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Dettagli

9
2015
Tascabile
16 aprile 2015
240 p., Brossura
9788811688761

Descrizione

Nel 1970 Pier Paolo Pasolini curò personalmente un volume di "poesie vecchie" tratte da "Le ceneri di Gramsci" (1957). "La religione del mio" tempo (1961) e "Poesia in forma di rosa" (1964). Considerava questa scelta come "un atto conclusivo di un periodo letterario per aprirne un altro" e su richiesta di Livio Garzanti ne scrisse l'introduzione, intitolandola "Al lettore nuovo". L'antologia - qui riedita integralmente con l'aggiunta di una breve nota proponeva un volume di poesie a sei anni di distanza dall'ultima raccolta pubblicata. "Sei anni sono pochi: ma se si pensa che il primo di questi volumi che qui sono antologizzati è uscito nel giugno del '57, allora l'intervallo di sei anni diventa l'intervallo di un'intera epoca letteraria e politica. Suppongo quindi di rivolgermi a un "lettole nuovo". E ad esso non so e non voglio dare altro che informazioni".

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 4/5
(2)

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Recensioni: 5/5

Questo volume, uscito nel 1970 e curato per Garzanti da Pasolini stesso, racchiude poesie appartenenti alle raccolte pubblicate tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta per offrirle al lettore nuovo, in un’antologia che ripercorre una stagione molto diversa sia dal punto di vista politico e letterario che della vita intima dell’autore. Pasolini è stato un intellettuale a tutto tondo, che ha sperimentato molto in diversi campi, probabilmente senza eccellere in nessuno di questi, ma a mio avviso è nelle poesie e negli articoli pubblicati su riviste e quotidiani che emergono davvero il suo pensiero e la sua sensibilità: le poesie, in particolare, si prestano ad accogliere la sua personalità complessa, riverberandone verso dopo verso le sfaccettature. «Quando scrivo poesia è per difendermi e lottare», e infatti in queste poesie c’è tutto Pasolini: ci sono la rabbia e il rammarico per i processi per oscenità che lo coinvolgevano; la delusione per l’incapacità di intellettuali e politici di raccogliere l’eredità della Resistenza e il desiderio di un rinnovato impegno civile e politico; c’è l’affetto smisurato per sua madre e poi l’amore per Roma, una città sempre presente e viva, con la luce, i suoni e gli odori delle sue borgate. Se è vero che «la morte non è / nel non poter comunicare / ma nel non poter più essere compresi», allora la morte di Pasolini come intellettuale, fintanto che questi versi continueranno a parlare a qualcuno, è ancora di là da venire.

Recensioni: 5/5

Un'antologia di poesie proprie curata da Pasolini stesso, con una sua introduzione eloquente ed esplicativa. Vi si intravedono le linee guida non solo di un grande poeta italiano e di un genio vero e proprio, ma anche di "una forza del passato", come egli stesso si definiva: un poeta del presente che però entra in dialogo con l'intera tradizione culturale italiana fino a farne parte. "Poesie" è di certo il miglior primo approccio a Pier Paolo Pasolini. Se ne dovrebbe fare un'edizione commentata.