Provincia lombarda, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. L'Alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all'università – manco studiare servisse – ed è incapace di fare l'unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie. L'Alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. Infine l'Ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se è magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio. Insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. Troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui.
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Un pò crudo come romanzo, anche se in effetti negli anni '60 si viveva così, famiglie mono reddito, pochi laureati e molto lavoro, molto lavoro perchè in Italia c'era la ripresa economica del dopo guerra. Il romanzo descrive una famiglia tipo, il padre che decide, la madre che ha poca voce in capitolo, i figli che crescono mal seguiti dai genitori, poco dialogo in famiglia, il padre doveva e voleva solo lavorare per portare soldi in famiglia. Un romanzo che ho trovato realistico, ma non divertente, si sorride qualche volta ma alla fine compare la tristezza di una famiglia, una famiglia non allegra, una famiglia piena di problemi esistenziali, una famiglia a cui non mancano i soldi ma mancano appunto gli affetti.
Uno stile cinico in senso buono, ma reso leggero e anche divertente. Ritratto di un uomo "vecchio stampo", per certi versi esagerato, che vive solo per la sua ferramenta e non da il giusto peso ed attenzione alle problematiche familiari, o comunque lo fa a modo suo, ed il finale lo testimonia.
L'amara realtà di un padre che nella vita ha sempre e solo lavorato e si ritrova dei figli ingrati ed egoisti. Poi dicono che il buon esempio è tutto!
Perché si leggono i libri del Dr Vitali? Perché egli non è uno scrittore, è piuttosto un fotografo, ritrattista, paesaggistico, ma soprattutto un artista con il dono della approfondita conoscenza dell'animo umano. Con poche parole trasmette al lettore dei ritratti umani, perlopiù di una umanità ormai scomparsa, e anche dei luoghi dove vivono e agiscono i suoi personaggi. Si colgono le atmosfere, i profumi, gli stati d'animo, e molto di più. Nulla di tutto ciò in questo racconto. Caratteri abbozzati, luoghi insignificanti, narrativa schizoide e prolissa. Compaiono anche un po' di parolacce inutili. Dottore, veramente ha scritto lei questo racconto, ansioso e inquietante? Mi auguro proprio di no!! Scrivo questa recensione negativa da amante dei suoi scritti precedenti, e le auguro ogni bene. Le chiedo con rispetto : mi, ci, faccia sognare come ha fatto per tutta la vita. Lasci perdere i giudizi di giornalisti ignoti che la recensiscono per convenienza. Lei non ha bisogno di questi pochi spiccioli, si ricordi CHE È UN GRANDE!!! Con immenso affetto da un suo storico lettore.