon libro.